Isabel (7)

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  "A volte bisogna lottare così duramente per la vita che non resta più tempo per viverla."                                                                      Charles Bukowski

Incredibile, avevo appena scoperto che da domani sarebbe iniziato un nuovo capitolo della mia vita. E ad essere sincera, mi spaventava da matti il solo pensiero di dover cambiare tutto. Nonostante in quella casa conservassi solo brutti ricordi, non volevo separarmene. Lì dentro conservavo una piccola parte di me, e non volevo per alcun motivo che andasse perduta.

«Perché proprio a me, cazzo» sbottai, mentre scaraventai il primo oggetto che trovai davanti sulla superficie del pavimento. Infilai le mani nei capelli per poi passarmele su tutta la faccia. Il mio livello di nervosismo si stava espandendo in tutto il corpo con una velocità sconvolgente.

Respira Isabel, respira.

Cercai di tenere sotto controllo la respirazione, ma ciò non cambio minimamente quello che stava succedendo all'interno del mio corpo. Ero furiosa. Furiosa con mia madre per le sue scelte del cazzo. A volte era talmente odiosa che mi passava la voglia di guardarla in faccia. 

Ogni volta che mi arrabbiavo, perdevo la ragione, non conservavo riguardi per nessuno. Non controllavo ciò che dicevo e la maggior parte delle volte ferivo le persone che mi stavano accanto.

Ma nonostante ciò, nessuno si preoccupava di togliermi la maschera e svelare i miei più profondi segreti. In realtà, dentro mi sentivo morire.

Volevo solamente nascondermi, sia da me stessa che dalle mie emozioni.

Quanto avrei voluto tornare ad essere la bambina spensierata, quella che ogni sabato dopo il catechismo, correva per andare al parco con i propri genitori.
La bambina che, tornata da scuola non vedeva l'ora di mettersi a giocare con le sue bambole preferite.
La bambina che, impazziva per i piccoli gesti.                                                                             
La bambina che, era in grado di guardare oltre le apparenze.
La bambina felice, quella sì che mi mancava.

Sospirai affranta e decisi di prepararmi per uscire, dovevo andare da Allison. Non sapevo neanche se ci avrebbero separate o meno. L'ansia mi stava divorando. Indossai i primi capi che trovai all'interno dell'armadio e li indossai. Non avevo tempo per vestirmi bene, le mie priorità in quel momento erano ben altre. Mi voltai verso l'uscita e trovai una sorpresa, se così si può definire.

Logan era lì, con le spalle poggiate sopra lo stipite della porta e le braccia incrociate, impegnato ad osservarmi. Il suo sguardo magnetico, ebbe la grande capacità di zittirmi, era come se mi avesse appena tolto i vestiti di dosso, senza neanche toccarmi. 

Santo cielo, questo ragazzo stava iniziando ad essere davvero assillante.

«Cosa vuoi, Smith?» sbuffai, per provare a nascondere il fatto che interiormente mi sentissi debole. E se dobbiamo dirla tutta, mi snervava avercelo sempre tra i piedi. Sembrava un cagnolino, mi seguiva ovunque. Anzi, forse i cani sono anche meno invadenti.

Non osavo neanche immaginare come sarebbe stata dura quando saremmo andati a vivere nella stessa casa. Non ce l'avrei mai fatta. Sarei impazzita.

«Poco fa mi ha chiamato mio padre per dirmi che a breve verrà a trovarci la mia sorellina» mi informò e inizialmente non capii cosa stesse succedendo.                  

 Quale sorella?

E perché doveva venire a casa mia?

«Tua madre mi ha detto che sei molto brava con i bambini e ha chiesto ad entrambi se potessimo tenerla d'occhio fino ad oggi pomeriggio» mi spiegò ed io non potei credere a quel che stavo sentendo.

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