Capitolo 14 - Sulla strada per essere amici, letteralmente

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Sono passati tre giorni da quando ho conosciuto il padre e il fratello di Kaden, ho provato a toccare il tasto "famiglia" con lui dopo, ma niente da fare, il ragazzone non si fa estorcere una parola di bocca.

In questi ultimi giorni non ha fatto che piovere, piovere e ancora piovere, quel poverino di Kaden mi ha fatto da tassista –con mia grande sorpresa-, sono sempre più convinta del fatto che il ragazzone abbia un cuore grande. Per questo ho deciso di comprarmi un auto, posso permettermelo visto che sono anni che mi metto soldi da parte, non voglio dipendere da nessuno e soprattutto non voglio più disturbare Kaden per quanto gentile possa essere. Infatti adesso sto andando da un venditore d'auto, in realtà stiamo andando, si, il ragazzone è con me. Ha voluto accompagnarmi perché "lui ne capisce di auto" e perché "non posso prendere l'autobus per andare così lontano".

«Il tuo silenzio mi da pace e mi preoccupa allo stesso tempo.» dice dal nulla Kaden ed io mi volto a guardarlo, ha lo sguardo davanti a se, si concentra molto quando guida, credo gli piaccia.

«Non preoccuparti Hale, non sto pianificando il tuo omicidio.» gli rispondo con un sorrisetto, «E' solo che mi piace guardare fuori dal finestrino, quando piove mi diverto a guardare le gocce cadere sul vetro, è quasi come se stessero facendo una gara o qualcosa del genere.» e no, non è una cosa stupida, è divertente e mi fa ritornare un po' bambina.

Fuori è praticamente buio e sono solo le sette di sera, niente lavoro dato che lui è il capo, può permettersi e può permettermi di mancare un giorno.

«Tu sei tutta matta.»

«Sono diversamente normale.» ribatto fingendo di essermi offesa, «La strada è deserta!» gli dico anche se so per certo che l'ha notato anche lui.

«Meglio, così arriviamo prima.»

«Non vedi l'ora che mi compri un auto così da potermi vedere il meno possibile, vero?» gli chiedo divertita, sul suo viso spunta un sorrisetto.

«Vorrei farti notare che ci vedremo troppo spesso lo stesso, frequentiamo lo stesso college, quasi gli stessi corsi, studiamo insieme per il gruppo di Psicologia e lavori nel mio locale.» gli piace proprio analizzare le cose.

«Sta grandinando!» strillo nel panico quando ad un tratto dal cielo iniziano a cadere pezzi di ghiaccio che si scontrano contro l'auto di Kaden.

Non so se esiste qualcun altro al mondo che abbia paura della grandine tanto quanto me, mi incute un timore pazzesco, in casa un po' meno perché ovviamente sono protetta, al chiuso e al sicuro, in macchina o all'aria aperta mi faccio prendere un po' dal panico.

Okay, magari un po' troppo.

«Si, direi che me ne sono accorto.» ribatte lui ironico.

«Devi fermarti!» strillo ancora una volta, mi muovo in modo nervoso sul sedile.

«Perché?» mi chiede confuso.

«Perché se cammini ci sono più probabilità che i vetri si rompino, la violenza con la quale si schiantano contro l'auto è maggiore.» ora, non so da dove io abbia tirato fuori tutto ciò, però non ho mica torto, credo.

Forse è solo il mio cervello a pensarlo, spinto dal panico.

«Mi stai dando una lezione di fisica?» mi chiede stavolta e sembra divertito.

«Ferma l'auto se non vuoi che mi venga un infarto qui e ora.» gli dico e il terrore è palpabile nella mia voce, stavolta mi guarda e credo che il terrore è visibile pure sulla mia faccia.

«Hai paura della grandine?»

«No, la amo e voglio che ti accosti per poter uscire dall'auto, mettermi a centro strada e farmi colpire da innumerevoli pezzi di ghiaccio.» rispondo velocemente, cosa che succede quando sto nel panico, inizio a parlare a raffica, senza fermarmi.

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