Prologo

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Stanca.
Era esattamente così che mi sentivo nell'ultimo periodo, spenta e priva di qualsiasi tipo di energia. Rimasi imbambolata a fissare il vuoto con le gambe che penzolavano giù dal letto. I pensieri negativi non mi davano tregua, sembrava che lo facessero apposta. Erano lì, pronti ad annientarmi qualsiasi scelta io prendessi. Mi sentivo sporca, triste, vuota, angosciata. E mentre cercavo di combattere il caos nella mia testa, mia mamma al piano di sotto stava combattendo con qualcos'altro o meglio, qualcuno: mio padre, James Brown.

Loro litigavano spesso, ma nell'ultimo periodo le loro discussioni erano diventate sempre più frequenti. Avrei tanto voluto andare lì da loro ed intromettermi, difendere mamma dalle grinfie di quell'uomo che ormai da tempo avevo smesso di chiamare padre, ma purtroppo non ne avevo la possibilità e questo mi faceva sentire malissimo. Potevo solamente guardare, senza avere la possibilità di agire. In poche parole, ero un'impotente.

Tutta quella situazione per me era diventata ingestibile, ero sull'orlo dell'ennesima crisi. Da quando James aveva fatto ritorno a casa, le incomprensioni fra me e mamma erano aumentate notevolmente. Questo faceva parte del suo piano, voleva creare delle incomprensioni fra di noi e allontanarci sempre di più.

Diceva che non meritavo il loro amore, che ero frutto di un errore.
Diceva che ero solo una bambina capricciosa che avrebbe dovuto punire.
Diceva che non ero abbastanza per lui, che si meritava di meglio.
Ero solo una mela marcia, caduta dall'albero nel momento sbagliato.

Molti affermano che il primo amore nella vita di una ragazza sia sempre il padre, ma se ciò che vivevo io fosse stato realmente amore, non avrei mai più voluto sperimentare una simile emozione. Mi sarei limitata a trovare rifugio in un piccolo nascondiglio e a rimanere lì per sempre.

Ma se dovevo essere totalmente sincera, l'unica persona per la quale potevo dire di provare un forte sentimento, era mia madre. Lei non mi aveva mai fatta sentire sbagliata, il suo supporto per me era fondamentale. E nonostante avesse avuto mille occasioni, non si era mai permessa di screditarmi o umiliarmi. E dati i vari riguardi che aveva nei miei confronti, io condividevo tutto con lei.

La rendevo partecipe delle mie emozioni, delle mie paure e di tutto ciò che mi affliggeva. Dopo una giornata impegnativa, il mio unico pensiero era gettarmi fra le sue braccia. Aveva la grande capacità di farmi sentire protetta, quando ero con lei percepivo un calore materno immenso. Era l'unica certezza che avevo nella vita.

Sarebbe stato molto più semplice vivere solo con lei, senza di James. Lui mi faceva tanta paura, per i suoi modi di fare e soprattutto per il modo malsano che aveva di farmi capire le cose. Sfruttava anche le occasioni più stupide per mettermi le mani addosso e esprimere tutto il suo disprezzo nei miei confronti. 

Non meritavo di stare in casa con lui, non meritavo la sua attenzione, non meritavo il cibo e tutte le attenzioni che la mamma mi rivolgeva.

Lei ovviamente era ignara di tutto ciò. Non volevo darle dispiaceri, mi sarei sentita profondamente in colpa a dirle che l'uomo che aveva sposato era un perfetto bastardo. Inoltre, la tremenda paura di rivelarle tutto quello che mi aveva fatto mi opprimeva, facendomi sentire chiusa in una buia e piccola gabbia.

Non c'era via di uscita, ero sicurissima che se avessi detto anche solo una parola di troppo le sue azioni avrebbero portato a delle gravi conseguenze. Non si sarebbe fermato fino a quando non avrebbe sentito l'ultimo respiro fuoriuscire dalle mie labbra.

Proprio per questo, ogni volta che quell'uomo entrava in casa la paura prendeva la meglio. Tutti i muscoli del mio corpo si irrigidivano, le gambe cominciavano a tremare e le mani non smettevano mai di sudare.

Solitamente dopo questi momenti mi capitava di domandarmi se un giorno tutto lo schifo che stavo vivendo sarebbe finalmente finito o se il mio destino era proprio questo: soffrire.

I need youWhere stories live. Discover now