Capitolo 26

282 12 0
                                    


Arrivo alla cella, mi vesto rapidamente e prima che qualcuno possa venirmi a cercare, vado fuori. Esco dalla prigione e arrivo al cancello. Di guardia ci sono Maggie e Glenn. Bene, non dovrò dare troppe spiegazioni. Almeno una cosa mi é andata bene.

"Ehy ragazzi ciao" dico.

"Ehy Kate" dice Glenn seguito da una Maggie sorridente che mi fa: "Ciao Kate"

"Stai andando da qualche parte" mi chiede Glenn vedendo il mio zaino sulle spalle.

"Vado a fare un giro. Ho bisogno di schiarirmi le idee. Qui non ci riesco" dico

"Va tutto bene Kate?" chiede una Maggie preoccupata. Ormai per questa ragazza sono come un libro aperto.

"Si, voglio stare solo un po' da sola" dico.

Maggie non sembra convinta, e nemmeno Glenn. Infatti sono sicura che non lo sono per niente; ma ormai mi conoscono. Sanno perfettamente quando é il momento di insistere o di lasciar perdere. Questo é uno dei motivi per cui li adoro; mi capiscono.

Glenn guarda Maggie e poi apre il cancello.

"Fai attenzione Kate" mi dice.

"Certo" rispondo con un sorriso. É bello che si preoccupino così tanto per me.

"Promettilo" fa Maggie .

"Lo prometto" dico con un sorriso, poi li saluto ed esco dal portone.

Mi incammino, senza sapere bene dove sto andando. Ho visto un piccolo ruscello durante una delle spedizioni con Daryl e i ragazzi. Magari potrei andare lì. Si farò così. É un posto tranquillo e non ci dovrebbero essere molti vaganti. Almeno spero; con la fortuna che mi ritrovo, mi potrei trovare davanti persino una mandria.

Mentre cammino, per non pensare a Daryl e a quanto vorrei colpirlo violentemente con un'ascia, ritorno con la mente a quello che mi é successo nel corso della mia vita. Ripenso in particolare ai momenti brutti. Si forse sono un po' autolesionista, ma in fondo sono proprio quelli, che mi hanno fatto diventare quello che sono adesso.

Torno indietro con la mente e mi fermo sul ricordo più bello e allo stesso tempo più doloroso che ho: la mia famiglia. Me la raffiguro tutta nella mia mente ed é come una pugnalata dritta al cuore. Ripenso alla morte dei miei genitori. É stato terribile. Io ero rientrata in città all'incirca una settimana prima che iniziasse tutto, congedata in anticipo come tutti i miei compagni. Non ne capivamo il perché, ma ora é chiaro. Loro sapevano qualcosa. Non ci prestai molta importanza e arrivai a casa. Stetti con i miei genitori e Liam per diversi giorni e il tempo passò in fretta. Poi iniziò tutto. Una mattina Liam si alzò prima di tutti e venne nella mia stanza per svegliarmi e guardando fuori dalla finestra iniziò ad urlare. All'inizio, lo presi per psicopatico o per uno dei suoi scherzi idioti, ma poi realizzai che era veramente spaventato. Corsi da lui e guardai dalla finestra. Ero pietrificata. La cittadina era invasa da vaganti. Guardai Liam e insieme andammo a svegliare i nostri genitori. Eravamo tutti stravolti, soprattutto mia madre. Lei era fortemente religiosa. Vedere questo, in un certo senso l'aveva traumatizzata. Decidemmo di rimanere dentro fino a quando la situazione non si fosse calmata, e dopo qualche giorno, molti vaganti si erano spostati; ne erano rimasti davvero pochi. La situazione era calma, quindi decidemmo di uscire per prendere qualche provvista. Da qui il disastro. Una volta usciti, ci siamo imbattuti in un gruppo di vaganti. Erano almeno cinque. Erano fattibili da abbattere. Questi si avvicinarono e io e mio padre ne abbattemmo due a testa e la mamma avrebbe dovuto abbattere l'altro. Mentre noi eravamo intenti ad uccidere quei quattro, l'altro era avanzato verso di lei, ma lei non si era mossa di un centimetro. Mi ricordo che provai disperatamente a raggiungerla, così come mio padre, ma lei era troppo lontana. Ricordo come se fosse ieri, il suo urlo mentre veniva sbranata e il pianto di Liam. Mio padre si era precipitato da lei, uccidendo il vagante; ma era troppo tardi; lei era ricoperta di morsi.
Il rumore aveva attirato altri vaganti. Dovevamo andarcene, altrimenti avremmo fatto la stessa fine. Mi ricordo di aver strattonato mio padre per la maglia diverse volte, ma non reagiva. Era sconvolto, aveva perso la donna che amava e ne era distrutto. Mi ricordo le mie urla per convincerlo ad andare via e poi mi ricordo le sue parole: "andate, io non posso". Furono una pugnalata al cuore, ma non avevo scelta. Gli zombie erano troppo vicini e mio padre non si sarebbe mosso da lì. Dovevo pensare a Liam. Così lo presi e ci allontanammo.Una volta arrivati abbastanza distanti, abbiamo visto la mandria addossarsi sopra i nostri genitori. Liam piangeva e avrei voluto farlo anch'io, ma lui aveva bisogno di me.

Mi riscuoto dai miei ricordi che scopro essere ancora troppo dolorosi e senza rendermene conto, mi accorgo di star piangendo. Forse é quello di cui avevo bisogno. Non avevo mai pianto per la morte dei miei genitori, perché volevo sembrare forte per Liam. Adesso, l'ho potuto finalmente fare.

~~~~~

Davanti a me, intravedo il piccolo ruscello. Sembra tutto tranquillo e decido di fermarmi qui.
Appena arrivata, mi accomodo alla base di un grande albero. Mi sono portata dietro un po' d'acqua, un panino e uno dei libri che avevo trovato nella vecchia biblioteca della prigione. Inizio a leggere e mi perdo completamente nelle vicende di Elizabeth e Darcy. Ho sempre amato leggere proprio per questo. É l'unica cosa che mi permette di dimenticarmi di tutto almeno per qualche ora. Mi immergo nei personaggi, talvolta mi ci identifico anche e così facendo, mi perdo completamente nel mio mondo.

~~~~~
Alzo gli occhi dal mio libro e mi accorgo che il sole tra meno di un'ora, tramonterà; meglio tornare prima che faccia buio. Mi alzo in piedi e rimetto tutto nello zaino, quando all'improvviso vengo distratta da un rumore alle mie spalle. Prima che io possa girarmi, mi ritrovo con una spada puntata alla gola. Fantastico cazzo.

L'era dei morti || DARYL DIXON ||Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt