34. Ti stavo aspettando.

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Continuo a muovermi avanti e indietro per il soggiorno, impaziente di incontrare Andrea, che è riuscito a sfuggirmi, questa mattina.

Sciolgo i capelli, ravvivandoli un po', togliendomi il rossetto rosso che marchiava le mie labbra.

Fisso la porta, un po' titubante, quasi impaurita da quello che potrei scoprire.

Anche se Brian mi ha assicurato, che non mi dirà mai la verità Andrea. Secondo lui, potrebbe anche mentirmi, perché è una situazione piuttosto particolare, rischiosa per la nostra relazione.

Non so fino a che punto lo potrò perdonare.

Mi ha nascosto una cosa fin troppo importante.

Mi siedo sul divano, decisa di mostrarmi ai suoi occhi più calma, rilassata.

Anche se l'ansia mi divora, nemmeno la cena in compagnia di Brian è riuscita a distrarmi da questa situazione.

Il rumore della serratura, mi spinge ad alzarmi di colpo dal divano, per incontrare subito gli occhi di Andrea.

Non appena la porta si apre, la figura del moro si rivela, a differenza di ieri sta decisamente meglio. Anche se le occhiaie scure che contornano i suoi occhi continuano ad essere ben marcate.

È stanco.

<<Ti stavo aspettando>> affermo, avvicinandomi a passo svelto da lui, che rimane fermo nell'uscio.

<<Ti devo parlare>> continuo a parlare, togliendogli dalle mani il borsone, ponendolo dentro il mobile dell'ingresso.

<<Dimmi>> parla dopo minuti interminabili di silenzio.

<<Andiamoci a sedere>> gli indico il divano, il moro si limita ad annuire sedendosi immediatamente.

<<Mi dici la verità?>> gli chiedo, non appena i miei occhi si incastrano con i suoi.

<<Cosa vuoi sapere>> sussurra, sistemandosi i capelli nervosamente.

<<Cosa mi hai nascosto?>> sussurro in preda al panico, consapevole che da qui a breve otterrò tutte le risposte che ho cercato per l'intera giornata.

È nervoso, adesso evita il mio sguardo.

È grave.

<<Spero che tu possa capirmi, e perdonarmi.>> afferma, stringendomi entrambe le mani.

Ha paura.

Rimango in silenzio, incapace di assicurargli ciò, non so come potrei reagire, o cosa potrei fare dopo.

Ciò che so è che voglio placare la mia sete di verità.

<<Francesco>> ripete il nome di mio figlio, sospirando pesantemente, sfregando nervosamente le mani sulle ginocchia.

<<Francesco cosa?>> domando, con un filo di voce, mordendo l'interno della guancia, per calmare la mia ansia.

<<È mio figlio>> mi rivela, spalanco le palpebre, alzandomi improvvisamente dal divano.

Il mio respiro diventa ansante, il cuore palpita tanto che temo che possa esplodere da un momento all'altro.

<<Come fa' ad essere tuo figlio?>> sbraito alzando le braccia al cielo.

Come ha potuto nascondermi una cosa simile?

Come ha potuto prendere in giro me e nostro figlio?

Il mio coinquilino è uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora