45. "Non mi lasciare."

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Alina non riusciva a parlare, muoversi o respirare.

Era congelata dentro un'interminabile frazione di secondo.

Fu l'urlo di Marzio a infrangere la bolla nella quale era sospesa. Il ragazzo era riuscito ad appendersi a un'asse con entrambe le mani e adesso penzolava nel vuoto, con le dita che stringevano disperatamente il legno e le gambe che scalciavano, alla ricerca di un sostegno che non c'era.

Alina non riusciva a pensare e, così, si limitò ad agire. Rapida, si avventurò sul cornicione, avanzando lungo il muro più in fretta che poteva.

"Aiuto!" gridò Marzio. L'asse gemeva sotto la sua presa.

Stai fermo, pensò Alina. Stai fermo. Stai fermo...

Un'estremità della tavola di legno iniziò a strisciare verso l'orlo del buco.

Alina muoveva i piedi e vedeva solo Marzio e l'asse e la distanza che c'era fra lei e il ragazzo. Se il casolare fosse andato a fuoco, se centomila piccioni si fossero alzati in volo sganciando guano dalle chiappe piumate, se dalla porta alle sue spalle fosse uscita una comitiva di alieni per farle un servizio fotografico, non si sarebbe accorta di nulla.

Marzio si contorse e urlò e l'asse si spostò un po' di più verso il ciglio della voragine.

"Stai fermo," mormorò Alina. Aveva cercato di parlare a voce alta, ma le sue corde vocali si rifiutavano di obbedirle.

Almeno, braccia e gambe funzionavano ancora.

Alina visualizzò, con sorprendente chiarezza, ciò che avrebbe fatto nei secondi successivi: sarebbe arrivata dall'altra parte del corridoio, avrebbe puntato le ginocchia sul pavimento stabile e allungato le braccia verso Marzio. Poi, l'avrebbe tirato su.

Non è difficile, ce la farai, si disse, muovendosi come in un sogno.

La mano sinistra di Marzio scivolò. La tavola di legno cigolò in modo raccapricciante.

Alina dimenticò tutto e si buttò a terra, una gamba sulla sporgenza, l'altra su un'asse che sembrava in grado di sorreggerla. Si distese verso Marzio e agguantò con tutt'e dieci le dita la mano che il ragazzo agitava in aria.

I loro occhi si incontrarono.

"Non mi lasciare!" la implorò Marzio. Sotto di lui, il buco si spalancava come un abisso che conduceva dritto all'inferno.

"Reggiti," sibilò Alina fra i denti. Marzio era un ragazzino pelle e ossa, ma in quel momento sembrava pesante come un macigno. Alina si sentì trascinare di sotto, tese i muscoli e tirò, tirò con tutte le sue forze. Ma le sue forze non erano abbastanza.

Alina vide l'estremità dell'asse che indugiava sull'orlo della voragine, ma non considerò l'idea di lasciar andare Marzio. Non considerò nessuna idea, in effetti. La sua mente era un foglio bianco.

Diede un altro strappo e per un momento le sembrò di essere riuscita a tirare il ragazzo verso di lei, poi il mondo si ribaltò e Alina capì che aveva perso l'equilibrio e stava cadendo.

Aveva appena formulato il pensiero ora muoio, quando il suo movimento venne arrestato da una presa fortissima. Lo stomaco di Alina schizzò dal suo alloggio alla bocca e poi tornò indietro.

"Cazzo!" esclamò qualcuno, e quel qualcuno era Yuri, che le aveva appena stretto il gomito in una morsa con la sua mano forte e piena di graffi.

Accanto a lui, Christian si era steso sul pavimento per acchiappare Marzio.

La battaglia fra i quattro ragazzi e la gravità rimase in bilico per un paio di secondi.

Poi sopraggiunse Noemi, che allungò le sue braccia lunghissime, afferrò Alina sotto una spalla e la trascinò verso di sé. Frankie diede man forte a Christian. Altre mani e braccia, appartenenti ai ragazzi del Residence e a quelli del paese, intervennero per mettere in salvo Alina e Marzio.

Alina percepì, come da una grande distanza, molte voci confuse che strepitavano e ripetevano il suo nome. Poi, la tavola alla quale Marzio era rimasto appeso scivolò nella voragine e cadde di schianto al piano terra. Il botto ammutolì tutti.

"Ali!" Noemi si gettò al collo di Alina, singhiozzando e stringendola così forte da farle scricchiolare le ossa.

"Noe," mugolò Alina. Non riuscì a dire altro, perché, nella foga, i folti capelli della sua migliore amica le erano finiti in bocca, impedendole di parlare. Così, si limitò a tossire e ricambiare l'abbraccio.

"Pensavo che vi ammazzavate," mormorò Christian, guardando stordito prima Marzio e poi Alina. Poi scoppiò a piangere anche lui, nascondendo gli occhi dietro le dita grosse e sgraziate. Yuri gli cinse le spalle con un braccio, mentre con l'altro stringeva Marzio. Quest'ultimo stava in ginocchio, a capo chino, e sembrava non avere la minima idea di dove si trovava.

"Ehi, Noe, grazie per avermi salvato la vita," disse Alina, sforzandosi di assumere un tono leggero. In realtà, aveva ancora il cuore e la pancia in subbuglio e sospettava di essersi fatta un po' di pipì addosso.

Noemi si strofinò gli occhi. "Andiamo via di qui, ti prego," rispose, fissando inorridita il buco, come se potesse allargarsi all'improvviso e divorarli. "Ho avuto tanta paura!"

"Mi sembra un'ottima idea," concordò Yuri. "Leviamoci di culo, prima che i pisani, là sotto, chiamino gli sbirri."

Alina sciolse l'abbraccio e vide Rosanna, seduta con la schiena contro il muro e le braccia intorno alle ginocchia. Prendeva lunghi respiri regolari, come chi cerca di riprendersi da un brutto spavento. Un taglio sanguinante spiccava sul suo avambraccio abbronzato.

Alina la raggiunse. "Sta' tranquilla, Rosi," disse. "Sto bene."

L'altra annuì rigidamente. "Lo so," rispose. Passò la lingua sulle labbra e deglutì. "Ho la bocca secca," affermò.

"Ti sei fatta male fuori?" domandò Alina, accennando alla ferita.

Rosanna guardò, inespressiva, il sangue che affiorava sulla pelle. "No. Mi sono tagliata su un pezzetto di vetro della finestra mentre entravo."

"Cavolo!" Alina ripensò alla prima volta che lei e la sua amica erano state al casolare. "Vuoi andare al pronto soccorso?"

Rosanna sembrò riscuotersi dal suo torpore. Scosse la testa, prese Alina per mano e le offrì un sorriso.

"Non preoccuparti per me," disse. "Ho fatto l'antitetanica l'anno scorso."

Il mistero della casa in riva al mareWhere stories live. Discover now