Logan (23)

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"Tutti abbiamo dei desideri che preferiremmo non svelare ad altre persone e desideri che non ammettiamo nemmeno di fronte a noi stessi"
Sigmund Freud

L'incontro con le mie pazienti aveva suscitato una reazione piacevolmente inaspettata nei confronti di Isabel. Una volta rimasti soli, mi aveva confessato di voler guarire. Ma c'era stato un piccolissimo cambio di programma, un fattore che non avevo preso in considerazione, qualcosa che avrebbe cambiato il mio modo di approcciarmi a lei.

«Justin, sono io.» Dopo averla tranquillizzata, lasciai che si dedicasse alle sue attività pomeridiane. Io invece, continuai a bussare ininterrottamente alla porta di mio fratello. Avevo un'urgente bisogno di parlargli. «Grazie a Dio» esclamai, una volta entrato all'interno della sua stanza. 

«Non avevi da fare?» domandò, alzando un sopracciglio. «Si tratta di Isabel» dissi, cercando di non pensare che piacesse anche a lui. «Che cosa è successo?» chiese, visibilmente preoccupato. «Ho sempre sbagliato sul suo conto, non soffre di disturbi alimentari. È affetta dal borderline» affermai, consapevole di aver fatto un grave errore. «Cazzo» disse, passando una mano fra il ciuffo. «Ne sei sicuro?» chiese, incredulo. Avevamo sempre dato per scontato che il suo rifiuto per il cibo fosse causato da una sua insicurezza. E invece no. 

Come avevo potuto, da professionista, dare una conclusione così affrettata?
La risposta era semplice: ero concentrato sul suo corpo.
Il forte desiderio che avvertivo, comprometteva tutto.
E forse, avrei dovuto metterlo da parte.

«Ne sono sicurissimo, adesso tutto torna. I suoi continui sbalzi d'umore, l'autolesionismo, un'immagine di sé instabile» continuai a parlare, pensando a quello che avrei potuto fare per aiutarla. Poi, mi accorsi che stavo mentendo a me stesso. La situazione era cambiata, non sarebbe bastato sussurrarle un "sei bellissima", non sarebbe bastato farla poggiare sulla mia spalla. Serviva l'aiuto di persone esterne, io avrei dovuto mettermi da parte.

Con tutto quello che era accaduto, Isabel non avrebbe mai potuto fare affidamento su di me. Non mi vedeva come una figura professionale, ma come un ragazzo che aveva una gran voglia di infilarsi nei suoi slip. E lì realizzai di essere stato un perfetto egoista. Un bastardo che fra mille donne, voleva proprio lei. 

Provavo ribrezzo nei miei stessi confronti e forse, lasciarla andare, sarebbe stata la scelta migliore.

«Cosa pensi di fare adesso?» domandò, facendo sì che rimanessi in silenzio. «Non lo so neanche io, credimi» sussurrai, gettandomi sul letto. «Da una parte vorrei non esser mai arrivato a questa conclusione, dall'altra penso che lei abbia bisogno di un po' di tempo per se stessa. Continuare a starle accanto sarebbe da stronzo» confessai, nonostante sentissi ancora una volta quel fastidioso bisogno di starle accanto. 

«E come pensi che la prenderà?» chiese, facendomi captare tutti i suoi pensieri. Aveva ipotizzato che se l'avessi lasciata andare, avrebbe avuto una reazione totalmente opposta a quella che immaginavo. Si sarebbe sentita tradita e la speranza di farle iniziare una terapia sarebbe andata a farsi fottere.

«Non ne ho idea» confessai, consapevole che prima o poi, mi avrebbe odiato con tutto il suo cuore. «Lo vuoi un consiglio?», domandò.
Annuì.

«Dovresti essere sincero con lei, e parlarle liberamente. Senza schemi o programmazioni. Va' e falle capire in che posizione vi trovate.» E per la prima volta in vita mia, trovai utile un suo consiglio. «Vacci adesso, non aspettare ancora» consigliò, fornendomi la giusta carica per poter affrontare la situazione. 

Mi alzai dal letto e iniziai a cercarla per tutta la villa, cosa abbastanza complicata data la sua grandezza. Ispezionai ogni singola stanza, ma niente. Non c'era alcuna traccia della principessa. Era rimasto un solo un ultimo piano e stavo seriamente iniziando a preoccuparmi. Utilizzai l'ascensore e non appena le porte si spalancarono, una splendida visione mi mozzò il fiato. 

I need youWhere stories live. Discover now