Cicatrici (Parte 2)

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Cicatrici

–Parte 2–

Shermy: Vedi questa piccola cicatrice? Me la sono fatta l'estate scorsa cadendo dal triciclo... Tu hai delle cicatrici, Charlie Brown?
Charlie Brown: Un sacco... ma sono tutte mentali!

(Peanuts–  Charles M. Shulz)


Quando ero piccola c'era un film che mia madre adorava guardare. Si chiamava "Ricomincio da capo" e in pratica parlava di questo tizio antipatico, Phil, che d'improvviso si trova incastrato in un circolo temporale. Suona la sveglia, si alza, e fa le sue cose. Il giorno dopo tutto si ripete nello stesso identico modo. Il giorno dopo ancora e tutti gli altri a venire, uguale.

Ricordo di essermi chiesta più di una volta come sarebbe stato se mi fossi trovata a vivere io una situazione simile alla sua.

Ebbene, a modo mio devo essermela tirata perché sto vivendo esattamente una situazione alla Phil.

Suona la sveglia; in casa rimbomba "Poison" di Alice Cooper; Wolverine va alla ricerca di cibo; infilo le pantofole a orsetto; vado in bagno; faccio colazione con pane bruciato e marmellata di dubbia qualità; mi vesto e vado a scuola.

A scuola seguo le lezioni come non ho mai fatto in vita mia, prendendo ogni più piccolo appunto e provvedendo a cancellare con il bianchetto ogni cornicetta di "K+A" che imbratta i miei quaderni; parlo con Chas e con Pam, o meglio, le ascolto; vado a mensa; continuo a fare la raccattapalle, fingendo di fissare il campo, ma concentrandomi in realtà su una piccola macchiolina a forma di nuvola che si trova sulla parete frontale, poi, quando non sto con Phoebe, mi rintano in casa a fare i compiti.

La matematica continua a farmi schifo, eppure mi ritengo piuttosto brava adesso. Okay, non esageriamo. Bravina. Ecco, va meglio.

Tutto così finché una settimana finisce e ne inizia un'altra. Ne finisce una e ne inizia un'altra.

È come se d'improvviso non abitassi più il mio corpo. Come se fossi una spettatrice esterna, silenziosa e passiva, che guarda la vita passarle davanti. Come se ogni stanza, dentro di me, fosse buia e chiusa e ora come ora non avessi la forza di far entrare anche il più piccolo raggio di sole.

Da quanto Bob mi ha autorizzato a provare tutte la tristezza di questo mondo, faccio molto la melodrammatica, me ne rendo conto. Ma ho tutto il diritto di esserlo. Mi merito di essere melodrammatica.

Chas e Pam sono diventate molto protettive nei miei confronti. Non mi lasciano mai sola, mi fanno ascoltare nuove canzoni, raccontano battute e provano a rendere la mia quotidianità più leggera, inondandomi di gossip spicciolo e aiutandomi a definire i dettagli del P.V., Piano Vendetta, nei confronti di Adam Johnson. Con loro la discussione in merito è andata a colpire due tasti: la reputazione e i mass– media. Per essere chiari: se vuoi distruggere una persona devi rovinarle la reputazione e per rovinarle la reputazione devi usare i mezzi di comunicazione. Il più importante mezzo di comunicazione nella nostra scuola? Il giornalino scolastico a cura di Henry Horwitz e di Patricia.

Praticamente, sin da quando Pam e Chas mi parlarono di un ruolo che avrei avuto nei confronti di Adam, dopo il primo appuntamento tra Chas e l'idiota, nei loro piani c'era sempre stato il giornalino e la pseudo infatuazione che Henry ha sempre mostrato nei miei confronti. Ho accettato, non avendo nulla da perdere. Ora non mi resta che convincerlo, fissare i dettagli con lui e il gioco dovrebbe essere fatto.

Tenere la mente occupata tutto il tempo mi sta aiutando, ma non passa giorno in cui almeno per un momento la mia mente torni lì. A quello che è successo. Ad Adam, alle sue mani non richieste, alla sua bocca non richiesta, e al senso di paura che è stato in grado di farmi provare per interi minuti, facendomi sentire niente di più che una bambolina stretta tra i suoi artigli affilati. Non so cosa sarebbe successo se non fosse stato interrotto, se non fosse entrato nessuno. Mi domando se da sola sarei riuscita ad allontanarlo.

Come (non) innamorarsi di Holden MorrisWhere stories live. Discover now