Isabel (25)

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"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola"
Paolo Borsellino.

Stordita, ecco come mi sentivo.
Era come se fossi in uno stato di apnea, dove nessuno sarebbe potuto venire salvarmi.

«Avanti, svegliati» sussurrò l'unica voce che non avrei mai più voluto sentire in vita mia. Un forte profumo di menta mi invase le narici e mi spinse a schiudere le palpebre, permettendomi di avere un'accurata visione di chi ci fosse all'interno della stanza.

E no, questa volta non era un incubo.
Era la realtà.
La signora Walker e James erano proprio lì, al mio fianco.

«Buongiorno, tesoro.» Esclamò lui, accarezzando la mia guancia. Tentai di sottrarmi dal suo tocco, ma mi resi conto di esser stata legata. Le mani erano state strette con delle corde e poste dietro la schiena. Mentre la bocca, le gambe e il busto erano stati intrappolati con del nastro adesivo.

«Mhmh» provai a parlare, ma fu del tutto inutile. Non ci riuscivo. E provai ancora una volta quell'orribile sensazione che generava l'impotenza, il forte impatto che aveva su di me. «Quanto sei cresciuta» esclamò, con degli occhi che non lasciavano trasparire alcun tipo di emozione. A quel punto, non riuscii a trattenere le lacrime.

Sembrava essere tutto così surreale, così impossibile. Ed era fottutamente doloroso. Come se non bastasse, un milione di domande si insinuarono nei miei pensieri. Tante riguardavano lui, tante riguardavano la mamma di Allison.

Che cosa ci faceva lì?
Una vaga idea già l'avevo, ma sperai con tutto il cuore che quell'ipotesi fosse frutto di tutti i thriller letti e non la realtà.

«E a me, non saluti?» Chiese lei, incrociando le braccia al petto. «Te l'avevo detto... È solo una ragazzina e indisciplinata. Non è cambiato proprio nulla da quando l'ho lasciata.» Rispose, quello che biologicamente doveva essere considerato un padre. «Mi sembra evidente che le sberle che ti ho dato non sono bastate» disse, avvicinandosi sempre di più a me.

La distanza fra di noi si era azzerata e i miei occhi si strinsero dalla paura, non volevo che mi facesse ancora del male. Ne avevo già ricevuto troppo. Sia da lui, sia da me stessa. «Non sporcarti le mani, amore. Lascia che lo faccia io, la questione mi sta piacendo più del previsto» disse, posando un bacio sulle sue labbra.

Lei e James stavano insieme?
E se lui le avesse chiesto di eliminarla per sempre dalla mia vita?

Ma no Isabel, una madre non potrebbe mai fare questo.

Anche un padre non potrebbe mai fare del male alla moglie e alla figlia.
Ma intanto lo fa.
L'ha fatto con me.
L'ha fatto con mamma.

«Toglile il nastro dalle labbra, fammi sentire la sua voce», ordinò. «Subito» rispose, prima di liberare il canale che mi avrebbe concesso di parlare. «Dunque, immagino che tu pretenda tante spiegazioni...» Disse, picchiettando le dita su una sedia di legno accanto a noi. Provai in tutti i modi a formulare qualche frase di senso compiuto, qualche parola, ma il livello di agitazione era talmente elevato da impedirlo.

«Dunque, come penso tu sappia, in prigione è possibile procurarsi qualsiasi tipo di sostanza o arma. Se sei furbo, nessuno se ne accorgerà. E per colpa tua, stupida ragazzina, ho iniziato a fare uso di droga» mi indicò, facendo sì che tutte le sue colpe ricadessero su di me.

«Finché un giorno, la tua amata signora Walker, non si ritrovò davanti alla mia cella. A quanto ho capito era lì per trovare lo zio» cercò il suo sguardo, per poi continuare a parlare. «E da lì, ho capito cos'è il vero amore. Da quello sguardo, riuscii a comprendere tutti i suoi pensieri. Era molto stanca per via della figlia, non immagini quanto sia difficile l'adolescenza...» Le gambe iniziarono a tremarmi per la paura, ora più che mai, sembrava un fottuto pazzo.

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