6. Cala Ginestra

70 15 22
                                    

Cala Ginestra, la spiaggia frequentata dalla famiglia di Noemi, spuntava dalla macchia mediterranea a sei minuti di bicicletta dal Residence. Non era il più bel tratto di mare che Alina avesse mai visto, ma non era neanche inguardabile: l'acqua era abbastanza limpida, la sabbia quasi del tutto sgombra da pezzi di plastica e altri rifiuti. Se non altro, era meglio di Fregene o del Lido di Ostia.

Soprattutto, pur essendo una spiaggia libera, non era affollata.

"Non è molto conosciuta," spiegò Bartolomeo. "Quindi rimane tranquilla, specialmente ora che siamo all'inizio della stagione. Tanti vanno allo stabilimento, per avere l'ombrellone, il lettino e il bar." Indicò con la testa la spiaggia recintata, qualche centinaio di metri più in là: da un edificio di legno dipinto di bianco provenivano le note del consueto successone estivo. Una bandiera italiana sventolava in cima a un palo.

"Col cavolo che andiamo a farci spennare da quelli," commentò Viviana. "L'ombrellone ce lo portiamo da casa, per il bar sono cinque minuti a piedi."

"Il lettino chissenefrega," completò Noemi.

Alina stese l'asciugamano sulla sabbia ancora tiepida. Era una mattinata serena, accarezzata da un vento leggero. Il mare sciabordava piano sulla battigia, ricoperto di scaglie luccicanti.

Mentre Noemi si fermava per spalmarsi la crema solare, Alina corse a fare il bagno senza perdere tempo. Entrò nell'acqua fino alle caviglie e rabbrividì: era freddissima!

Avanzò di un paio di passi e restò a sciaguattare per abituarsi alla temperatura.

"Non ti metti la crema?" domandò Noemi, raggiungendola.

"Non mi serve," rispose Alina, sbrigativa. Odiava la sensazione di quell'intruglio appiccicoso sulla pelle. "Poi, sono più coperta di te."

Alina aveva addosso il costume intero blu dell'anno prima, mentre Noemi sfoggiava il suo nuovo due pezzi nero, decorato con foglie tropicali verdi e arancioni; neanche a dirlo, le stava benissimo. Il costume metteva in risalto il velo di lentiggini che ricopriva la pelle della sua amica: non solo su tutto il viso, ma anche sul collo, sul petto e giù per la schiena e le braccia.

"Fai come vuoi." Noemi mise i piedi in acqua e sobbalzò. "Ah! Fredda!"

Alina si voltò con un sorriso diabolico e si chinò per immergere le mani.

"No! Ali, non ci provare nemmeno!"

"A fare cosa?" Alina stese le braccia e lanciò uno schizzo d'acqua addosso a Noemi, che si contorse ridendo e strillando.

"No! No! Sei una maledetta. Adesso vengo lì e ti affogo!"

"Prima devi prendermi!"

Alina si lanciò in acqua a testa bassa e si mise a dare delle bracciate furiose per non gelare. Naturalmente, la sua amica era una nuotatrice molto più veloce, con quelle gambe e quelle braccia chilometriche che si ritrovava: in quattro e quattr'otto la raggiunse e la immerse fin sopra i capelli. Alina sgusciò via come un pesce, tornò in superficie e le sputò negli occhi una boccata d'acqua.

"Ahia, Ali! Pizzica!"

"Così impari!"

Restarono a giocare e nuotare per un bel pezzo, e quando furono stanche si abbandonarono alla marea e si misero sulla schiena a fare il morto a galla. Alina aveva perso la cognizione del tempo: al mondo non esisteva più nulla, solo il piacere di stare in compagnia di Noemi e farsi cullare dalle onde. Niente genitori, niente compiti né scuola.

Meglio ancora: niente ragazzi.

Quando tornarono a riva, scosse dai brividi e con le dita raggrinzite, il sole si era arrampicato in alto e la spiaggia aveva iniziato a popolarsi. Alina vide che la madre di Isabella aveva piantato l'ombrellone accanto al loro. Oltre alla figlia, c'era anche la famosa Indiana, che si rivelò essere una bastardina bianca e nera con le orecchie cascanti, bruttarella ma adorabile. La taglia e l'aspetto di Indiana non suggerivano alcuna relazione con celebri, avventurosi archeologi muniti di frusta e cappello.

Noemi e Isabella si stesero al sole come lucertole, mentre Alina si piazzava sotto l'ombrellone, inforcando i Ray-Ban a goccia.

"Isa, lo sai che ieri notte sono tornati i ladri a rubare le albicocche?" disse Noemi, stiracchiandosi sull'asciugamano. "Purtroppo per loro, stavolta c'era Ali a fare la guardia!"

"Cosa? Che è successo?"

Alina raccontò con piacere il breve svolgersi della vicenda, tacendo solo del ritrovamento delle chiavi, visto che i genitori di Noemi erano a portata d'orecchio.

"Ma sarà qualcuno del Residence?" chiese Isabella.

"No, secondo me vengono da fuori." Noemi si girò sulla pancia, per rosolare l'altro lato. "Dal paese."

"E vengono da Lantana per rubare le albicocche a te?"

"Perché no?"

Alina strofinò pigramente i piedi nella sabbia. Ne prese una manciata per osservarla: era scura, composta da cinque o sei tipi diversi di granelli; bianchi, neri, rossicci, trasparenti. Le tornò in mente una lezione di scienze dell'anno scolastico appena trascorso: parte di quei granelli, aveva spiegato la prof, era composta da briciole di gusci e scheletri di animali marini vissuti milioni di anni prima, al tempo dei dinosauri e in ere ancora più remote.

In pratica, lei, Noemi e tutti i bagnanti di Cala Ginestra stavano allegramente passeggiando su un cimitero.

Era abbastanza allucinante. Ma anche molto metal.

"Ragazze, lo sapete che questa sabbia è piena di cadaveri preistorici?" se ne uscì Alina, all'improvviso.

Noemi e Isabella la fissarono stranite per un momento, poi scoppiarono a ridere e Alina rise insieme a loro, felice e senza pensieri, desiderando che il dolce far niente dell'estate potesse durare per sempre.

Il mistero della casa in riva al mareWhere stories live. Discover now