Capitolo 6

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6. Alex, the asshole.

«Avanti, parla», lo incitati incrociando le braccia al petto

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«Avanti, parla», lo incitati incrociando le braccia al petto.

Cercai di mettere più distanza possibile tra di noi. Cosa impossibile, dato che ero attaccata al muro con lui che incombeva su di me a causa della nostra notevole differenza di altezza. Era proprio indispensabile tutta quella vicinanza?

«L'altra notte» si passò la mano tra i capelli.
Era nervoso, cosa incredibile.

«È stato un errore, lo so» mi sbrigai ad interromperlo. Non sapevo cosa volesse dirmi, ma ero troppo codarda per ascoltare lui mentre parlava di ciò che avevamo o non avevamo fatto.
«Non so cosa abbiamo fatto ma, qualsiasi cosa sia successa, è stato un errore»

Cercai di andare via, ma lui mi spinse di nuovo contro il muro e appoggiò il suo braccio accanto alla mia testa, bloccandomi ogni via di fuga.

«Non la pensavi allo stesso modo l'altra notte» mi fissò intensamente e per un istante mi sentii venire meno.

La sua vicinanza mi aveva sempre fatto un certo effetto perché non si poteva negare quanto fosse bello.

«Ero ubriaca» risi nervosa.

«Non sei nemmeno curiosa di sapere cos'è successo?» prese una ciocca dei miei capelli e cominciò a giocherellarci. «Cosa hai detto», mi bisbigliò all'orecchio «o come reagivi al mio tocco?» concluse il suo discorso accarezzandomi lentamente il viso.

Chiusi gli occhi e sospirai, lasciandomi trasportare dal momento.
Okay, che stava succedendo? Ci stava provando con me? Impossibile.

«Sicuramente cose poco carine» tornai in me e gli diedi uno schiaffo sul braccio «tipo che sei un coglione» gli sorrisi acidamente.

«Sì, anche questo» sorrise anche lui.

«Ti faccio solo una domanda, a cui dovrai rispondere sinceramente» lo guardai seria.
Basta giochetti, dovevo sapere.

«Croce sul cuore» disse disegnando una croce immaginaria con l'indice sul lato sinistro del suo petto.

Alzai gli occhi al cielo, per poi prendere un respiro profondo. «Abbiamo fatto sesso?» chiesi infine.

«Quasi» sorrise ancora.
Mi stavo innervosendo, lui mi innervosiva.

«Che vuol dire quasi?» sbottai, fuori di me. «O sì, o no» Che cazzo di risposta era "quasi"? «So che per te è difficile dato che sei un menomato, ma le alternative sono solo due»

Lui non rispose, quindi lo spinsi via con forza — ovviamente si era spostato da solo, nemmeno con tutta la forza che avevo in corpo sarei riuscita a spostarlo.

«Non mi sarei mai approfittata di te da ubriaca» disse quando ormai ero sulla soglia della porta «quando succederà, sarà perché lo vorremo entrambi»

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