Isabel (17)

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"Il sesso è la cosa che richiede meno tempo e provoca più guai."
John Barrymore

«E tu che diamine ci fai qui?» chiesi, non curandomi di mantenere un basso tono di voce. «Shh» disse lui, probabilmente nessuno era a conoscenza del fatto che avesse raggiunto la mia stanza. «Posso entrare?» domandò, facendomi spostare di lato per potergli concedere l'accesso.

«Sei pazzo» affermai, chiudendo la porta alle mie spalle. E sperai vivamente che in quel lasso di tempo nessuno ci avesse visto o sentito. «Sì, di te» disse, accennando un malefico sorrisino. «Sono seria, Logan. Cosa ci fai qui?» poggiai le mani sui fianchi, cercando di trasmettere una certa sicurezza. «Men seni isleýärin» rispose, in una lingua sconosciuta.

«Che cosa significa?» domandai, sul punto di prenderlo a sberle. «Che dovresti calmarti» esclamò, continuando a tenere quell'odioso sorriso sul volto. «Oh bene, e in quale strana lingua me l'hai detto?» chiesi, spinta dalla curiosità.

«Turcomanno»
«Turco che?»
«Turcomanno, principessa» affermò, avvicinandosi a me.

«Non l'avevo mai sentita prima d'ora» ammisi, posando lo sguardo nei suoi occhi. «Se ti può consolare, neanch'io prima sapevo della sua esistenza. L'ho scoperto quando dovevo andare in missione» confessò, non aggiungendo altro.

«Quale missione?»
«Si tratta di qualche annetto fa; la mia università aveva organizzato un viaggio in Iran ed Afghanistan, i posti in cui si parla prevalentemente questa lingua, per aiutare i bambini in difficoltà» spiegò, lasciandomi un po' spiazzata. Non me lo sarei mai aspettata.

«È davvero un bellissimo gesto» sussurrai, incurvando le labbra in un sincero sorriso. Solo Dio sa quanto ci tenessi a porgergli tutte le attenzioni di cui hanno bisogno. Non volevo per alcun motivo che, arrivati ad un'età adulta, si trovassero in difficoltà come me.

«Sì, ma non è questo che mi ha spinto a venire qui» disse, avanzando verso di me. L'ansia iniziò a divampare in ogni parte del mio corpo e il battito cardiaco accelerò come se dovesse vincere una maratona.

«No?» domandai, sussurrante. «No, principessa» rispose, appoggiando il palmo della mano contro il muro. Il suo sguardo era inchiodato nel mio e la voglia di strapparci i vestiti di dosso si faceva sempre più intensa.

Avevo il forte desiderio di catturare le sue labbra nelle mie, sentire il suo corpo unito al mio insieme alle sue dolci parole sussurrate all'orecchio. Nel pensarlo, un'ondata di eccitazione divampò in tutto il mio corpo, costringendomi a stringere le gambe per cercare di scacciare via quella fastidiosa sensazione.

«Voglio che tu sia mia, una volta per tutte»

«Logan... Io» non riuscii a terminare la frase poiché venni completamente ammutolita dal suo indice, posizionato sopra il contorno delle mie labbra. E dopo esser riuscito nel suo intento lo fece scendere, oltrepassando l'ombelico.

Sentii il mio vestito sollevarsi, scoprendo ciò che avrebbe dovuto rimanere un segreto fra me e la mia anima. L'attenzione dello strizzacervelli si posizionò sopra lo scotch che avvolgeva le mie gambe, senza emettere parola.

«Posso spiegare» dissi, cercando per quanto più possibile, di uscire da quella tremenda situazione. Era stato molto chiaro con me le precedenti volte: voleva che intraprendessi un percorso psicologico con lui. Cosa che, per quanto avessi potuto illuderlo, non avrei mai fatto.

Non mi sentivo in grado e soprattutto all'altezza di tutte le attenzioni che i fratelli Smith mi avrebbero concesso. Non volevo essere un peso per le ossa. In più, avevo paura che dopo la guarigione sarei rimasta sola.

I need youWo Geschichten leben. Entdecke jetzt