Capitolo 6 - Nella vita bisogna avere... Sfiga!

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Stamattina mi sono alzata stranamente ottimista, mi sono presentata a tutte le lezioni puntuale come un orologio svizzero, okay, magari questo no, qualche secondo o minuto di ritardo l'ho portato, adesso mi trovo in mensa, seduta con India e Gabe, che ha insisto anche oggi per farci mangiare insieme a lui.

«Quindi mi stai dicendo che lavorerai al pub di Hale?» mi chiede Gabe, ovviamente non gliel'ho detto io ma la mia migliore amica, che non sa tenersi un cecio in bocca.

Non che voglia nascondere che lavorerò per Kaden, ma qui non sembrano andare d'accordo con lui e io non li conosco abbastanza per dire loro i fatti miei.

A chi voglio prendere in giro? Non ci vado d'accordo neanche io con Kaden!

«In realtà l'ha detto India, non io, comunque si, lavorerò al suo pub.» rispondo, sono totalmente concentrata sul mio cibo.

Devo ammettere che di solito il cibo delle mense fa schifo, o almeno, quello del mio liceo faceva schifo, qui è buonissimo.

O magari quello del liceo faceva così schifo che questo in confronto sembra uscito dalla cucina di Gordon Ramsey.

«Mi dispiace per te Lil, è insopportabile» mi risponde e sembra quasi dispiaciuto per davvero.

Andiamo, non sarà mica così male...

«Per il momento non lo conosco» , così come non conosco te, vorrei aggiungere «perciò non posso ancora dire se è insopportabile o meno.» faccio spallucce.

«Si stanno avvicinando i tuoi amici.» fa notare India a Gabe.

Bene, adesso la gang del bosco è al completo.

Quando arriva il pomeriggio, ho talmente tanta ansia che credo di poter vomitare da un momento all'altro, se solo riuscissi a farlo, sono negata anche per questo.

«Mi raccomando, non farti cacciare a calci in culo già dal primo giorno!»

Queste sono state le parole di conforto che mi ha detto la mia migliore amica prima che uscissi, mia sorella invece se la rideva sotto i baffi.

Ingrate!

Non appena arrivo al Mayko con il zaino sulle spalle per il cambio di vestiti, ovviamente mi imbatto in Pinco e Panco.

I due mi guardano, poi guardano lo zaino sulle mie spalle e io spero con tutta me stessa che non facciano altre allusioni sulla mia età come ieri sera, ma non lo fanno.

«Tu sei Parker, giusto?» mi chiede Pinco, prendendomi alla sprovvista «Il signor Hale ci ha avvisato sul fatto che inizi a lavorare in prova, io sono Luke, lui è Drew.» mi tende la mano che io stringo dopo qualche secondo.

«Lily, mi chiamo Lily» rispondo con un sorriso, poi stringo la mano anche a Panco, ovvero Drew.

«Il signor Hale chiama tutti per cognome.» mi spiega Pinco, ovvero Luke, appunto il motivo per cui mi ha chiamata Parker e non Lily.

Il signor Hale, quanta serietà. Pinco e Panco quasi sicuramente sono anche più grandi di lui, come fanno a chiamarlo signore? Spero non si aspetti che lo chiami anche io signor Hale... Perché potrei ridergli in faccia subito dopo aver pronunciato quelle sue parole.

«Avanti entra, al capo non piacciono i ritardi e dovrebbe arrivare a momenti» Pinco si sposta verso sinistra, dandomi così accesso alla porta d'ingresso.

«Grazie per l'avvertimento, a dopo ragazzi.» si, sono stata tentata a chiamarli Pinco e Panco ad alta voce.

Il Mayko è completamente vuoto, questa è la prima cosa che vedo non appena entro, fatta eccezione per alcuni impiegati, subito dopo noto Marilyn dietro al bancone.

«Hey!» la saluto, facendola sobbalzare, dato che era praticamente sola «Mi dispiace, non volevo spaventarti.»

Vorrei ridere però mi trattengo.

«Ciao! Non l'hai fatto, ero soprappensiero e in realtà ti stavo aspettando.» risponde lei con un sorriso, «I camerini sono in fondo a quella parte, lì troverai degli armadietti, il tuo è il numero 11, questa è la tua chiave, dentro troverai la divisa.» m'informa un po' su altre cose e poi mi lascia andare in camerino, dopo avermi dato la chiave.

I camerini sono enormi, raffinati ed arredati con buon gusto anche questi, come tutto il locale.

Mi affretto a cambiarmi, indosso velocemente la gonna nera che mi arriva leggermente sotto il ginocchio, infilo la camicetta bianca nella gonna, metto i tacchi, mi guardo allo specchio e non so se ridere o piangere.

Questa divisa è praticamente più grande di me, decisamente non è della mia taglia, la gonna mi scende ogni due secondi e la camicetta e larghissima, l'unica cosa esatta sono i tacchi.

E adesso che faccio?

Se esco di qui conciata in questo modo rischio di rimanere in mutande davanti a tutti, se non esco mi daranno per dispersa, se non la metto Kaden si arrabbia e di conseguenza mi arrabbierò io, in fine potrei perdere il lavoro.

Santo Tom Hardy, quanto sono paranoica!

Cerco in qualche modo di stringere la gonna in modo che mi stia decentemente, i minuti passano e credo di esserci riuscita, in parte.

Bussano alla porta ed io sobbalzo, poi credendo che sia Marilyn urlo un "avanti".

Spero possa aiutarmi...

Ma decisamente la persona che ho davanti non è Marilyn, proprio per niente.

Kaden Hale è difronte a me, in tutta la sua eleganza, bellezza e strafottenza, se così vogliamo dire.

«Emh, ciao.» non so che altro dire, sono decisamente in imbarazzo.

«Parker, che ci fai ancora qui?» sembra infastidito, non lo so, però mi guarda in modo severo.

Buonasera anche a te, mister educazione.

«Di certo in un camerino non si gioca a carte» rispondo ovvia e dopo essermi accorta di ciò che ho detto mi affretto ad aggiungere «Mi stavo mettendo la divisa.» indico il mio corpo con un dito.

«E ti ci vuole ancora tanto?»

Allora decido di dirglielo, non si può mica incazzare con me perché lui ha sbagliato la taglia della divisa, la colpa è la sua, non la mia.

Okay, glielo dico, in fondo nella vita bisogna avere -

Non faccio in tempo neanche a finire di formulare la frase nella mia mente, la gonna che credevo di aver fissato saldamente si allarga e scivola per terra, facendomi rimanere in mutande difronte al mio capo.

Sfiga! Nella vita bisogna avere sfiga! Ed io ce l'ho da vendere a quanto pare. Mi si è affezionata la stronza!

Lui mi guarda in faccia, poi abbassa lo sguardo sul mio corpo sul quale indugia più del dovuto e infine sulla gonna che giace per terra, poi rialza lo sguardo e noto che il suo sguardo si posa in un punto ben preciso, perciò guardò anche io lì.

Sta guardando le mie mutande e sulle mie mutande ci sono tanti unicorni.

Josh ha fatto lo scemo una volta e ci ha "regalato" un pacco di mutande con tante fantasie strane, sfortunatamente erano alla rinfusa nel cassetto e sfortunatamente andavo di fretta, tant'è che non ho badato minimamente al tipo di mutande che stavo indossando, anche perché non è che vado a mostrarle in giro.

Sul suo volto sembra esserci puro divertimento o voglia di umiliarmi, non riesco a decifrarlo.

Mi voglio sotterrare.

Arrivi TuWhere stories live. Discover now