Cicatrici (Parte 1)

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Cicatrici

–Parte 1–

Lucy: Tu sei troppo passivo Charlie Brown! È che non ti batti sul serio, non domini la vita! Devi prendere la vita per il collo e scuoterla! Devi prenderla a pugni in faccia!
Charlie Brown: Non basta se la sgrido?

(Peanuts– Charles M. Shulz)

Il coach mi blocca nel corridoio dopo una lezione con miss Parker. Non è decisamente il massimo vederlo dopo aver fatto Amleto. Con la sua stazza mastodontica si piazza di fronte a me, bloccandomi il passaggio.

–Ti sei ripresa, Foster? – domanda, mostrando senza troppa eleganza la gomma da masticare che stringe tra i denti.

Chiaramente non gli interessa davvero sapere la mia risposta, dato il modo scocciato con cui mi guarda.

La carnagione olivastra si scontra con il bianco della sua maglietta a maniche corte su cui svetta in viola la scritta "Lakers" e che non si risparmia di mettergli in evidenza la pancetta da birra. Sui capelli più sale che pepe un berretto arancione dà l'idea di essere stato usato fin troppe volte.

Delle rughe a zampe di gallina gli segnano la pelle attorno agli occhi piccoli, le cui palpebre sbattono sempre troppo velocemente quando parla.

–Sì, coach! Ora sto bene.

Annuisce con uno sbrigativo cenno della testa.

–La prossima settimana sarai esonerata dalla lezione di mercoledì. Tu e il resto della squadra maschile e femminile giocherete una partita contro il liceo Mark Twain a Tillamook. Non dovrai sganciare un soldo; l'autobus è pagato dalla scuola. Dovrai solo far firmare una liberatoria ad uno dei tuoi genitori. Tutto chiaro?

Prendo ad avere un piccolo tic all'occhio destro. Ho sentito la parola 'giocherete', ma forse tra i postumi della febbre c'è anche il mal di orecchie. D'altronde me lo aveva diagnosticato anche Holden.

–Verrò in qualità di raccattapalle, coach? – lo guardo, preoccupata.

Ora è il turno dell'occhio sinistro di avere un piccolo tic.

Alza gli occhi al cielo, facendo poi un sonoro sospiro.

–Certo che no, Foster. Svegliati! Giocherai con la squadra femminile. Bloom mi ha detto che la loro ala grande si è fatta male. Mi sembra ovvio, perciò, che sarai tu a prendere il suo posto.– dice con tranquillità.

Per un momento il mio cuore si ferma, così come il mio respiro.

Potrei morire da un momento all'altro. Me lo sento.

Io, io, Kathleen, l'imbranata che ha fatto perdere il liceo contro la scuola media, giocare una partita a basket contro un'altra scuola?

–Ma... signore, io... non sono pronta, non sono minimamente allenata, io...– parlo con foga.

Mi ferma con un gesto della mano.

–Hai insistito tanto per entrare in squadra, no? Adesso potrai mostrare a tutti il tuo talento naturale! Per quanto mi riguarda, in ogni caso, puoi anche rimanere ferma sul campo. L'onore della scuola è in mano ai ragazzi. – mi dà una pacca sulla spalla, emettendo una risata del tutto sgraziata. – Fatti dire da Bloom se puoi in qualche modo essere d'aiuto.

Mi scocca un'ultima occhiata e se ne va.

Rimango a fissare il vuoto per minuti interi, con i pensieri, le ansie e le preoccupazioni che si accavallano nella mia testa.

Come (non) innamorarsi di Holden MorrisWhere stories live. Discover now