34. Dove tutto è diverso

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Marzio condusse Alina e il resto del corteo (o delegazione) su per una stretta scala buia che conduceva al piano superiore. Doveva essere passato parecchio tempo dall'ultima volta che qualcuno aveva pulito quegli scalini, ma se non altro l'ombra offriva un piacevole riparo dalla calura della strada.

Nessuno aprì bocca, mentre Marzio raggiungeva un angusto pianerottolo, apriva la porta del suo appartamento e li faceva entrare.

La casa nella quale avevano appena messo piede sembrava consistere in un ingresso e un breve corridoio sul quale si aprivano diverse porte. Il loro passaggio fece turbinare fiocchi di polvere e capelli che giacevano sul pavimento. I muri erano spogli e i mobili che Alina riuscì a intravedere sembravano essere stati selezionati in base a quanto fosse brutta la sfumatura di colore e sgradevole la forma. Il lavandino della cucina era ricolmo di piatti sporchi sui quali volteggiavano le mosche. La luce filtrava da tapparelle abbassate per tre quarti. A giudicare dal silenzio, nell'abitazione non c'era nessuno, a parte loro.

Alina pensò che era la casa più deprimente che avesse mai visto. Sentì che Noemi le stringeva la mano e percepì il disagio della sua amica.

Marzio li guidò in camera sua. Alina varcò la soglia e rimase allibita a guardarsi intorno: nella stanza c'era a malapena spazio per muoversi. Ogni centimetro quadrato appariva ricoperto di libri, scatole di legno, latta e cartone e ciarpame di ogni tipo. Perfino il letto era occupato da una pila di vecchie riviste, una bottiglia di Ferrarelle, un sacco di plastica gonfio di chissà quali contenuti e un'apparecchiatura elettrica aperta in due, con i fili scoperti. L'aria era densa di un odore indefinibile; un misto di sporcizia, colla, saldatura, officina meccanica, vecchia carta, muffa, tabacco e sudore.

Sotto le Converse di Alina scricchiolavano sabbia e terriccio. Il pavimento ne era cosparso.

Noemi arricciò il naso e si mosse con cautela, cercando di non toccare nulla. Rosanna aveva la faccia di chi non può credere ai suoi occhi.

"Ma cos'è tutta questa roba?" esclamò.

Marzio tolse un bidone di vernice da una sedia e sedette rigidamente. Indossava i suoi soliti cargo con mille tasche, una maglietta azzurra chiazzata di sporcizia e sudore e un paio di ciabatte di plastica che stavano iniziando a rompersi. Yuri si accomodò sul ciglio del letto. Alina e le altre dovettero restare in piedi: non c'erano altre sedie, né un centimetro di spazio dove posare il sedere.

"Allora, come avete fatto a prenderlo?" chiese Marzio, sollevando il videogioco e ignorando la domanda di Rosanna.

Alina aveva una gran voglia di interrogare il ragazzo riguardo la casa in riva al mare, ma capì che mostrarsi troppo insistente lo avrebbe fatto chiudere a riccio. Così iniziò a raccontare, con l'aiuto delle amiche, del suo travestimento e di come aveva recuperato il Gig Tiger. Yuri, com'era prevedibile, si fece un sacco di risate. Quando Alina arrivò al punto in cui aveva finto di essersela fatta addosso e si era messa a urlare disperata, vide Marzio sorridere davvero per la prima volta da quando l'aveva incontrato.

Buon segno, pensò.

Finito quel resoconto, ci fu un breve silenzio quasi per nulla imbarazzato.

A sorpresa, fu Marzio a romperlo. "Quei bastardi mi hanno preso di sorpresa, l'altro giorno," spiegò. "Ero al casolare, come al solito, quando sono arrivati. Non volevo andare via, ma mi hanno buttato per terra e mi hanno rubato il Gig Tiger." I suoi occhi puntavano in basso, ma Alina poteva scorgervi ugualmente la rabbia e il rancore impotente.

"Tutti bravi, in quattro contro uno," ringhiò Yuri, nel suo miglior tono da Vero Duro. "Gliela faccio vedere io, la prossima volta!"

"Senti, Marzio, mi puoi dire che cosa facevi al casolare quel giorno? E tutti gli altri giorni?" domandò Alina. Non poteva più girarci intorno: era fuori di sé dalla curiosità.

Il mistero della casa in riva al mareWhere stories live. Discover now