38. Quello che dicono in giro

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Alina e Rosanna non si erano ancora mosse, quando videro che Noemi si stava affrettando nella loro direzione.

"Ragazze, ma che fate qui, tutte sole?" domandò. Si mise accanto ad Alina, le sorrise e la prese sottobraccio. "Venite a farci compagnia! Giochiamo a obbligo o verità."

"Lascia perdere obbligo o verità, Noe!" esclamò Alina, pensando, nel frattempo, che a quello stupido gioco non avrebbe partecipato in nessun caso. "Ci sta la mamma di Yuri al bar. Guarda!"

Noemi sbirciò dalla porta a vetri. "Oddio, è lei!"

"Dobbiamo dirle di quella sera al Residence, adesso che non c'è tuo padre in mezzo alle scatole!"

"La nostra intervista!" disse Noemi, emozionata. Sollevò le mani e aggiustò i capelli già perfettamente in ordine. "Finalmente!"

"Speriamo che ci dia retta," commentò Rosanna, appuntando lo sguardo sulla figura della donna oltre il vetro. "Sembra preoccupata."

Antonella Tauro stava parlando con la barista e, in effetti, sembrava piuttosto concitata.

"Certo che ci darà retta!" affermò Alina.

Le tre ragazze serrarono i ranghi e fecero il loro ingresso nel locale, accolte da una nube di fumo di sigaretta, dal tintinnare dei bicchieri e dalla voce di Baglioni alla radio. Alina sentì Noemi che le stringeva forte il braccio e si rese conto che non aveva idea di cosa dire alla madre di Yuri per iniziare il discorso. Parlare con gli adulti che non conosceva la rendeva nervosa.

Alina, Noemi e Rosanna si fermarono davanti al bancone.

"...era qui il pomeriggio, signora, come al solito," stava dicendo la barista ad Antonella. "Con i suoi amici. Poi è andato via e non l'ho più visto."

"Ho capito," rispose l'altra, massaggiandosi la fronte. Aveva l'aria di chi cova un gran mal di testa. "Proverò a..."

"Signora Antonella Tauro!" trillò Noemi, con una voce più acuta del solito e giungendo le mani in grembo, come una scolara chiamata a recitare la lezione. "Siamo noi. Noemi e Alina. Ci riconosce? È venuta a casa mia qualche giorno fa per intervistarci sugli UFO!"

"Io sono Rosanna, piacere," aggiunse sommessamente la terza componente del gruppo.

La donna si voltò e batté le palpebre dietro le lenti quadrate. Era la stessa espressione che faceva la madre di Alina quando veniva distratta da qualcosa in cui era concentrata. Cambiare la marcia al cervello, la chiamava.

Un momento dopo, Antonella inarcò le sopracciglia e abbozzò un sorriso.

"Oh, certo. Mi ricordo di voi." I suoi occhi tornarono alla barista, che però aveva già rivolto la sua attenzione a un altro cliente.

"Adesso possiamo dirle tutto quello che è successo!" proseguì Noemi.

"Io ero al telefono con i miei, quando c'è stato il blackout," raccontò Alina, parlando rapidissima. "All'improvviso non ho sentito più niente, il telefono è morto, e poi il lampione si è spento e Indiana, il cane di Isabella..."

Antonella sollevò le mani. "Ragazze! Ragazze! Ferme un momento, per favore."

Alina e Noemi tacquero. La loro interlocutrice strofinò nuovamente le dita sulla fronte e sospirò.

"Scusate, ma questo non è proprio il momento."

"Ma la nostra intervista..." azzardò Noemi. L'altra scosse la testa.

"Non potrei comunque intervistarvi senza il permesso scritto dei vostri genitori. Passerei un guaio."

"Ma noi abbiamo visto quello che è successo! Ci deve ascoltare!" sbottò Alina. "Sta succedendo qualcosa di veramente strano, qui intorno. Isabella ha detto che il disco volante è andato verso Punta Spaccata, e lì c'è..." Alina si morsicò la lingua per non proseguire. Il casolare apparteneva a lei, alle sue amiche e a Marzio. Non voleva raccontare di quel posto a un'adulta, nemmeno a una che avrebbe potuto aiutarla a risolvere il mistero.

"Abbiamo già raccolto tutte le testimonianze possibili su quello che è successo al Residence. Vi ringrazio, ma non dovete preoccuparvi."

"Certo che ci preoccupiamo! Che cosa stava succedendo quella sera?" chiese Noemi.

Antonella scosse la testa. "Non lo so, ragazze. Stiamo studiando i dati, e..."

"Ma lei deve saperlo," la interruppe Alina. "Lei sa tutto sugli UFO. Se è vero quello che dicono in giro!"

"E cosa dicono in giro?" chiese seccamente l'altra, puntandola con gli occhi scuri, ingranditi dalle lenti spesse.

Alina sentì un calore fastidioso salire alle guance, deglutì e stette zitta. Noemi spostò il peso da una gamba all'altra. Rosanna tossicchiò un paio di volte.

"Lasciate perdere," disse Antonella. "Lo so, ovviamente, quello che dicono."

"Ed è vero?" esclamò Alina, senza riuscire a trattenersi. Noemi e Rosanna si voltarono per squadrarla con tanto d'occhi.

Stavolta ho esagerato. Alina restò immobile, cercando di non abbassare lo sguardo e aspettando che Antonella si arrabbiasse e le rispondesse di farsi gli affari suoi, che era soltanto una ragazzina impicciona, che non portava rispetto agli adulti, eccetera eccetera.

Invece, la donna sospirò e rimase in silenzio per qualche momento; poi, fece cenno ad Alina e alle amiche di seguirla e si allontanò verso l'angolo più tranquillo del locale, quello dove c'era il videogioco guasto.

Quando furono lontane da orecchie indiscrete, Antonella abbassò la voce e parlò con fare confidenziale.

"Allora, ragazze," disse, a voce bassa, "voi andate alle scuole medie, giusto?"

Alina, Noemi e Rosanna annuirono.

"Ecco," proseguì l'altra. "Quindi non vi parlerò come se foste delle bambine. Perché scommetto che odiate quando vi parlano come se foste delle bambine."

Le tre ragazze confermarono di nuovo.

"Benissimo. Allora vi dico una cosa: io non so quello che mi è successo. È stata una cosa spaventosa e incomprensibile. Non sapevo a chi raccontarla. Mi hanno preso per pazza. Io ho pensato di essere pazza." Qualcosa nel tono sommesso e nello sguardo piatto e tranquillo di Antonella fece stringere lo stomaco di Alina. "A un certo punto, ho deciso che volevo tentare di capire quello che mi era capitato. Non sono ammattita, non sono pericolosa per nessuno. Sto solo cercando una spiegazione."

Alina pensò di chiederle se per lei quella spiegazione era più importante di suo figlio, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di porre quella domanda.

"Ma lasciamo perdere," concluse Antonella. Gettò uno sguardo rapido all'orologio appeso al muro del bar. "Sentite, avete visto Yuri, per caso? So che vi conoscete. È tutt'oggi che lo cerco."

Per un folle attimo, Alina pensò che la donna avesse letto nella sua mente il pensiero di Yuri. Forse gli alieni le avevano installato un microzip telepatico? A quel punto, sarebbe stata solo un'altra stramberia di quell'estate incredibile!

Noemi scosse la testa. "Mi spiace, è dall'altro ieri che non lo vediamo."

"A dire il vero," interloquì Rosanna, "mia madre ha detto di averlo incontrato al supermercato, questo pomeriggio. Era insieme ai suoi amici. O meglio," il suo tono da saputella vacillò un poco, "credo che fosse lui, perché mamma mi ha descritto un ragazzo alto e magro con i capelli lunghi che stava comprando dell..." Rosanna fece cadere la frase, mugugnò in modo incomprensibile e si finse molto interessata al pavimento del bar.

Alina riconobbe il tipico atteggiamento di chi si ferma prima di rivelare qualcosa di compromettente.

Antonella Tauro strizzò gli occhi e premette di nuovo una mano sulla fronte. Doveva essere un'emicrania coi fiocchi, quella.

"Mi sa che ora dobbiamo andare, vero?" esclamò Noemi, battendo le mani con entusiasmo posticcio. "Le nostre amiche ci aspettano!"

Alina aprì la bocca per dire che sì, dovevano proprio andare; ma in quel momento, una voce maschile, alta e arrabbiata, risuonò dall'esterno del bar con forza sufficiente a sovrastare il chiacchiericcio e la musica.

"Io t'ammazzo, Francavilla! T'ammazzo!"

Alina e le sue amiche corsero fuori dal locale come centometriste che scattano al suono della pistola.

Il mistero della casa in riva al mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora