46.Ti ricordi di me?

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È il venti dicembre. Da tre settimane a questa parte io e Charlie non ci sentiamo più. Ho provato a chiamarlo ma scattava sempre la segreteria telefonica.
"Ciao, sono Charlie Scott. Al momento non sono disponibile. Lasciate un messaggio" ed un segnale sonoro che ho cominciato ad odiare.
《Esci con Olivia?》domanda mio padre mentre indosso i miei stivaletti neri.
《Sì papà. Andiamo al Havana.》
《Ci sarà anche Charlie?》mi osserva mentre indosso la giacca.
《Forse ha il turno. Non lo so. Mi sono dimenticata di chiederglielo.》mento spudoratamente mantenendo una voce calma e priva di sentimenti.
《Buon divertimento allora!》mi sorride《Non bere troppo.》mi porge dei soldi.
《Grazie.》gli regalo un piccolo sorriso prima di uscire di casa.
Quando salgo sulla macchina di Jackson, Olivia comincia ad "indottrinarmi".
《Quello stronzo deve morire di gelosia.》
《Secondo te se ballo con qualcuno, ci bevo qualcosa assieme e rido a ogni cazzata che dice Charlie sarà geloso?》domando retoricamente《Non mi risponde neanche al telefono.》le ricordo《Non gliene frega nulla di me.》ormai mi sono messa l'anima in pace dopo aver pianto per giorni. Fa male, tanto male, ma è la verità nuda e cruda. Prima l'accetto meglio è.
《Avresti dovuto dirglielo in faccia.》mormora Jackson.
《Lo so ma non ce l'ho fatta.》mi stringo nelle braccia mentre l'auto avanza indisturbata.
《Non te ne sto facendo una colpa. Forse sarebbe andata allo stesso modo o peggio.》
Peggio. Mi avrebbe spezzato il cuore ancora di più. Mi avrebbe detto parole che mai avrei potuto dimenticare. Il silenzio mi fa male ma è comunque meglio di qualsiasi altra parola.
《Già.》sussurro.
Per il resto dal tragitto resto zitta mentre i miei amici chiacchierano tra loro. Non li ascolto minimamente mentre prego una qualche divinità che Charlie non abbia il turno e non abbia deciso di venire a divertirsi proprio lì dove sto andando anch'io.
La prima cosa che faccio quando metto piede nel locale è guardare il bancone, ma non lo vedo.
《Jess, tu cosa vuoi?》domanda Olivia.
《Una cola.》le sorrido passando i soldi a Jackson.
《Voi andate al tavolo, io vi prendo da bere.》il ragazzo si allontana.
《Charlie non ha il turno.》
《Meglio.》sorrido.
《Bugiarda.》mi canzona mentre ci sediamo《È chiaro che vuoi vederlo.》
《Sì, come no.》osservo le persone in pista.
《Jessica!》una voce mi richiama ed io mi guardo attorno《Ciao.》Samuel mi sorride.
《Ciao Sam.》mi sforzo di ricambiare.
《Ciao, sono Samuel. Amico di Charlie.》si presenta anche ad Olivia.
《Quello stronzo respira ancora?》domanda acida la mia amica dopo essersi presentata ed io la fulmino con lo sguardo.
《Smettila Olivia.》è Jackson a parlare《Sono Jackson.》
《Samuel, piacere.》si stringono la mano《Comunque sì, respira ancora.》sorride.
《Mi dispiace.》guardo gli occhi scuri di Samuel, chiedendo perdono per non aver mantenuto la parola data.
《Ma di cosa?》si siede accanto a me《Non hai colpa se Charlie non riesce ad accettare quello che provi.》mi prende la mano《Si sta addossando colpe da settimane, ma è giusto così. È lui che ha sbagliato.》
《È qui?》
《Sì.》e mi indica il bancone. Indossa una felpa bianca e jeans neri; in una mano tiene un bicchiere pieno di alcol mentre l'alta mano è tra i capelli che si tortura《Ha una resistenza all'alcol strabiliante.》
《Quanti ne ha bevuti?》domanda Olivia.
《Quello è il terzo, più cinque vodke lisce.》
《Perché non lo fermi?》domanda Jackson.
《Non servirebbe. Con lui è tutto fiato sprecato.》rispondo io.
《Jessica ha ragione.》
《Gli ultimi esami come sono andati?》chiedo.
《Tutti trenta tranne un ventinove. Bassino per i suoi standard.》
《Noi andiamo a ballare.》Olivia e Jack si alzano dal divano mentre io bevo un sorso di coca-cola.

••••

Sono in pista con Olivia che sta cercando di farmi divertite.
《Hey Jessica.》qualcuno mi tocca la spalla ed io mi giro di scatto, non riconoscendo il tocco《Ti ricordi di me? Sono John.》è alto, biondo, occhi castani《Ti avevo dato il numero qualche tempo fa.》
Poi ricordo: quella sera mi ero ubriacata, Charlie mi aveva fatto bere acqua e limone e io la mattina avevo trovato un biglietto nella tasca dei jeans con un nome ed un numero di telefono.
《Sì, ricordo! Penso di averlo perso il numero.》
《Stasera stai meglio.》
《Ho evitato di bere troppo.》
《Ti va di ballare?》
Mi giro verso Olivia che però è scomparsa.
《Certo.》accetto mentre parte un lento. John mi avvicina al suo corpo appoggiando una mano alla base della mia schiena e comincia a ballare.
《Sei con il tuo ragazzo?》domanda ad un tratto. Ha una memoria pazzesca.
《No, da sola.》ci guardiamo negli occhi《Tu sei con qualcuno?》
《Con i miei amici, come sempre.》mi fa fare una giravolta《Dunque il mio numero lo hai perso.》sorride.
《Già. Quella sera ero stordita.》
《Posso dartelo di nuovo se vuoi. E questa volta vedi di non perderlo o bruciarlo.》mi fa l'occhiolino mentre la canzone finisce.
《Non l'ho bruciato!》rido per la prima volta nella serata.
《Ci credo. Hai un sorriso troppo bello per mentire.》mi accarezza la guancia sinistra. Chiudo gli occhi e davanti a me ho Charlie: il sorriso ampio, gli occhi celesti che brillano nell'oscurità, il suo corpo caldo, il tocco leggero sulla mia pelle, il suo fiato leggero sulle mie labbra.
Riapro gli occhi e noto che il viso di John è eccessivamente vicino al mio.
《Ti spiace se vado a sedermi?》domando mentre le persone ballano attorno a noi.
《No, assolutamente. Ti accompagno.》mi prende per mano.
Sento uno sguardo fisso su di noi, ma faccio di tutto per ignorarlo e non voltarmi.
Come lui ignora me, io ignoro lui.
Io e John parliamo. Scopro che anche lui è all'ultimo anno di liceo alla Edison e che dopo vorrebbe studiare astrofisica. Sa suonare la chitarra ed è discretamente bravo a calcio.
《E non vuoi essere un astronauta?》
《No. Preferisco fare calcoli piuttosto che andare nello spazio. E poi l'uomo è limitato da questo punto di vista.》
《Kant aveva ragione.》mormoro.
《Se non me lo avessi detto prima penserei che vuoi andare a fare filosofia.》mi prende in giro bevendo il contenuto del suo bicchiere.
《Sarei seguace di Kierkegård probabilmente.》rifletto.
《E perché? Non è un tipo allegro.》John mi guarda.
《Infatti.》sorrido《Timore e tremore. La malattia mortale. Il concetto dell'angoscia.》dico i titoli di alcune sue opere《Angoscia e disperazione da tutte le parti.》
Il ragazzo scoppia a ridere.
《E Schopenhauer?》
《Quello scriveva delle cose, ma alla fine nella vita vera se la spassava.》
《Davvero?》
《Certo. Altro che castità!》ride ancora.
《Sei davvero fantastica.》
《Grazie.》abbasso di poco lo sguardo《Neppure tu sei male.》
《Detto da te significa moltissimo.》mi circonda le spalle con un braccio ma subito dopo lo toglie per prendere il proprio cellulare《Cavolo, i miei amici si sono accorti che sono sparito. Incredibile!》dice ironico《Sono ore che sto con te e loro si sono accorti della mia scomparsa solo ora.》
Guardo l'ora sul cellulare. Quando sono andata in pista con Olivia erano le dieci e ora sono le due del mattino. Cavolo, come vola veloce il tempo!
《È tardissimo.》mi guardo attorno alla ricerca di Olivia e Jackson. Sono in pista e si stanno divertendo parecchio visto che non si scollano dalle labbra dell'altro. Punto lo sguardo sul bancone dove Charlie è rimasto seduto per tutta la sera a bere.
Se ho visto bene non si è annegato nell'alcol, ma ha bevuto lentamente e con una certa moderatezza.
《Hai bisogno di uno strappo per andare a casa?》John mi guarda.
《In effetti sì.》
《Dai, ti accompagno.》si alza porgendomi una mano.
《Grazie, ma non voglio disturbarti. Prendo un taxi.》
《Nessun disturbo. Andiamo.》mi trascina con sé ed io lo lascio fare. Mi porta verso una macchina grigia, piccola, perfetta per una città come Seattle《Non è una Lamborghini, bensì una Opel, però profuma di pulito.》mi apre la portiera ed io rido per la sua affermazione.
《Sì, profuma di pulito.》concordo quando sale al volante《Mi piace. Cos'è? Limone?》
《Proprio lui.》parte《Ora, posso sapere dove ti devo portare?》
Gli dico l'indirizzo e lui annuisce. Nel tragitto verso casa chiacchieriamo ancora del più e del meno.
《Grazie per il passaggio.》gli sorrido una volta che l'auto si ferma vicino al marciapiede davanti all'entrata del palazzo.
《Figurati Jessica.》ricambia il sorriso《Qualche volta dovremmo uscire a bere un caffè. È bello parlare con te.》
《Con piacere. Tanto il numero ce l'hai.》
《Ed il telefono non lo puoi bruciare.》mi fa l'occhiolino.
《E tu che ne sai?》scendo dall'auto e lo saluto con la mano《Buonanotte John.》ed entro nel palazzo.

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Ciao a tutti! Come state?
Ho deciso di aggiornare ancora perché non so quando riuscirò a farlo di nuovo. Spero che abbiate la pazienza di aspettare un nuovo aggiornamento e che non buttiate questa storia nel dimenticatoio.
Mi auguro che questo capitolo vi sia piaciuto e non vedo l'ora di risentirvi!
Un bacio 😘

Walk With MeWhere stories live. Discover now