Isabel (16)

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"Ci vuole un certo dosaggio, fra solitudine e follia. Un certo equilibrio ecco il trucco, per non finire fra quattro pareti imbottite."
                               Charles Bukowski

Tensione e paura; quelle erano le emozioni che mi affliggevano. 

«Shh» la possente mano sinistra dello strizzacervelli si soffermò sulla mia bocca, impedendomi di emettere qualsiasi tipo di suono. «Con solo una parola, potresti firmare la nostra condanna» sussurrò, facendomi rabbrividire per via di quel suo seducente basso tono di voce.

I passi si fecero sempre più vicini e l'ansia aumentò a dismisura; avevo persino pensato che ci potessero beccare per via del mio battito cardiaco, decisamente accelerato. E proprio in quel momento, sentii le sue dita tornare a muoversi in una maniera talmente lenta da risultare una dolce tortura.

Ad essere sincera, pensai che avesse perso la ragione. Quale persona sana di testa, sul punto di essere scoperta in una posizione abbastanza scomoda, continuerebbe con il suo piano?

Quello a dover andare in terapia qui, era proprio lui.

In più, non ne comprendevo il motivo.
Voleva dimostrarmi qualcosa?
O era semplicemente frutto del suo puro orgoglio maschile?

«Non ci sono qui» esclamò una voce femminile, probabilmente quella di mia madre. «Proviamo a cercare al piano di sopra» propose il suo compagno, allontanandosi dalla scena del crimine. Un vittorioso sospiro di sollievo fuoriuscì dalle mie labbra, facendomi voltare nella direzione dello psicopatico.

«Non so neanche che parole utilizzare per farti capire quanto cazzo sei stato deficiente» esclamai, tirando giù il vestitino. «Mi spieghi che cosa ti è preso?» domandai, poggiando le mani sulle tempie doloranti. «Sono davvero curiosa» dissi, in attesa di ricevere spiegazioni.

"Logan, il fratello Smith con più autocontrollo"
E menomale.

«La verità, Cenerentola?» chiese, azzerando ancora una volta la distanza presente fra di noi. «Sì ed in fretta per cortesia, non voglio stare neanche un secondo di più qui» affermai, sentendo le sue labbra avvicinarsi al mio orecchio. «Tutta colpa del rischio; mi eccita pensare di essere scoperto durante un rapporto sessuale. È l'unica cosa in grado di riempirmi di adrenalina» affermò, lasciandomi senza parole.

Cercai in tutti i modi di provare a dire qualcosa, ma non ci riuscii. Mi aspettavo davvero di tutto, ma non una risposta del genere. 

Logan si stava rivelando una persona piena di sorprese.

«Per tutto questo tempo siamo stati in giardino, perché avevo bisogno di prendere una boccata d'aria fresca» dissi, dopo qualche minuto di totale silenzio. «Dopo di lei» indicò l'uscita, accennando un sorriso. «Smettila di prendermi per il culo, non è affatto divertente» esclamai, uscendo da quel piccolissimo spazio. «Lo sarà per me, non appena ci sarà l'occasione» continuò, facendomi comprendere a pieno le intenzioni che aveva nella sua sadica mente perversa.

«Logan!» lo richiamai, alzando il tono di voce. «Mi dica» rispose, facendo il finto tonto. «Vada a fanculo» affermai, rivolgendogli un falso sorriso. Non poteva prendersi gioco di me in quella maniera, mi creava davvero troppo fastidio.

Io non mi permettevo di farlo con lui, e lui non doveva permettersi di farlo con me.
Due regole di vitale importanza.

Raggiunsi la sala da pranzo, prendendo posto.

«Isabel, ma dov'eri finita?» chiese Noah, facendo il suo ingresso nella stanza. «Isa, eccoti!» esclamò lui, con aria preoccupata.

Che grandissimo bastardo.

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