28. La porta in fondo al corridoio

54 9 17
                                    

Attraverso il binocolo, il verde della macchia mediterranea sembrava così vicino da poterlo toccare; nella bassa vegetazione si apriva un riquadro, e dentro quel riquadro Alina poteva vedere un pezzetto di spiaggia e di mare.

Sulla spiaggia c'erano asciugamani e ombrelloni e persone: uomini, donne, bambini. E tutti quanti erano nudi. Ridevano, nuotavano, prendevano il sole e giocavano a palla e a racchettoni. Nessuno sembrava provare il minimo imbarazzo.

Alina restò imbambolata a guardare. Non aveva mai visto così tante persone senza vestiti! A dire il vero, era la prima volta in assoluto che vedeva degli uomini nudi, a parte suo padre quando era piccola. Avevano ciuffi di peli scuri in mezzo alle gambe, sotto i quali penzolavano i loro cosi, come glabri vermicelli rosa.

Dopo qualche secondo, Alina si rese conto di quello che stava facendo e strappò il binocolo dagli occhi così rapidamente che quasi lo fece cadere a terra. Aveva le guance che scottavano per la vergogna e un nodo allo stomaco.

"Mi sa che l'abbiamo traumatizzata," rise Christian, e giù risate in stereo con il suo degno compare.

Alina si riscosse. "Ma voi siete proprio senza speranza!" esclamò. "Avete la segatura nel cervello! Anzi, avete più merda di piccione di quella che c'è qui per terra!"

"Che cosa hai visto, Ali?" domandò Noemi. Alina glielo spiegò concisamente.

"Vuoi dare un'occhiata anche tu?" chiese Lollo. "Magari vedi qualche bel maschione..."

"Che schifo!" strepitò Noemi. "Siete dei maniaci!" La sua amica non aveva dovuto guardare nel binocolo per arrossire.

"Due maiali!" rincarò Alina.

"Fate vomitare!"

Christian sbuffò e sollevò la mano in un gesto sdegnoso. "Quante storie! Non mi aspettavo che eravate così bacchettone."

"Per voi è facile vedere un paio di tette," ghignò Lollo, "basta che vi guardate allo specchio. Noi maschi dobbiamo arrangiarci in un altro modo!"

Alina e Noemi lo sommersero di parolacce. Lollo fece una smorfia di sopportazione.

"Va bene, va bene," ridacchiò, "non dico più niente..."

Il ragazzo si allontanò di un paio di passi e appoggiò la schiena al muro con fare noncurante. Alina lo vide ficcare una mano in tasca e tirarne fuori un aggeggio elettronico bianco con dei pulsanti gialli e uno schermo a cristalli liquidi. Lollo schiacciò un pulsante e l'apparecchio si accese con un sottile, prolungato biiiip.

Alina strabuzzò gli occhi. Era un videogioco tascabile. E quel videogioco lei l'aveva già visto.

"Quello non è tuo," disse, piazzandosi di fronte a Lollo.

"Cosa?"

"Quel videogioco. Ci giocava il tipo che veniva qui al casolare. L'hai preso a lui?"

Lollo sembrava qualcuno che non riesce a liberarsi di una mosca fastidiosa. "Ma sei scema? Ce ne sono centomila di videogiochi come questo. Fatti un po' gli affari tuoi."

"Non parlare così ad Alina!" si mise in mezzo Noemi. "E comunque, perché questo coso prima non ce l'avevi e spunta fuori proprio ora?"

Rosanna sarebbe stata fiera di quell'osservazione, pensò Alina.

Lollo spedì un'occhiata in direzione di Christian, come per cercare soccorso.

"Vabbè, sentite, il casolare l'avete visto," intervenne l'altro ragazzo, "adesso andiamocene via. Non c'è nient'altro qui."

"Non provare a distrarmi!" lo rimbeccò Alina. Si voltò verso Lollo. "Allora? Che cosa è successo? Scommetto che gliel'avete preso. Di certo non ve l'ha prestato in amicizia!"

"Oh, adesso basta!" sbottò Lollo, chinandosi per avvicinare il viso al suo. Aveva le sopracciglia aggrottate e i denti digrignati. Di sicuro sperava di intimidirla, ma ci voleva ben altro. "Ti ho detto di farti gli affari tuoi! Fino a prova contraria, l'unico ladro da queste parti è il tuo amico Francavilla. Perché non vai da lui a fargli..."

Alina non avrebbe mai saputo cosa doveva fare a Yuri, perché a quel punto perse le staffe. Arretrò di mezzo passo e fece scattare la gamba per tirare un calcio nelle parti basse a Lollo, ma quello si scansò e la pedata lo colpì sul ginocchio.

Per nulla scoraggiata, Alina gli saltò addosso per dargliele di santa ragione. Il suo avversario tese d'istinto le braccia e la respinse con forza.

Alina, che non raggiungeva i quaranta chili di peso, si piegò indietro come un fuscello, barcollò, inciampò in un pezzo di tegola e cadde a terra sbattendo forte la schiena. L'impatto con il pavimento le strappò il fiato dai polmoni.

Stordita e dolorante, Alina restò a guardare lo squarcio nel soffitto per un paio di secondi.

Christian si chinò su di lei. "Ohi! Ti sei fatta male?"

Alina spinse via la mano che il ragazzo le tendeva. "Non mi toccare!" ringhiò.

Puntò i gomiti a terra e sollevò il busto. Noemi la aiutò subito a rialzarsi. Aveva una serietà mortale negli occhi e la bocca tirata in una riga sottile.

"Tutto ok?" le chiese. Alina annuì. Un pensiero comparve all'improvviso nella sua mente: sono sporca di cacca di uccelli, che schifo.

Lollo, che era rimasto impalato e con la bocca spalancata, azzardò una giustificazione. "Non l'ho fatto apposta, è lei che mi ha dato un calcio..."

"Lollo stai zitto, hai capito?" gridò Noemi, fulminandolo con lo sguardo. "Non ti devi permettere di alzare le mani su una ragazza! Adesso basta. Con voi non ci vogliamo nemmeno più parlare!"

Alina rimase a guardare, ammirata, lo spettacolo della sua amica che andava su tutte le furie. Era piacevole, per una volta, non essere la sola ad arrabbiarsi.

"Dai Noe, andiamo via," disse, prendendo Noemi per mano.

"Lollo, sei un imbecille," esclamò Christian. "Chiedi scusa."

"Ma ha cominciato lei!"

Alina ignorò i due ragazzi e si voltò per prendere le scale. Nel dar loro le spalle, vide un corridoio che si addentrava nel primo piano del casolare. Non lo aveva notato in precedenza. Il corridoio era in rovina e ingombro di rottami come il resto della casa, ma quello che c'era in fondo le fece saltare il cuore in gola.

Una porta. Una porta intatta, scrostata dal tempo ma dall'aspetto ancora robusto, con un grande pomello rotondo sopra il buco della serratura. Appariva quasi fuori posto, in quel rudere dove tutto cadeva a pezzi.

Dimenticando la rabbia e la schiena indolenzita, Alina lasciò la mano di Noemi e imboccò a grandi passi il corridoio. C'era qualcosa di strano e affascinante in quella porta, qualcosa che la attirava come una calamita. Doveva assolutamente vederla da vicino.

E poi doveva varcarla e scoprire cosa c'era dall'altra parte.

All'improvviso, Alina fu certa che dietro la porta si nascondessero tutti i segreti del casolare. I peli le si rizzarono sulla nuca mentre pensava agli occhi neri del suo sogno, al blackout, alla corsa di Indiana verso la collina e al disco volante che scompariva in direzione di Punta Spaccata...

Si sentì afferrare per il braccio da una mano salda. Non si era accorta che Christian l'aveva inseguita.

"Che fai? Lasciami andare!"

"Attenta! Guarda dove metti i piedi!" Il ragazzo aveva in volto un'espressione piena di paura e sollievo.

Alina fissò le punte delle All Star e prese un respiro convulso. Nella fretta di raggiungere la porta, non aveva visto che nel pavimento c'era un buco, anzi una voragine larga quasi come il corridoio intero, a malapena nascosta da un mucchio di assi di legno affiancate e coperte di polvere e calcinacci.

Le assi erano marcite da chissà quanti anni di umidità e pioggia. Forse, leggera com'era, avrebbero retto comunque il suo peso. Probabilmente no.

Alina schiacciò le spalle contro il muro, rendendosi conto che aveva evitato per un pelo di precipitare al piano di sotto e farsi davvero, davvero male.

Il mistero della casa in riva al mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora