41. "La più grande avventura della nostra vita."

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Alina si trattenne dall'afferrare Marzio e tirarselo appresso mentre scendevano le scale.

"Dai, muoviti!" esclamò. Non si ricordava di essere mai stata così emozionata in vita sua.

Marzio appoggiò una mano sulla tasca dei cargo, dove aveva infilato la chiave. "Aspetta un momento," disse. "Non è meglio andare quando fa sera?"

"Io non posso stare fuori fino a tardi, Marzio," spiegò frettolosamente Alina.

"Potrebbero esserci quelli del tuo Residence adesso!"

"Se ci sono, li riempio di cazzotti finché non scappano con la coda fra le gambe," ribatté Alina, e rise forte. Non diceva tanto per dire: in quel momento avrebbe affrontato una tigre a mani nude, se si fosse messa fra lei e il casolare.

Aveva la testa leggera per l'euforia, il cuore in tumulto, il fuoco sotto i piedi. Il mondo reale e quello dell'immaginazione si erano fusi uno nell'altro, ed era una sensazione straordinaria. Pensò che doveva essersi sentito così l'Uomo Ragno, quando si era svegliato la mattina accorgendosi per la prima volta di saper scalare i muri.

Alina corse in strada con Marzio che la tallonava. Raggiunse la sua mountain bike, tolse il cavalletto e montò sul sellino.

"Ce l'hai una bicicletta?"

Il ragazzo annuì e andò a recuperare una grande bici da donna appoggiata al muro, poco distante. Era un catorcio arrugginito, con le ruote mezze sgonfie e i raggi storti. Doveva essere un bel pezzo che non si muoveva.

Marzio si grattò la testa, imbarazzato. "Questa è di mia madre. La mia si è rotta l'anno scorso. Al casolare, di solito, ci andavo a piedi..."

"Non importa!" esclamò Alina. "Basta che cammini. Dai, andiamo, che l'altra dimensione ci aspetta!"

Il viso di Marzio si aprì in un sorriso tutto denti. Regolò il sellino al minimo dell'altezza e inforcò la bici.

"Per camminare, cammina," disse, "ma penso che i freni non funzionino bene."

Alina scoppiò di nuovo a ridere. "Tanto non dobbiamo frenare. Dobbiamo correre!"

La bicicletta di Marzio si mise in moto con lentezza, sbandando, come un mastodonte che si risveglia dopo un secolo di letargo. Alina si tratteneva a malapena dallo sfrecciar via come un proiettile e lasciare il ragazzo indietro.

"Non puoi andare più veloce?"

"No," ansimò Marzio. "Aspettami!"

"Forse facevamo prima a piedi. Non ce l'hai una pompa per quelle ruote?"

"Smettila di farmi domande. Devo risparmiare il fiato!"

"Ok. Prendiamo la strada bianca?"

"Mi hai fatto... un'altra domanda," esalò Marzio. "Comunque... no. La mia bici... non ce la fa con tutti... quei sassi! Facciamo il giro lungo."

Come a benedire la loro impresa, si era alzato un venticello sottile e fresco che rendeva tollerabile l'afa pomeridiana. Presto si lasciarono alle spalle il paese e presero la strada che conduceva verso Punta Spaccata, serpeggiando attraverso prati e campi.

Alina rivolse un pensiero a Noemi e Rosanna: forse avrebbe dovuto chiedere loro di accompagnarla. Tuttavia, decise subito che non ci sarebbe stato tempo per andare a cercarle. Senza contare che, se l'avesse fatto, avrebbe anche dovuto convincerle a seguirla, superando i timori di Noemi e lo scetticismo di Rosanna.

No, era meglio essere in due soltanto. Una volta scoperto che cosa c'era dietro la porta, avrebbe potuto raccontarlo alle sue amiche e portarle lì un altro giorno.

Il mistero della casa in riva al mareOù les histoires vivent. Découvrez maintenant