27. Gli intrusi

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Prima ancora di fermare la bici davanti al casolare, Alina si accorse che c'era qualcosa che non andava.

"Che ci fanno lì quelli?" domandò Noemi, che pedalava accanto a lei.

Alina schermò gli occhi dal sole e allungò lo sguardo: dei ragazzi stavano giocando a pallone nello spiazzo di fronte alla casa, dove gli sterpi e le erbacce non erano arrivati. Facevano tre contro quattro e avevano delimitato le porte con dei sassi.

Per un momento, pensò che si trattasse di Yuri e dei suoi amici di Lantana; poi riconobbe la faccia da topo di Mattia, i capelli biondi di Alex, la corporatura robusta di Christian. Gli avversari erano tutti più piccoli, sui dieci o undici anni: chiaramente avevano ricevuto il vantaggio numerico per compensare l'età. Dovevano essere altri ragazzini del Residence. Addossato allo steccato c'era un mucchio di biciclette impolverate.

Alina sentì lo stomaco che si chiudeva per la rabbia. Cosa ci facevano quelli al casolare? Chi gliene aveva parlato?

Gliene hai parlato tu, genio, si rimproverò subito dopo. Allo stabilimento di Cala Ginestra. Lo sapevano sia Isabella che Lollo. E i suoi sospetti ricadevano interamente sul secondo.

Smontò dalla bici prima ancora che le ruote smettessero di girare. Noemi la seguì, preoccupata.

"Che state combinando, voi?" esclamò, afferrando lo steccato con le mani.

Christian stoppò la palla e la fissò con beffarda tranquillità. "Giochiamo a calcio. Non si vede?"

Si vedeva benissimo: i ragazzi erano tutti sudati marci, accaldati e puzzolenti. Mattia agitò una mano per salutarla. Alina lo ignorò.

"E proprio qui dovete giocarci?" ribatté. Scavalcò e saltò dall'altra parte. "Non avete un posto migliore dove stare?"

"Ma guarda questa!" rise Christian. "Te lo sei comprato, questo casolare? È roba tua?"

Alina strinse i pugni. No, non era roba sua: era solo un rudere cadente e chiunque poteva oltrepassarne la staccionata. Eppure, quel posto aveva un alone di mistero e segretezza che l'intrusione dei ragazzi aveva completamente rovinato.

Noemi affiancò Alina e incrociò le braccia. "Certo che siete furbi," commentò. "Potete giocare a calcetto al Residence o in paese, invece vi fate tutta la strada bianca, con le buche e i sassi, per venire su questa specie di discarica. Che dire, complimenti!"

Christian rise di nuovo, un suono ruvido e sgradevole che fece venir voglia ad Alina di saltargli su un piede.

"Guardate che mica veniamo qui solo per giocare," rispose. Calciò la palla in direzione degli amici. "Voi continuate, torno dopo." Poi, fece cenno ad Alina e Noemi di seguirlo.

Attraversarono le erbacce, costeggiarono il lato del casolare e giunsero sul retro. Alina lanciò un breve sguardo al mucchio di assi divelte e pensò a Rosanna che la metteva in guardia dal tetano. Girò la testa e vide che qualcuno aveva posizionato una scaletta pieghevole di metallo sotto il davanzale della finestra aperta.

Entrare sarebbe stato una passeggiata.

Christian montò sulla scaletta e lanciò un grido all'interno della casa: "Lollo! Ci stanno Noemi e Alina!" avvertì. "Stiamo salendo!"

Per forza doveva esserci quell'altro idiota, rimuginò Alina.

Noemi esitò. I suoi occhi perlustravano rapidi il terreno, il muro e la finestra, sicuramente alla ricerca di siringhe, chiodi, pezzi di vetro e altri pericoli mortali. Prese una ciocca di capelli rossi e iniziò ad arrotolarla nervosamente intorno al dito.

"Noe, non devi venire anche tu, se non vuoi," mormorò Alina.

La sua amica scosse la testa e sorrise. "Figurati se ti lascio da sola con quei tordi."

Il mistero della casa in riva al mareWhere stories live. Discover now