7. Il calcio della gru

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Dopo aver trascorso un'ora chiacchierando, facendo un secondo bagno e lanciando il frisbee per farlo acchiappare a Indiana (che riuscì a prenderlo al volo solo una volta, ma non per mancanza di entusiasmo nel provarci), Alina, Noemi e Isabella ricevettero il permesso di andare al bar dello stabilimento a prendere un gelato.

Finalmente lontane da orecchie adulte, le ragazze poterono discutere di ciò che Alina aveva trovato sotto l'albero la notte prima e aveva deciso di tenere segreto.

"Sicuramente il portachiavi è caduto a uno di quelli mentre scappava. Se scopriamo chi è il proprietario, abbiamo beccato uno dei ladri!" disse Alina.

"Sopra c'è una specie di bandiera," continuò Noemi, "ma non sappiamo di che paese è."

"Dovete chiederlo a Rosanna," suggerì Isabella. "Lei sa sempre tutto."

Alina sbuffò dal naso. "Lo sapevo che era una secchiona. Chi cavolo va a dire a qualcuno che è una persona bellicosa?"

"È anche fissata con i gialli. Sicuramente troverà il colpevole in quattro e quattr'otto. Tipo la signora Fletcher."

Non se lo trovo prima io, rimuginò Alina.

Al bar incontrarono Lollo e Noemi iniziò subito a tartassarlo di domande a proposito dei suoi amici di Carige che li avrebbero raggiunti al Jolly Bar nel pomeriggio. Era chiaro che la sua migliore amica fosse ancora determinata a trovare un candidato ideale per il suo primo bacio.

Era altrettanto chiaro, pensò Alina, che quel candidato non potesse essere lo stesso Lollo, che era più basso di Noemi, foruncoloso, con i capelli castani drizzati a forza di gel in tante piccole punte e un naso abnorme. Non era il tipo di ragazzo che la sua amica trovasse attraente, poco ma sicuro.

Comprarono quattro gelati e si misero a sedere a uno dei tavolini sulla veranda del bar. Luca Carboni cantava Mare mare in radio: il solito pezzo lamentoso su uno sfigato che insegue una tipa e che alla fine ci rimedia il due di picche. La brezza fresca stemperava il caldo di metà mattinata e il tavolo offriva una bellissima vista sulla distesa azzurra del mare.

Sarebbe stato un momento perfetto, se Lollo non avesse iniziato a raccontare stupidaggini con la sua voce stridula, chiaramente desideroso di suscitare qualche risata. Noemi e Isabella gli diedero subito corda, sghignazzando e facendo battute. Alina, dal canto suo, si limitò a succhiare in silenzio il suo Calippo Fizz alla cola, cantandosi in testa Stairway to Heaven con gli occhi fissi sul promontorio di Punta Spaccata.

Dopo cinque minuti, decise che doveva mettere fine alle ciance di Lollo, o gli avrebbe chiuso la bocca con il calcio volante della gru di Karate Kid.

"Noe, andiamo al casolare?" se ne uscì all'improvviso.

La sua amica, che stava ancora ridacchiando, la guardò con l'aria di chi non ha capito bene. "Come?"

"Non hai detto che il casolare abbandonato è dietro Punta Spaccata? Perché non facciamo una passeggiata? Mi sono rotta di stare qui."

"Ma ci siamo appena sedute," osservò Isabella. Sfilò dal polso un elastico ricoperto di stoffa rosa fluo e lo usò per stringere i capelli in una coda.

"Ali, non lo so," fece Noemi, incerta. "Saranno almeno tre quarti d'ora a piedi, forse di più. Ci sono anche gli scogli, in mezzo. E poi dobbiamo tornare indietro."

Alina fece spallucce e grattò via dal braccio una chiazza di salsedine. "Non mi sembra che abbiamo qualcosa di meglio da fare."

"A dire il vero sto abbastanza bene qui a mangiare il gelato," sorrise Noemi, sollevando la sua Coppa Rica. "Dai, Ali, ci andiamo in bici questo pomeriggio, come ti avevo detto."

Alina si abbandonò sulla sedia e sbuffò con enfasi esagerata. In realtà, però, non le importava di andare al casolare in quel momento: voleva solo cambiare argomento e distogliere l'attenzione dalle scemenze di Lollo.

"Mi sa che non hai considerato una cosa," osservò il ragazzo, allusivo. "Non lo sai cosa c'è dall'altra parte di Punta Spaccata?"

Alina sollevò il mento. "No, ma sono sicura che me lo dirai tu," ribatté, ispida.

"Eh, non so se posso," disse l'altro, con aria falsamente impensierita. "Ci sono delle orecchie innocenti, qui." Accennò con gli occhi alle altre ragazze sedute al tavolo.

"Ma che cavolo dici, Lollo!" protestò Isabella.

"Hai solo un anno più di noi, quindi tiratela poco!" rincarò la dose Noemi.

"E vuota il sacco," concluse Alina.

"Vabbè, vabbè, ve lo dico. Là dietro c'è... la spiaggia nudista," affermò Lollo, nel tono di chi fa una grande rivelazione. "Quindi, se volete, possiamo pure andare a Punta Spaccata, ma a un certo punto dobbiamo toglierci tutti i vestiti. Altrimenti non ci fanno passare!"

Isabella arrossì. "Ma davvero? E bisogna stare nudi per forza?"

"Certo! Per questo si chiama spiaggia nudista. Sono tutti nudi, uomini e donne." Lollo mise l'accento sulla parola donne e sogghignò, compiaciuto dell'effetto che stava avendo sul suo pubblico. "Quindi non so voi, ma io ci andrei molto volentieri!"

"Sei un maniaco!" rise Noemi, e gli lanciò la paletta della coppa gelato che aveva appena finito di mangiare.

Alina lo guardò storto. "Secondo me stai raccontando un sacco di balle per fare il grosso," dichiarò. Incrociò le braccia e fissò Lollo, sfidandolo con gli occhi a darle torto.

"Andiamo, allora, se non ci credi," replicò l'altro, noncurante. "O ti vergogni troppo?"

"Col cavolo!"

"E certo, non ti vergogni perché non hai niente da nascondere." Lollo inarcò le sopracciglia e rivolse un cenno vago in direzione del petto di Alina.

Il tempo si fermò per un istante. Il bar, la spiaggia, il mare e le persone intorno diventarono sfocate e distanti. Perfino l'inconfondibile vocina di Michael Jackson che usciva dalla radio si trasformò in rumore di fondo.

Alina sentì la pancia stringersi, poi un calore rosso che saliva alla testa come una fiammata. Il suo cuore iniziò a battere a grancassa, forte e ritmato.

Quel troglodita aveva per caso fatto una battuta sulle sue tette? O meglio, sull'assenza delle stesse?

Sì, l'aveva fatto, senza alcun dubbio.

Eseguire il calcio della gru di Karate Kid diventò immediatamente un'idea concreta.

"Lollo, sei un deficiente," sbottò Noemi.

"Che c'è? Ho solo detto la verità."

Alina tirò indietro la sedia e si alzò di scatto. Si fermò a guardare Lollo a pugni stretti, tesa come la corda di una chitarra elettrica.

L'altro la squadrò da capo a piedi, sorpreso. "Oh, guarda che era una battuta, eh!"

Noemi si alzò a sua volta e prese Alina sottobraccio. "Non faceva ridere. Anzi, era proprio una battuta di merda. Andiamo via, Ali."

Alina oppose resistenza per un secondo, poi prese un respiro e decise di conservare il calcio della gru per un altro giorno. Si lasciò condurre via, non prima di aver voltato la testa verso Lollo e avergli rivolto un epiteto fantasioso: "Cervello di paramecio!"

"Isa, vieni?" la chiamò Noemi.

Imbarazzata, Isabella agitò la mano in direzione del ragazzo e abbandonò il tavolo.

"Ma voi siete folgorate," brontolò Lollo, rimasto seduto, con l'unica compagnia dello stecco del suo gelato. "Fatevela una risata, ogni tanto!"

Nessuna delle tre si voltò. Noemi strinse la mano di Alina e si chinò per parlarle all'orecchio: "Vuoi tornare indietro e dargli un cazzotto? Giuro che non dico niente a mamma e papà."

Alina scosse la testa e sorrise, sentendo i nervi che si scioglievano. "Per oggi si salva. La prossima volta non gli andrà così bene."

Il mistero della casa in riva al mareWhere stories live. Discover now