32. Le Cascate del Niagara

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Alina aprì il cancello della casa di Christian e cercò di scacciare il nervosismo. Si rendeva conto, a quel punto, che il piano elaborato da Rosanna era assurdo e le sarebbe costato la peggior figura di melma della sua vita. Tuttavia, non voleva tirarsi indietro, se c'era solo una piccola possibilità di recuperare il Gig Tiger di Marzio.

Rosanna e Noemi erano rimaste a fare il palo a due aiuole di distanza.

Dopo aver discusso un po' sul pretesto che avrebbe indotto i genitori di Christian ad aprirle la porta, le ragazze avevano deciso che Alina avrebbe finto di aver pedalato lontano da casa e di dover andare disperatamente in bagno. Degli adulti responsabili non avrebbero certo lasciato che una bambina si facesse la pipì addosso!

Alina aveva protestato di non essere brava a recitare e che aveva paura di non risultare convincente. La soluzione era stata di farle bere un cartone intero di succo di mela prima della missione. Il risultato era che adesso le scappava veramente da morire la pipì!

Se non l'avessero fatta entrare, sperava di ritornare in tempo a casa di Noemi o Rosanna, altrimenti sarebbero stati guai.

Con il caldo del primo pomeriggio che le picchiava in testa e il peso sgradevole della vescica piena in fondo al ventre, Alina risalì il vialetto e si fermò davanti alla porta. Le venne un'ansia tremenda al pensiero di ciò che stava per fare e fu tentata di lasciar perdere tutto e svignarsela.

Poi, però, le balenarono in mente le facce da schiaffi di Christian e Lollo, il viso affranto di Marzio, il blackout improvviso, Indiana che abbaiava, il casolare e la porta all'estremità del corridoio. Voleva risolvere a tutti i costi quel mistero, e per riuscirci doveva guadagnare la fiducia di Marzio. Avrebbe scoperto che cosa nascondeva la casa abbandonata in riva al mare.

Prima di poterci ripensare, Alina sollevò il braccio e bussò freneticamente sulla porta d'ingresso. Il suo cuore tambureggiava a perdifiato. Prese un respiro profondo e cercò di ritornare con la mente a quando aveva nove o dieci anni. Anche se avrebbe fatto meglio a evitare tutte le parolacce che già diceva a quell'età.

"Eccomi! Arrivo!" esclamò una voce maschile dall'ingresso. Alina non sapeva se essere contenta o no che ad aprirle fosse il padre di Christian. La sua vescica sembrò diventare, se possibile, ancora più gonfia e tesa. Iniziò a saltellare da un piede all'altro, come i bambini che hanno un bisogno impellente. Era un movimento esagerato, ma non più di tanto.

Sbrigati, pensò, altrimenti me la faccio addosso sul serio!

La porta si aprì e Alina si trovò davanti a un omone in canottiera, muscoloso e abbronzato, con la barba di due giorni, le sopracciglia cespugliose e un viso largo e squadrato. La sua espressione indugiava su un misto di simpatia, preoccupazione e perplessità. Era chiaro che tutto si aspettava, meno di spalancare la porta e trovarsi di fronte una bambina sola e sconosciuta.

Alina decise che non doveva dargli il tempo di ragionare.

"Mi scusi signore, ero in bicicletta e si è rotta la catena, devo tornare a casa a piedi ma adesso mi scappa tantissimo la pipì, per favore posso entrare e usare il bagno solo un momento?" strepitò, senza prendere fiato e usando una voce acuta e lamentosa che le sembrò terribilmente irritante.

L'uomo sbatté le palpebre e allungò lo sguardo in direzione del giardino, probabilmente per capire se fosse da sola.

"Ehm, veramente..." borbottò, incerto. "Ma... non c'è nessuno con te?"

"Nooo," gemette Alina, facendo un saltello e stringendo le ginocchia. Le sembrava di avere un vaso stracolmo in equilibrio fra le gambe. "Per favore! Per favore, non ce la faccio piuuuù!"

Il mistero della casa in riva al mareWhere stories live. Discover now