35. Tutti meritiamo la verità

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Sono furiosa, la rabbia mi ha completamente travolta, non riesco nemmeno a guardare in faccia l'uomo che mi ha ingannata, che ha rinunciato alla sua famiglia solo per il suo interesse. Inventandosi quell'assurda storia, il carcere, una relazione non è mai stata illegale.

Crede di potermi ancora prendere in giro, di giocare con me e mio figlio, si sbaglia di grosso.

Sistemo il mio tubino bianco, eliminando le pieghe che si erano appena create. Continuo a camminare con le idee ben chiare, parlare con il mio capo.

Non appena mi trovo davanti alla sua porta, caccio un sospiro, preparandomi ad una possibile risposta negativa.

Ho bisogno di quei soldi.

Ho bisogno di allontanarmi da lui.

Busso alla porta, ed entro non appena il mio capo me lo permette, mi stampo un finto sorriso, che probabilmente somiglia ad una smorfia.

Mi è caduto il mondo addosso.

<<Sara, non sei ancora andata via?>> mi domanda, poggiando una massa di fogli sulla scrivania.

<<No, volevo parlare prima con lei>> ammetto sedendomi, nella sedia davanti a lui.

<<Dimmi>> si massaggia, il mento ricoperto di barba sistemandosi meglio sulla poltrona.

<<Ecco, avrei bisogno di un anticipo>> affermo, sfregando nervosamente le mani sulle ginocchia.

<<Va bene>> ribatte, per nulla sorpreso o contrario  dalla mia richiesta.

<<Ti farò un bonifico domani stesso>> aggiunge, facendomi emergere un sorriso sincero.

<<Grazie>> mi alzo dalla sedia, sollevata e con una certezza, me ne andrò molto presto da quella casa.

<<Allora buona serata>> gli stringo la mano come segno di saluto, per poi uscire dal suo ufficio.

Sono felice.

Torno nel mio ufficio a prendere tutte le mie cose, canticchiando qualcosa, questa volta molto più leggera.

Devo cercare una nuova casa.

Dovrei farcela con quello che ho  guadagnato il mese scorso.

🌹🌹🌹

<<Quindi, è andata bene?>> mi chiede Brian che ha pensato di venirmi a trovare, per controllare il mio stato d'animo.

<<Si>> affermo, bevendo un sorso di tisana, rivolgendogli un sorriso a trentadue denti.

<<Stai già cercando>> fulmino con lo sguardo il mio amico, che non si è accorto che al nostro fianco si trova Francesco, che continua a studiare, completamente disinteressato alla nostra conversazione.

<<Comunque ti è piaciuto il mio grafico?>> chiedo, curiosa di conoscere la sua opinione.

<<Si. Potevi fare di meglio>> mormora, scuoto la testa non appena capisco che si sta prendendo gioco di me.

<<Zitto>> lo rimprovero, fingendomi offesa per le sue parole.

<<Tornando a noi. Dovresti parlarne>> fa cenno a mio figlio, che adesso sta facendo un disegno.

<<Come faccio?>> gli domando, immaginandomi l'espressione di Francesco, quando realizzerà le mie parole. Mi odierà, perché sicuramente penserà che sia tutta opera mia.

Il mio coinquilino è uno stronzoWhere stories live. Discover now