Capitolo 48 - Via il dente, via il dolore

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E' quasi mezzanotte quando Kaden mi invia il messaggio in cui mi invita a raggiungerlo fuori, indosso una delle felpe che gli ho rubato, mi arriva sotto le ginocchia talmente è lunga, pur essendo quasi estate la sera fa lo stesso freddo. Lo raggiungo in silenzio con mille pensieri nella testa, entro in macchina e prendendo un respiro profondo prima di guardarlo.

A guardarlo sembra stanco e non il tipo di stanchezza di uno che ha sonno ma il tipo di stanchezza di una persona che ha un fardello pesante sulle spalle da sopportare.

«Ti ho svegliata?» mi chiede, passando il suo sguardo su tutto il mio corpo.

Ho provato a dormire, ci ho provato eccome, però non ci sono riuscita, l'ansia era troppa.

«No, no, ti stavo aspettando, non sarei riuscita a chiudere occhio altrimenti.» rispondo sincera, lui annuisce soltanto e poi rimane in silenzio, «Tutto bene?» gli chiedo preoccupata, non vorrei fosse successo qualcosa a casa o al lavoro.

«Non lo so, sono qui per scoprirlo, tutto bene Parker?» chiede, la voce dura e lo sguardo vuoto.

So che è il modo in cui reagisce quando si sente sotto attacco, quando vuole in qualche modo proteggersi da una delusione, però quella che dovrebbe attaccare per proteggersi qui sono io.

«Kaden, non voglio iniziare la conversazione in questo modo.» metto subito in chiaro le cose perché non voglio urlare o discutere.

«Sono uno che va dritto al sodo, lo sai, non mi piacciono i giri di parole.»

Si, lui è il tipo da "via il dente, via il dolore", io invece sono praticamente il contrario, prima soffro come un cane e poi forse lo tolgo il dente, preferisco rimandare l'inevitabile.

«Lo sai qual è il problema.» rispondo subito, perché accidenti, l'ho ripetuto fino all'infinito.

«Non posso dire tutto a Konnell.» dice, senza giri di parole, senza se, senza ma e senza forse.

«Cosa vuol dire che non puoi?» gli chiedo accigliata.

«Non ci siamo di mezzo solo noi, c'è anche Jillian, dicendo tutto a Konnell la danneggerei.» risponde ed il mio cuore viene scosso da una botta, mi sento come un vampiro che è appena stato impalato a morte.

«Lei si è già danneggiata da sola.» la cosa è tanto ovvia che mi sorprende il fatto che non riesca a capirlo da solo.

«Perché non capisci?» mi chiede, come se veramente fossi io quella che non riesce a capire l'assurdità della situazione.

«No, sei tu quello che non capisce! Metti il bene di una donna che non ci ha pensato due volte a giocare con te e tuo fratello, prima del tuo bene, di quello di tuo fratello e dannazione, anche del mio!» mi è impossibile non alzare la voce, credo di avere le guance in fiamme, il nerovosismo mi arriva dritto al cervello.

«Non è così.» risponde, guardando per un attimo fuori dal finestrino.

«E com'è allora? Spiegamelo.» mi volto verso di lui con le mani posate sulle mie gambe.

«Non posso farle questo.» dice ed è l'ennesimo colpo per il mio cuore, non lo do a vedere però.

«Puoi farlo a tuo fratello però vero? E a me?» rispondo con un sorriso tanto falso quanto amaro.

«Non è una cosa che riguarda te.» ha il coraggio di dirmi, facendomi arrabbiare ancora di più se è possibile.

«Certo che mi riguarda, io so e non posso lasciare che Konnell si sposi senza sapere chi è realmente la persona che ha accanto, lui la ama, non se lo merita. E poi ti ostini a proteggere la tua ex, come potrebbe non riguardarmi?» gli chiedo con l'astio nella voce, la mia faccia urla tutto ciò che non riesco a dirgli.

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