Isabel (19)

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"Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare ciò che non ti aspettavi di trovare"
Eraclito

Che figura di merda.
Questo pensai per tutta la durata del tragitto. Non solo avevo lasciato che mi scoprisse durante il piano, stavo anche permettendo che mi prendesse in giro. 

«Sembravi davvero una nonnina» affermò, continuando a ridere. «Hai finito, Logan?» domandai, avendo finito tutta la pazienza presente nel corpo. «Dovresti vederti, sei davvero eccitante quando incazzi» disse, facendomi voltare verso la sua direzione. 

«E tu sei davvero un rompicoglioni»

«Andiamo, principessa. Questa tipologia di linguaggio non ti rappresenta» esclamò, convinto di conoscermi. «Allora finiscila» dissi, senza smettere di camminare. Eravamo diretti alla clinica nella quale era ricoverata la mamma della mia dolce hermanita

Quella che qualche mese fa ci aveva abbandonati, raggiungendo le stelle. L'unica cosa in grado di tirarmi un po' su il morale era il pensiero che ormai, aveva abbandonato la sofferenza e le ansietà di questo modo. E chi lo sa, magari aveva anche salutato nonno da parte mia. 

Le avevo parlato tantissime volte di lui, di quanto mi mancasse e di quanto avrei dato pur di tornare a stringerlo fra le braccia. Ma ahimè, è il ciclo della vita. Non potevo far nulla per tornare indietro e dopo quasi tredici anni, stavo iniziando ad accettarlo.

Ciò però non toglie che il vuoto che mi ha lasciato lui, non potrà mai colmarlo nessuno.

«Sai già cosa dire per farci entrare?» domandò, volendo avere il pieno controllo della situazione. «Devo essere sincera?» chiesi, indecisa sul da farsi. «Con me sempre» rispose, accennando un sorriso.

«No, non ne ho la più pallida idea» confessai, per me il piano consisteva nell'andare lì ed inventare qualche decente scusa per non far sospettare nulla. «Perfetto» sospirò lui, posizionando il pollice e l'indice ai lati del naso.

«Qualche problema?» domandai, notando la sua espressione. «Sì, Isabel. Non possiamo improvvisare, finiremo nei guai» disse. Sbaglio o per la prima volta avvertivo della preoccupazione in lui?

Logan Smith preoccupato, segnatevelo sul calendario.

Neanche quando mia madre e Noah stavano per beccarci sul punto di fare sesso aveva avuto quell'espressione. 

«Allora inventati qualcosa, sei tu che sei voluto venire con me» confessai, quello era uno dei tanti motivi per il quale volevo andare da sola. Non sarei stata responsabile di tutto ciò che sarebbe potuto accadere, inoltre non avevo bisogno di avere altri sensi di colpa.

«Quanta pazienza che ci vuole con te» disse, iniziando a pensare cosa avremmo potuto fare.
«Fin troppa» 

«Potrei dire che sono uno psicologo e interessarmi del caso. In questo modo potrei aver accesso al suo fascicolo e riuscire ad avere un colloquio con lei» disse e finalmente, una delle sue idee, risultò utile all'umanità.

«Penso sia un'ottima idea, ma io cosa dovrò dire?» domandai, sperando che avesse qualcosa in mente anche per me. Non doveva neanche permettersi di pensare che ci fosse un'opzione che gli permettesse di fare tutto da solo. Lui doveva indagare con me.

«Tu potresti far finta di essere la mia tirocinante, un po' come quei libri sconci che ti piace tanto leggere» esclamò, facendo diventare le mie guance rosse dall'imbarazzo. «E tu che cosa sai dei libri che leggo?» chiesi, mettendo le mani sui fianchi.

«Come sei ingenua, principessa. Te l'ho già detto, con me non c'è bugia che tenga» disse, mostrando un atteggiamento di superiorità nei miei confronti. «Esattamente come ciò che scrivi. Mi piacerebbe leggere o perché no, replicare, qualche scena» affermò, curioso di sapere cosa ci fosse all'interno del mio romanzo.

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