Capitolo 13

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«Abbiamo iniziato alla grande questo tour.» Brendon dà un morso al suo panino e Shawn annuisce sorridendo, prendendo poi un sorso della sua coca-cola.

Il concerto è finito circa due ore fa e siamo chiusi nella stanza di Jordan e il batterista, di cui mi dimentico ogni tanto il nome, mangiando i panini di Mac Donald's.

Siamo andati a mezzanotte a prendere i panini, il fast food era in chiusura e i dipendenti ci hanno guardati basiti. Forse perché siamo entrati in venti, correndo e ridendo, come se fossero le tre del pomeriggio. E non ho aiutato io che mi sono appoggiata al bancone, ho guardato il ragazzo che era alla cassa e ho detto: «Stasera voglio mangiare un bel pezzo di manzo.»

Io intendevo un panino, ma Alessia trattenendo le risate e dandomi una gomitata mi ha fatto notare che poteva essere scambiato per un doppio senso.

Oh beh. Il tizio alla cassiera farà la fine del fattorino delle pizze. Tanto chi li vede più?

«Il manzo è buono, Zoe?» Chiede Jordan, con un sorriso malizioso e sarcastico al tempo stesso.

Alessia si affoga con la coca-cola che stava bevendo e si calma solo dopo che Oliver -ecco come si chiama!- le dà qualche colpo dietro la schiena. «Ho ancora la faccia basita del tipo in testa.»

«Ho visto di peggio.» Ammetto, mordendomi il labbro. Una delle mie migliori figure è stata quando mio padre era ancora a casa. Avevo quindici anni, Brendon giocava nella squadra di football e ogni mercoledì veniva tutta la squadra a casa nostra.

Avevo la febbre, o meglio, avevo finto di averla per non andare a scuola, e non avevo calcolato che i ragazzi avevano fatto filone. Così ho messo Don't stop me now dei Queen a tutto volume e ho iniziato a ballarla per tutta casa, usando una spazzola come microfono. E diciamocelo, tutti l'abbiamo fatto una volta nella vita, quindi non c'è nulla di strano.

Se non per il fatto che ho iniziato a levarmi la felpa e i calzini, e ad agitarli in aria stile corda da cowboy, senza smettere di cantare. E dietro di me c'era un'intera squadra di football.

Un calzino andò persino in faccia al capitano.

Non mi dimenticherò mai le loro facce sconvolte, compresa quella di Brendon. Il capitano era anche disgustato -l'effetto del mio calzino sul viso, immagino- e Brendon era così imbarazzato che lasciò la squadra.

Io e Brend ci lanciamo un'occhiata, come se stessimo pensando alla stessa cosa. Lui sospira. «Ti odio ancora per quella volta.»

Ridacchio e Julian, che non so perché ha scelto di rimanere con noi, aggrotta la fronte. «Cosa è successo "quella volta"?»

«Non credo di volerlo sapere.» Sussurra Mendes, e Brendon gli risponde che fa bene.

Mi giro verso Shawn, facendo un sorriso ironico. «Tranquillo, Mendes, con te farò molte peggio. Ci andrò giù pesante.»

Alessia si affoga di nuovo con la coca-cola. «Ma sono io che sono una gran pervertita o oggi Zoe si sta comportando da stupratrice seriale?»

«Ma chi, io?» Faccio una risata nervosa e dò un mordo al panino, che tra l'altro è buonissimo. Sto mangiando sul serio un bel pezzo di manzo.

Per favore. Mi dice il subconscio. Smettila di dire così. Sembri sul serio una stupratrice.

«E non hai visto ancora niente.» Brendon scuote la testa, poi mi lancia un'occhiataccia, come se avessi appena fatto qualcosa di sbagliato.

Okay, forse mi guarda così perché ho appena finito di aprire la scatoletta del ketchup. E per sbaglio, sottolineo per sbaglio, non l'ho fatto apposta, metà de ketchup è andato sulla maglietta bianca di Shawn.

Ops.

«Oddio.» Che gran figura di merda, tanto per cambiare. «Sanguini.»

Oliver scoppia a ridere, poi si alza e va a prendere un asciugamano. «Tieni, Shawn.»

«Grazie.» Gli sorride lui, pressando con l'asciugamano sulla macchia.
Dite che mi dovrei scusare?

«Non l'ho fatto apposta.» Mormoro, poggiando il contenitore di ketchup maledetto sulle ginocchia. «Vorrei dire che mi dispiace, ma non è vero quindi-»

«Zoe.»

«Che c'è?» Faccio spallucce e alzo gli occhi al cielo al richiamo di mio fratello. Mi tratta come se avessi tre anni. «Sono onesta.»

«Grazie... immagino. Apprezzo l'onestà, Zoe.» Shawn guarda prima me, con un sopracciglio inarcato, poi mio fratello e accenna un sorriso.

«Che paraculo.» Borbotto. Tutti gli occhi sono puntati su di me, perché ho appena insultato Shawn. Quest'ultimo mi guarda basito e punto i miei occhi nei suoi mentre dico: «Non devi sempre essere gentile e non dire cosa pensi. Mi trovi insopportabile. Dillo. Cazzo, dillo. D-i-l-l-o.»

Mi irrita il fatto che finga. Io almeno sono onesta. Ma le persone che fingono sono sempre più complicate da capire, rispetto a quelle che dicono in faccia ciò che pensano, perché non sai mai chi sono veramente. Ti dicono che sei il loro migliore amico e poi magari ti detestano.

In questo momento devo sembrare una pazza psicopatica. Ci manca solo che mi venga un tic all'occhio e sono apposto.

«Sai, dopo oggi pensavo che saresti cambiata un po', in meglio. Ma mi sbagliavo.» Shawn posa il panino, che praticamente è finito, e congiunge le mani davanti a sé.

Non sposta mai gli occhi dai miei. «Hai ragione. Non ti sopporto. Il tuo carattere ironico mi irrita e anche il fatto che sei un'ingrata e, sopratutto, una bambina viziata. Ti comporti come se tutto ti fosse dovuto e come se stessi qui perché la celebrità sei tu, quando non è vero.»

Volevo che lo dicesse, perché finalmente so cosa pensa di me, però questo non significa che non mi faccia male. E non può mancare la ciliegina sulla torta. Ovviamendes. «Prima ti ho detto che non sei più sola. Mi sbagliavo, Zoe. Lo sei. Lo sei e nessuno può aiutarti. Se lo provano a fare si prendono i tuoi vaffanculo e presto ti renderai conto anche tu che non sei la Madonna scesa in terra.»

Apro la bocca per ribattere, ma non mi viene in mente niente. Mi torna in mente solo il post-it di mio padre, attaccato al frigorifero, dove spiegava che se ne sarebbe andato per sempre. Di non cercarlo più.

Richiudo la bocca e mi spazzolo i jeans, fingendo di levare la polvere, anche se non c'è niente. «Grazie dell'onestà, Shawn. Lo apprezzo tanto.»

Cerco di non far tremare la voce, mentre mi alzo e Alessia si alza con me. «Zoe...»

La guardo per qualche secondo senza dire niente. Anche lei lo pensa? Sono stata capace di farmi odiare dal mio idolo?

Lentamente scuoto la testa e poi esco dalla stanza, rifugiandosi nella mia.

Chiudo a chiave e trattengo un singhiozzo, mentre mi butto sul letto e spiaccico la faccia sul cuscino. Nessuno bussa o cerca di venire a vedere se sto bene, e forse è meglio così, perché avrei scacciato tutti. Ma Shawn ha ragione.

Sono sola sul serio.

I hadn't planned to fall in loveWhere stories live. Discover now