Luce artificiale

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Luce artificiale

Quando non ricevi mai lettere d'amore, devi far finta che qualsiasi cosa sia una lettera d'amore.

(Peanuts–  Charles M. Shulz)

"Si può sapere dove diavolo sei finita?"

"Kat, vuoi rispondere?! Ti stiamo cercando dappertutto!!"

"Ti prego, non farci preoccupare..."

Sto per spegnere il cellulare e gettarlo nella borsetta, quando la voce di Bob mi fa sussultare.

–Dovresti rispondere alle tue amiche e dire loro che sei al sicuro. – mantiene lo sguardo fisso sulla strada.

Nel cielo, tutto è un tripudio di colori. Fuochi d'artificio spettacolari trapassano le nuvole, fondendosi con coriandoli e festoni colorati.

Sono contenta che alla fine sia venuto a prendermi lui e non la mamma. A quest'ora lei probabilmente sarebbe intenta nel farmi qualche scenata, sapendo che sono uscita tutta sola dal locale, e che un barbone mi ha vomitato vicino alle scarpe. In più, Bob mi ha ricordato che sono una persona dotata di un lato razionale, e non solo di quello emotivo.

"Scusatemi, ho avuto un improvviso bruciore di stomaco dovuto probabilmente a quel bicchiere di aranciata che ho bevuto prima di uscire. Sto bene, tranquille. Sto tornando a casa con Bob. Divertitevi anche per me, mi raccomando! Ci sentiamo domani e... tanti auguri!" – digito in fretta.

Non mi va di rovinare anche la loro serata con i miei stupidi piagnistei. Quando arriverà il momento, mi prometto di raccontar loro ogni cosa.

Poi, quando sto per spegnere davvero il cellulare, si illumina di nuovo tra le mie mani.

"Leen, che succede? Stai bene?"

Lo spengo, premendo con forza il tasto di spegnimento.

Non so nemmeno io se dovrei essere arrabbiata con lui. Cioè, no. Per cosa dovrei essere arrabbiata con lui? Non siamo fidanzati. Non stiamo insieme. Non gli piaccio più. Non sono Malia. Eppure, in questo momento mi sento anche arrabbiata, oltre a tutte le altre cose.

Ma forse sono solo arrabbiata con me stessa.

Getto il cellulare nella borsa, sperando che ne venga inghiottito e che non lo ritrovi più. Non voglio sentire nessuno. Non voglio vedere nessuno. Voglio solo stare da sola, in silenzio.

–Ti va di raccontarmi cosa è successo? – mi domanda Robert.

Raccolgo un po' di coraggio prima di rispondergli. In questo momento anche solo aprir bocca mi costa fatica.

–Te l'ho detto... non mi sono sentita tanto bene, ho avuto un forte mal di pancia, e ...– deglutisco, recitando la mia parte. – sono uscita fuori per prendere un po' d'aria. Poi un barbone mi si è avvicinato e ha vomitato vicino alle mie scarpe. Insomma... non è stata proprio la mia serata fortunata. – provo a sorridere, ma non ci riesco.

Sento le guance secche e dure, come se fossero diventate di plastica. Il trucco colato si è asciugato, dandomi l'aspetto di un pagliaccio gotico.

–Quindi hai pianto per il dolore alla pancia?

–Sì. – mi impongo di non guardarlo negli occhi.

–Mi era sembrato di capire che fossimo diventati amici, Kat. – ha un tono di voce tranquillo.

Dovrebbe essere nervoso, invece. Dovrebbe urlarmi contro perché gli ho rovinato la serata con la mamma, con la donna che gli piace. Probabilmente mio padre lo avrebbe fatto. Probabilmente, però, lui non sarebbe venuto neanche a prendermi.

Come (non) innamorarsi di Holden MorrisWhere stories live. Discover now