15. Uno strofinaccio da strizzare

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Il diluvio le raggiunse che non avevano ancora percorso metà strada.

Le prime gocce caddero loro addosso lente e pesanti, poi si alzò il vento e la pioggia iniziò a scrosciare di taglio, fitta e implacabile.

Alina indicò una macchia di alberi vicino al sentiero. "Mettiamoci là sotto e aspettiamo che passi!"

"Sei matta?" ribatté Rosanna. "Mai mettersi sotto gli alberi durante un temporale: attirano i fulmini!"

Tra le molte conoscenze delle quali Rosanna si vantava, sembrava esserci anche quella dei vari modi in cui si poteva morire.

"Allora che cavolo facciamo?" gridò Alina.

"Andiamo avanti!" esclamò l'altra, con una mano sulla testa per non farsi strappare il cappello dalle folate.

Alina pedalò più forte, imprecò e strizzò gli occhi: non ci vedeva niente, con quelle secchiate d'acqua che la colpivano in piena faccia. Un tuono rimbombò così forte da assordarla, subito inseguito da una folgore che lampeggiò come il flash di una macchina fotografica. Sotto quelle cortine fitte di pioggia, il mondo sembrava diventato di un uniforme color grigio piombo.

Era tutto molto metal, indubbiamente, ma Alina avrebbe preferito godersi lo spettacolo da dietro una finestra. Era già zuppa fino alle mutande.

Si voltò per vedere se Rosanna le teneva dietro e quella disattenzione bastò a far finire la ruota anteriore della sua bici in una buca profondissima. Alina volò dal sellino, rotolò a terra e piombò in una pozzanghera grossa come un lago.

Rosanna corse subito ad aiutarla. Alina afferrò la mano tesa dell'amica e riemerse imprecando, con le ginocchia scorticate e inzaccherata di fango da capo a piedi.

"Tutto bene?"

Alina allontanò i capelli dalla faccia. "Niente di rotto. Sono solo coperta di melma... e forse ho il tetano!"

"Ti prego, non scherzare sul tetano."

"Scusa."

Quando arrivarono a casa di Noemi, con un'ora di ritardo rispetto all'appuntamento che si erano date, Viviana si mise le mani nei capelli nel vedere in che stato era ridotta Alina. Sembrava uno strofinaccio pronto da strizzare, con i capelli appiccicati allo scalpo, i vestiti infangati e le All Star piene d'acqua.

"Devo farmi una doccia," mugugnò.

Noemi e i suoi genitori la fissavano con l'aria di chi non sa se ridere o piangere. La pioggia, nel frattempo, si era ridotta a poche timide gocce.

"Ricordati di andare al pronto soccorso!" esclamò Rosanna, anche lei fradicia e infangata. Alina si chiese se le Superga bianche della sua nuova compagna d'avventure sarebbero mai tornate al colore originale.

Bartolomeo spalancò gli occhi. "Perché dovrebbe andare al pronto soccorso?"

Alina e Rosanna spiegarono rapidamente del chiodo arrugginito. Di comune accordo, tacquero riguardo al casolare e al ragazzo senza nome: quelli erano dei misteri che volevano tenere lontano dagli adulti e risolvere per conto loro. Raccontarono, invece, che il chiodo spuntava da un vecchio steccato lungo la strada e che Alina si era fatta male quando si erano appoggiate lì per riposare.

"Devi sbrigarti," si raccomandò Rosanna. "Per non far avanzare l'infezione."

"Dici che morirò, se prima mi lavo e mi cambio?" domandò Alina, con una punta di sarcasmo.

"Penso di no."

"Meno male!"

"Non preoccuparti, Rosi," intervenne sollecita Noemi. "Adesso prendiamo la macchina e la portiamo a farsi l'antitetanica, vero?"

"Sì, andiamo subito," confermò Bartolomeo, che a quel punto sembrava in ansia quanto Rosanna. Forse stava pensando a come avrebbero reagito i genitori di Alina, se la figlia si fosse beccata il tetano mentre era ospite a casa sua.

Rassicurata, Rosanna salutò tutti e andò via in bici. Alina fu più che felice di chiudersi in bagno, gettare tutti gli abiti che aveva addosso nella cesta dei panni sporchi, farsi una doccia calda e rivestirsi.

Dopo aver applicato qualche cerotto sulle ginocchia, ricontrollò il misero taglietto che aveva sul braccio e fu tentata di lasciar perdere l'antitetanica; ormai, però, l'aveva detto ai genitori di Noemi, i quali certo non avrebbero voluto che corresse il rischio di orrendi spasmi muscolari, ossa rotte, eccetera.

Aprì la porta del bagno e annunciò che era pronta per uscire.

Il mistero della casa in riva al mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora