Speciale: Ci credo

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Ciao girasoli! Prima di lasciarvi al capitolo voglio fare una piccola precisazione per chi non mi segue su Instagram o non ha comunque visto le mie storie: questo speciale è il capitolo "Cicatrici–parte 2" rivisitato dal punto di vista di Holden. Proprio in quest'ultimo capitolo vi avevo chiesto quale vi sarebbe piaciuto rileggere dalla sua prospettiva, e questo e quello di Halloween sono stati i più gettonati. Li ho messi a confronto, così, in un sondaggio su Instagram e la seconda parte di Cicatrici è risultata quella vincente. Spero vi piaccia!

SPECIALE

"Cicatrici" dal punto di vista di... Holden

Ci credo

Linus: Tu hai paura di essere felice. Non pensi che la felicità ti farebbe bene?
Charlie Brown: Non lo so. Quali sono gli effetti collaterali?

(Peanuts– Charles M. Schulz)

Mi sono sempre chiesto quale sensazione devono aver provato John Nash, Albert Einstein, Marie Curie e tanti altri studiosi dopo aver capito che la soluzione a quei problemi su cui stavano lavorando da tempo fosse finalmente quella corretta. Dopo essere arrivati ad un risultato da loro tanto atteso. Studi, speranze, fatica, fallimenti e poi... la vittoria.

Una sensazione di appagamento e di felicità o di apatia? Essere soddisfatti per avercela fatta, oppure non sentire nulla perché quasi non ci si crede di avercela fatta?

La situazione è questa: ho diciassette anni, quasi diciotto, e credo che ricevere una dichiarazione da una ragazza per cui ho provato qualcosa di forte sin dalla prima volta che l'ho vista sia stato come ricevere un Premio Nobel. Anni di osservazioni, di ricerche, di speranze, di illusioni, di tentativi e poi... ce la fai. Dovrei esserne felice. Ma non lo sono. Sto male. Ho mandato tutto a rotoli.

Ho iniziato a vivere in modo apatico. Sveglia, scuola, lavoro e tutto ricomincia da capo, giorno dopo giorno.

L'apatia.

Non trovare più nulla interessante. Aprire un libro e smettere di leggerlo dopo sole poche pagine perché la concentrazione fa brutti scherzi e la mente si diverte a rivivere scene che non dovrebbe. Accendere la tv e cambiare canale ogni secondo perché tutto sembra incredibilmente stupido e noioso. Vivere in modo meccanico.

Capisco di aver toccato il fondo quando anche risolvere dei problemi, anche quelli più difficili, mi stanca e mi annoia.

Da quando io e lei abbiamo smesso di parlarci, tutto ha perso d'improvviso interesse. Mi stavo abituando ai suoi sorrisi, ai suoi occhi ridenti ad ogni mia battuta, ai suoi tocchi, a volte involontari, in grado di mandarmi in tilt il cervello.

Vivere per tanti anni con l'unica compagnia di Malia e di Taylor prima e dopo di Taylor soltanto, mi aveva portato a costruire una quotidianità a cui ormai mi ero abituato. Una routine che lei ha sconvolto con il mio permesso. Sono io che l'ho cercata. Sono io che le ho fatto una corte sfacciata. Sono io che le ho detto che avrei annichilito i miei sentimenti per lei perché il desiderio di averla accanto, anche solo come amica, era troppo forte.

Mi manca. Terribilmente.

Ho capito che starle vicino mi rende diverso. Fa emergere tutto ciò che c'è di buono in me. Quando sono solo sento le tenebre stingermi stretto e farmi male.

Mi manca. Più di quanto mi mancò quel periodo in cui mi chiese di prenderci una pausa. Quei giorni a prevalere era quasi il fastidio. Ci eravamo baciati. Avevo ricevuto il mio primo bacio. Il mio cuore era scoppiato. E l'unica cosa a cui pensava lei era tenermi lontano e convincermi a trovare una nuova cotta, cosciente che far incontrare le nostre labbra mi avrebbe reso tutto più difficile. Non avevo esitato ad accettare la sua idea. Averla lontano mi avrebbe solo giovato.

Come (non) innamorarsi di Holden MorrisWhere stories live. Discover now