Capitolo 45 (epilogo)

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Accettare te stessa.

Quando Alessia me l'ha detto, cinque anni fa, non avrei mai pensato che accettarsi fosse così difficile. Ero convinta che ti puoi accettare solo quando anche gli altri lo fanno, ma non è così. Sei tu la prima persona che si deve accettare. Gli altri criticheranno sempre, in un modo o nell'altro, ma solo tu puoi avere la forza di guardarti allo specchio e sorriderti, promettendoti che andrà tutto bene. E non c'è promessa più forte di quelle che ci facciamo a noi stessi.

All'inizio cercavo di accettarmi evitando battute sarcastiche davanti agli altri su di me, vestendomi in modo più carino, provando anche a truccarmi. Poi ho capito che accettarmi non significa cambiarmi. Significa non rimproverarsi da soli quando dici una scemenza, farsi qualche complimento ogni tanto e perdonare gli errori, anche quelli più stupidi. Alcune volte mi è ancora difficile accettare che mio padre se ne è andato, anche oramai sono anni, ma sono riuscita a perdonare me per averlo fatto andare via, e poi lui. Questo non significa che ho ripreso i rapporti con lui, anzi, dal tour di Shawn non l'ho mai più visto o sentito.

«Sei pronta?» Alessia mi mette le mani sulle spalle e pianta i suoi occhi castani nei miei. «Fai attenzione come ogni maledetta volta. Tu sei tutta pazza, Zoe.»

«Fiera di esserlo.» Le faccio un occhiolino, prima di prendere il casco da motocross, infilarmelo e salire sulla mia dolce e amata moto. Accettarsi significa anche non rinunciare ai propri sogni, ed io lo sto facendo. Adesso, oltre che ad essere "la ragazza storica di Shawn Mendes" -infondo sono cinque anni che ci sopportiamo-, sono anche una delle motocicliste migliori degli Stati Uniti.

Mia madre, Shawn e Brendon mi aspettano all'arrivo, sia per festeggiare nel caso di vittoria, sia nel caso perda e abbia bisogno di conforto. Alessia, invece, come ogni volta vuole assicurarsi di vedere che metto tutte le protezioni, che la moto sia in buone condizioni e altre mille cose. Non amerà mai quello che ho scelto di fare come professione, glielo leggo negli occhi. Ma mi supporta nonostante tutto e non potrei chiedere un'amica migliore di lei.

Io e gli altri motociclisti ci mettiamo alla partenza, con il motore delle moto acceso e tutti in procinto di scattare da un momento all'altro. Non sposto mai gli occhi dal conto alla rovescia, che parte da cinque. Questa è una delle gare più importanti al mondo, ma so di essere abbastanza brava da riuscire a guadagnarmi un buon posto, anche se non tra i primi tre.

Appena il countdown segna lo zero, partiamo tutti insieme, dando gas alle moto e facendo riempire l'aria di fumo e odore di benzina. Shawn arriccia sempre il naso ogni volta che lo sente, infastidito, mentre dice che i miei occhi luccicano di felicità. Ma non posso farci proprio niente: il motocross mi rende felice, mi rende viva.

Appena partita riesco a superare alcune moto, che rimangono dietro di me. Davanti ne ho otto, o almeno credo, perché non voglio perdere tempo a contarle. Questa gara è di soli due giri, il che significa che dovrò essere veloce e astuta abbastanza da superare tutti senza morire. Alcune volte mi ricordo ancora del mio piccolo incidente, la moto sul mio stomaco e gli occhi che si chiudono lentamente, ma oramai ho superato da un pezzo l'ansia di ricadere di nuovo. Certo, devo fare attenzione, ma posso cadere sempre, anche sul motorino in città.

Io e Shawn viviamo da due anni insieme a Toronto. Quando me ne sono andata dal tour, quell'estate di cinque anni fa, le cose sono state complicate. Mendes aveva pochissimo tempo libero e le fans continuavano a criticare. Ma ne siamo usciti vincenti e dopo cinque anni lui continua a dedicarmi canzoni d'amore ai concerti ed io continuo a sgattaiolare in camera sua durante i tour, anche se adesso non ce ne sarebbe proprio bisogno.

I hadn't planned to fall in loveWhere stories live. Discover now