Capitolo 20

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Questo è l'ultimo capitolo del 2019.
Spero che vi godiate quest'ultimo giorno, che abbiate passato un bell'anno e che, soprattutto, passiate un bellissimo 2020. Durante un anno succedono tantissime cose e vi chiedo con il cuore in mano di non arrendervi mai. Di essere coraggiosi, forti e di circondarvi di persone che vi vogliono bene per quello che siete. Perché siamo sette miliardi di persone e, se pensate che adesso siete sole, tenete duro. Ci sono tantissime persone lì fuori pronte a volervi bene e a fare tantissime pazzie con voi.
Vi voglio bene, buon ultimo dell'anno
-Sil 💕

Due ore dopo sono tranquillamente stesa sul letto della mia camera, che si affaccia su una delle strade più belle e importanti della città. Finalmente sto riuscendo a riposarmi un po', anche perché domani sera c'è un altro concerto.

Non capisco Shawn come faccia a cantare sempre le stessa canzoni senza scocciarsi. Ogni volta le canta come se fosse la prima volta, addirittura alcune volte con ancora più allegria e amore. Bah, io l'ho sempre detto che quel ragazzo ha problemi.

Il mio flusso di pensieri viene interrotto da un campanello. Chiudo gli occhi per non rispondere, non voglio essere proprio disturbata.

«Zoe, posso entrare?» Riconosco la voce di Shawn oltre la porta.

Sbuffo e mi metto seduta. «Sono morta!»
Me lo immagino alzare gli occhi al cielo, con la faccia di uno che vuole ammazzarmi, e trattengo una risata.

Però smetto subito di ridere appena me lo trovo davanti. Corrugo la fronte. «Questa è irruzione in un luogo privato. Potrei denunciarti, lo sai?»

Shawn piega leggermente la testa a sinistra, come se fossi un caso clinico veramente particolare. Forse lo sono, ma solo un po'.
«E alla polizia dirai anche che sei qui grazie a me?»

«Per colpa tua.» Lo correggo, schiarendomi la voce. «So che parlare con la gente comune è un grande sforzo per te, Shawn, ma fai un po' di attenzione.»

Lui ridacchia e si siede sul letto, alla mia destra, senza troppi complimenti o cerimonie. Ma sì, fai pure.

«Volevo parlati di una cosa.» Giocherella con un bracciale che ha al polso sinistro mentre lo dice.

Niente battute. Niente battute. Niente batt- «Sei incinto di Camila?»

Apre la bocca, ma le parole non gli escono, così dopo un po' la richiude e mi fissa con sguardo omicida. Faccio un sorriso per farmi perdonare, ma non credo che funzioni pienamente.
«No, Zoe.» Ringhia. «Puoi fare la seria un minuto?»

Alzo gli occhi al cielo. «Sembri Brendon quando mi chiede di comportarmi in modo normale. Non ci riesco, okay? Questi vocaboli complicati non mi dicono niente.»

Shawn sorride. «Vedi? Mi fai sempre ridere. È per questo che voglio che vieni a quel maledetto evento con me.»

All'inizio non capisco. Poi la mia mente elabora il senso delle sue parole e mi giro a guardarlo con occhi da fuori. Tipo quei cartoni dove gli occhi cadono letteralmente fuori dal cranio. Probabilmente io sono uguale.

Shawn si morde il labbro, a disagio, mentre io continuo a guardarlo. «Sí, beh, volevo chiedertelo in modo più carino, ma mi sono dovuto arrangiare, no?»

Apro la bocca e poi la richiudo, proprio come ha fatto lui qualche minuto fa. «No.»

Corruga la fronte, confuso. «Hai detto "no"?»

Mi alzo in piedi, mandando a benedire i miei propositi di riposarmi. Anche perché, dopo una notizia del genere, non mi riposerei proprio per niente.

Inizio a fare avanti ed indietro e a gesticolare. «Perché proprio io? Voglio dire, sono una frana a ballare. E nelle foto, poi! Vengo sempre con gli occhi chiusi o con le peggiori smorfie. Vorrei rifiutare, ma da quel che ho capito già Julian mi odia, figuriamoci se rifiuto te. Mi stacca la testa. E quando incontrerò Taylor Swift, poi! In più ci sarai tu che conosci tutti e-»

«Zoe, calmati.» Shawn prende un cuscino e lo posiziona comodamente dietro la testa. Poggia le mani sulla pancia e incrocia le gambe. «È uno stupido evento, vedrai che passa in un battito di ciglia.»

«Per te, ovviamendes.» Borbotto, incrociando le braccia al petto. «Sei abituato, Shawn. Ma non io. È come... è come dire ad un uccellino di mettersi a nuotare. Non fa per me.»

«Queste metafore le pensi durante la notte?» Mi deride, decidendo di alzarsi e avvicinandosi a me. Indietreggio di qualche passo, ma lui non sembra intenzionato a rispettare la distanza che sto cercando di mettere tra noi.

«Più o meno.» Mormoro, guardandolo negli occhi mentre mi appoggio al muro. Non capisco come degli occhi castani, così semplici, possano essere così belli. Preferisco i suoi occhi anche a quelli azzurri o verdi. Sono... particolari, nella loro semplicità. Un po' come me.

Non so come, Shawn finisce ad accarezzarmi la guancia. «Stai tranquilla, okay? Sono eventi noiosissimi a cui non bada nessuno.»

Corrugo la fronte. Ha detto che lo faccio sorridere e adesso ha detto che sono eventi noiosi. Lo allontano da me con una spinta, proprio sul petto. «Quindi mi porti solo perché ti faccio ridere con le mie figure? Cosa sono, il tuo clown?»

Lui alza gli occhi al cielo. «Non ho detto questo, Zoe. Ti sto solo dicendo di non preoccuparti.»

Ho una brutta sensazione riguardo questo evento. Probabilmente finirò con una gamba rotta e diventerò un caso umano per tutto il mondo. «Farò sicuramente qualche guaio.» Biascico, socchiudendo gli occhi.

Shawn sorride, avvicinandosi di nuovo. Mi lascia un piccolo bacio sulla guancia. «Sí, lo so. Ed io sarò lì a farti compagnia.»

Apro un occhio. «Adesso di manca che mi confessi il tuo amore e stiamo messi splendidamendes.»

Ridacchia. «Adesso non esagerare. E poi, devi mettere il mio cognome in ogni avverbio che dici?»

Faccio segno di sì con la testa e Shawn sbuffa, facendomi ridere. Poi mi faccio seria di colpo e mi schiarisco la gola. «Camila cercherà di avvelenarmi, stasera a cena, non è vero?»

Non l'ho più vista dopo la sua crisi isterica di qualche ora fa, ma so per certo che non prenderà bene la notizia. Shawn si morde il labbro. «Molto probabilmendes.»

Scoppio a ridere. «Ci stai prendendo la mano, vedo.» Lo derido mentre fa un altro passo verso di me. Quando provo a spingerlo nuovamente via mi prende i polsi e li porta vicino la mia testa.

«Nel caso tu non dovessi superare questa sera...» Sussurra, ad un palmo dalle mie labbra. «Ho bisogno di fare una cosa.»

E prima che possa dire anche solo "a", le sue labbra si premono dolcemente sulle mie. Mugolo qualcosa che non capisco neanche io appena mi lascia i polsi, e subito porto una mano tra i suoi capelli. Questa volta non ho intenzione di andare nel panico appena si separerà da me. Non gli dirò che ha la peste.

Mi godo il bacio. Mi godo la pressione delle sue labbra sulle mie, le sue mani sul mio corpo, il suo odore che mi arriva forte alle narici.

Forse la sua canzone non è per me, anzi, quasi sicuramente, ma io gliela dedico. Innamorandomi del tutto. Ed io lo sto facendo.

I hadn't planned to fall in loveDonde viven las historias. Descúbrelo ahora