Capitolo 2

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2. Gossip

«Stewart»mi sentii chiamare

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«Stewart»mi sentii chiamare.

Quella voce l'avrei riconosciuta dappertutto: era la voce che mi rimproverava quando gli rubavo il cibo dal piatto, la voce che spesso era stata l'unica in grado di confortarmi col suo tono dolce e delicato. La voce del mio migliore amico.

«Mason» gli corsi incontro felice di vederlo e lo abbracciai.

Non ci vedevamo da un po', a causa di impegni scolastici o personali e mi era mancato terribilmente.

«Come stai?» gli chiesi.

«Bene, nonostante i soliti casini a casa» sospirò.

Io mi limitai ad annuire, era l'unica cosa che potessi fare. Sua madre era depressa e il padre aveva deciso di lasciarli tempo fa. Continuava a dare soldi al figlio, ma della moglie non ne voleva più sapere. Non da quando la donna aveva provato a dar fuoco alla casa.
Il povero Mason, invece, era costretto a rimanere accanto alla madre, anche se, quando aveva bisogno di una pausa, veniva a casa mia, venendo accolto ben volentieri anche da papà.

«Quando torna Jack?» chiese di mio padre, chiamandolo per nome.
Ormai tra loro si era creato un rapporto tipico padre-figlio e mio padre molte volte, in modo fin troppo esplicito, aveva esposto il suo desiderio nel vederci insieme come una coppia.
Era convintissimo che io e Mason saremo finiti insieme, ma per me sarebbe stato come iniziare a frequentare mio fratello.

«Questo mese non torna» feci spallucce.

Sarei dovuta rimanerci male, ma la realtà era che ormai ci ero abituata.

Mio padre era un militare e si sa che i militari sono sempre in missione, specialmente lui che era il comandate.
Il comandante Jacob Stewart. Ero molto orgogliosa di mio padre, ma molto spesso sentivo la sua mancanza.

«Starà salvando qualche paese dalla guerra» disse lui, fiero.
Quei due si volevano davvero un gran bene ed io ero felice che i due uomini più importanti della mia vita andassero così d'accordo.

«Sì, ma sicuramente non dalla fame, dato che se fosse per lui mangeremmo sempre hot dog o cibo cinese» risi, seguita da Mason.

Quando cinque anni fa mi trasferii da mio padre, le nostre cene erano fatte solo di cibo da asporto o pizza.
Poi col tempo imparai a cucinare e solo allora cominciammo a mangiare del vero cibo.

Chiacchierammo per un po' e al suono della campanella ci separammo, raggiungendo le rispettive classi.
Quel giorno avrei finito alle 15.30 e non sapevo se ce l'avrei fatta ad arrivare a fine giornata.

Non vedevo l'ora che arrivassero le vacanze natalizie. Mancava solo un mese, potevo farcela.

Entrai nella classe di spagnolo e presi posto al mio solito banco. Presi il libro e lo posai sul banco, aspettando l'inizio della lezione.

Aprii un applicazione che avevo appena scaricato sul cellulare, e poi controllai Facebook, anche se ultimamente quasi più nessuno usava quel social, preferendo Instagram.

Avevo due richieste di amicizia. Immaginai fossero i soliti quarantenni che mandano richieste alle ragazzine, a che pro non lo capivo. E invece mi sbagliavo.

Accettai immediatamente l'amicizia della bionda e fui un po' riluttante ad accettare la richiesta di Tania, ma alla fine mi decisi.

In fondo, ora saremmo state amiche di corso.
Oddio, chi me l'aveva fatto fare?

Subito dopo mi arrivò l'invito di iscrivermi al gruppo "Recitiamo insieme", un nome davvero originale. Controllai i membri e notai che c'eravamo solo io, Cami e ovviamente Tania. Probabilmente la rossa stava cercando ancora qualcuno da incastrare.

«Ho uno scoop e devo raccontarlo a qualcuno» Mia Stark, la pettegola della scuola, era la mia compagna di banco nelle ore di spagnolo, matematica e letteratura. Nonostante la sua reputazione, era davvero una buona amica e se le raccontavi un segreto ed eri veramente sua amica non l'avrebbe mai detto a nessuno. Ma se eri sua nemica oppure le facevi un torto, beh, dovevi solo cambiare scuola.

«Dimmi» alzai gli occhi al cielo aspettandomi uno di quei pettegolezzi assurdi.

«Tieniti forte perché è davvero una bomba»
Feci finta di stringere il banco per "tenermi forte" e lei mi lanciò un'occhiataccia misto tra l'esasperato e il divertito.

«Sono seria, cretina» mi colpì sul braccio, provandomi una risata.

«Okay, ascolterò la notizia a una condizione» mi venne in mente un'idea.
Annuì euforica, avrebbe fatto di tutto pur di spettegolare. «Ti iscrivi al corso di teatro con me?»chiesi speranzosa.

«Il corso di quella pazza di Tania?» chiese scioccata.

«Dai, non è pazza»mi fissò come se avessi detto la più grande cavolata della storia. «È solo...» cercai di trovare un aggettivo non offensivo «energica»

Continuò a guardarmi come se fossi una pazza e, allora, sganciai l'artiglieria pesante.
«Ci sarà anche la ragazza nuova» cercai di stuzzicare la sua curiosità.

«Seria?» bingo! Ormai avevo in pugno Mia Stark. «Pare che sia la sorellastra di uno del quarto, ma non si sa chi sia» sussurrò come se fosse un enorme segreto.

«Sì, lo so, me l'ha detto prima» confermai le sue parole.

«Comunque,» tornò in modalità gossip «pare che Alexander Blake stia uscendo con una del primo»

E qual era la novità?
Blake cambiava una ragazza al secondo.

«E quindi?» scrollai le spalle, non trovandoci nulla di interessante.

«Pare che sia la sorella di Xander, quello che ha finito la scuola l'anno scorso e che ora lui voglia picchiare Alex» terminò la sua enorme notizia.

Beh, sarebbe ora che qualcuno mettesse a posto quel pallone gonfiato.

«Come l'hai saputo?» chiesi, per farla felice.

«Ho le mie fonti» si guardò le unghie colorate di rosso.

Alzai gli occhi al cielo e subito dopo la lezione ebbe inizio. Alla Lincoln High School la giornata non poteva dirsi completa senza un pettegolezzo sul famoso Alexander Blake.

Che poi di famoso aveva solo il fatto che non riuscisse a tenersi il cazzo nei pantaloni.

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