9. L'uomo perfetto.

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<<Non si vede>> i suoi occhi indugiano sul mio corpo soffermandosi sul mio seno.

Non mi guardare così

<<Provo a non esagerare>> cerco di sistemarmi la camicetta, abbottonando gli ultimi due bottoncini.

<<È trasparente>> mi avvisa facendomi arrossire come un pomodoro.

Mio Dio, come ho fatto a non notarlo?

<<Buona la pasta>> annuncio, mangiando un altro boccone di spaghetti.

Il moro annuisce, distogliendo lo sguardo su di me, concentrandosi finalmente sul piatto caldo che ha preparato.

<<Mi piace la tua timidezza>> afferma, bevendo un sorso di vino rosso.

Rimango incantata da tanta eleganza e sensualità, soffermandomi per più di un secondo sulle sue labbra che inumidisce con la lingua.

Dovrei tornare seria, ma quest'uomo sa esattamente come far impazzire una donna.

<<Da quanto tempo possiedi questo locale?>> chiedo, puntando l'attenzione sul mio piatto.

<<Qualche anno>> risponde vago.

<<Perché hai deciso di intraprendere questa carriera?>> insisto, con la speranza che possa smetterla di stuzzicarmi con i suoi movimenti sensuali.

Le sue ginocchia sfiorano le mie con una certa insistenza, mille brividi percorrono il mio corpo ogni volta che vengo a contatto con il suo corpo.

Vorrei scappare.

Subito!

<<Perché col primo, non mi è andata piuttosto bene>> si alza di scatto dalla sedia, per recuperare un altro bicchiere.

<<Mi dispiace>> mi sistemo meglio nello sgabello, con la speranza di sfuggire dal tocco del moro.

<<Tu invece cosa volevi fare da bambina?>> mi chiede poggiando con delicatezza il bicchiere davanti al mio piatto, riempiendolo di vino.

<<Ho sempre desiderato fare questo lavoro. Mi appassiona molto>> bevo un sorso di vino, rivolgendogli un sorriso.

<<L'avvocato penalista. Questo è il lavoro perfetto per te.>> afferma, facendomi aggrottare le sopracciglia.

<< Non credo che faccia per me. Però grazie per la fiducia>> mormoro, continuando a mangiare evitando di proposito i suoi occhi che continuano a scrutarmi con attenzione.

Il suono del mio iPhone interrompe questo silenzio imbarazzante. Per poco non salto di gioia, quando leggo il nome della mamma di Luigi, l'amichetto di Francesco.

<<Probabilmente devo andare a prendere mio figlio>> avviso Andrea, che si limita ad annuire.

Rispondo alla madre, lanciando un occhiata di tanto in tanto ad Andrea, che sembra piuttosto interessato alla mia telefonata.

Neanche ci prova a nasconderlo!

<<Come immaginavo devo andare da lui>> lo avviso alzandomi dallo sgabello, con il desiderio di sfuggire dalle sue grinfie il prima possibile.

<<L'ho sentito. Ti accompagno.>> propone, la sua espressione mi suggerisce, che non accetterà un rifiuto, quindi mi limito ad annuire.

Il mio coinquilino è uno stronzoWhere stories live. Discover now