Isabel (5)

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"La gente non ha bisogno di affetto. Quello di cui ha bisogno è il successo, in una forma o nell'altra. Magari successo in amore, ma non necessariamente."                                                                                      Charles Bukowski

Era Mason, l'unico dei suoi fratelli che sembrava avere la mia stessa età. Ci guardò con attenzione mentre eravamo lì, distesi sul pavimento, l'uno sopra il corpo dell'altro. E dovetti riconoscere che ebbe una reazione abbastanza diversa da quella che entrambi ci saremmo aspettati. Si limitò a rivolgerci un sorrisino per poi recarsi nuovamente al piano di sopra. In un rapido movimento mi alzai e con i palmi delle mani mi ripulii i pantaloni dai vari granelli di polvere.

«Anche tuo fratello è qui?» domandai, anche se la risposta era abbastanza ovvia. «Sì Isabel, penso che tu l'abbia potuto vedere con i tuoi stessi occhi» rispose, facendo l'antipatico. «Io, lui e mio padre stavamo alternando i turni, nell'attesa che tu tornassi» continuò, mostrandomi a trecentosessanta gradi ciò che stava succedendo. «Suppongo che dormirai in casa mia, giusto?» marcai con la voce la parola mia e aspettai una sua reazione. «Non sei contenta?» rispose a sua volta con una domanda, facendomi roteare gli occhi.

«Avrai l'opportunità di fare questo movimento anche in altri contesti» affermò, con un sorrisetto spiaccicato sul volto. «Adesso è meglio che vada, devo fare la doccia» dissi, ignorando la sua battutina, per niente gradita. E nonostante cercai di nascondere l'evidente imbarazzo che la situazione mi aveva procurato, ero più che certa che l'avesse intuito, d'altronde era uno strizzacervelli.

Senza esitare, gli diedi le spalle e iniziai a percorrere la lunga scalinata, sperando di non imbattermi nel fratello che ci aveva visto beccato in una situazione alquanto scomoda poco prima.

Che figura di merda.

 «Ah Logan» richiamai la sua attenzione, voltandomi verso di lui. «Grazie» mimai fra le labbra e in risposta, chinò il volto dall'alto verso il basso, sorridendo.

Entrai nella mia stanza e presi tutto ciò che mi sarebbe servito per un breve momento di relax, solo dopo mi diressi in bagno. Mi privai dei vestiti e aprii il getto d'acqua calda, facendola scivolare su tutto quanto il mio corpo. Una sensazione alquanto magnifica, era incredibile quanto mi rilassasse. Già da tempo, avevo deciso di mettere al primo posto me stessa.

Ogni qualvolta che ricavavo un po' di tempo libero, lo impiegavo facendo allenamento, anche se riconoscevo che nell'ultimo periodo stavo esagerando. Per me erano diventati un'ossessione, un qualcosa che dovevo per forza compiere almeno tre volte al giorno. Non potevo stare senza, sarei impazzita.

Avevo molta paura che criticassero il mio aspetto fisico, di conseguenza, mi impegnavo al massimo nei vari esercizi. Non volevo più ricevere prese in giro. Avrei solo voluto essere bella come tutte le altre ragazze della mia età. 

E in quel momento, tornarono a galla tutti i ricordi della mia infanzia. La piccola Isabel, di soli nove anni, che voleva fare amicizia con le sue compagne di classe, per poterci giocare insieme. Invece no, ero costretta a stare chiusa nella mia cameretta, perché nessuno mi apprezzava per quello che ero. Si soffermavano solo sull'aspetto fisico, senza neanche darmi l'opportunità di farmi conoscere. Per loro non esistevo, ero l'emarginata.

Ricordo ancora quando, presa dall'esasperazione, afferrai il cellullare di mia madre e cercai su internet alcuni tutorial che mi avrebbero aiutata a dimagrire velocemente.

Avevo solo sette anni e la mia preoccupazione era questa.

Speravo che, perdendo peso, sarei stata bella come tutte le altre.

I need youWhere stories live. Discover now