Capitolo 8

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8. Please

«Cosa ti è saltato in mente?» Mason mi aveva sbraitato contro appena avevo risposto alla chiamata

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«Cosa ti è saltato in mente?»
Mason mi aveva sbraitato contro appena avevo risposto alla chiamata.

Ero da poco tornata dallo shopping, senza ovviamente aver comprato nulla.
Ero anche riuscita ad evitare le infinite domande delle ragazze rispondendo semplicemente con "è uno psicopatico."
Ma Cami sapeva la verità e dal modo in cui mi aveva guardato, voleva delle risposte.

«A cosa ti riferisci?» chiesi confusa, non riuscendo a capire cosa avessi fatto di sbagliato.

«Mi hai praticamente incastrato con quella rossa» si agitò come mai aveva fatto prima di allora.

Quella rossa? Ma cosa stava dicendo?
Tania, ballo. Davvero sei così stupida?
Ah, giusto. Il mio cervello mi ricordò cos'era successo quel pomeriggio in mensa.

«Dai, andiamo, pensavo ti piacessero le rosse»
Davvero non riuscivo a capire perché si fosse arrabbiato così tanto, gli avevo anche rimediato un appuntamento per il ballo.

«Mai detto una cosa del genere»
Sembrava veramente furioso e non riuscivo a capirne il motivo.

«Sicuro?» scherzai io.

«Katherine» disse a denti stretti.
Lo conoscevo talmente bene che riuscivo ad immaginarlo mentre camminava agitato per la stanza e si torturava i capelli.

«Oh, andiamo, scherzavo» sbuffai «Se davvero Tania non ti interessa potevi anche semplicemente dire di no»

Alzai le spalle, anche se lui non poteva vedermi. Non ricevetti risposta. Bingo! Era arrivato il momento di giocarsi la carta vincere.

«Ti voglio bene, volevo solo che uscissi con qualcuna, ti vedo sempre da solo» provai a metterla sul piano affettivo, anche se in effetti era vero.

Mason era peggio di me nei rapporti sociali: aveva giusto due o tre amici, ma solo all'interno della scuola. Non si vedeva mai con nessuno di loro al di fuori, si poteva dire che l'unica vera amica che aveva fossi io.

«So che non lo fai con cattiveria» sospirò «Ma vorrei essere io a scegliere le mie amicizie»
Il suo tono era cambiato, non era più arrabbiato, si era addolcito.

«Quindi per il ballo?» chiesi speranzosa.

«Ormai ho dato la mia parola, no?»

«Ti adoro» urlai felice «Adesso vado a prepararmi qualcosa da mangiare, a domani» lo salutai.

«A domani» rispose lui.

Mangiai, mi feci una doccia veloce e quando si fece una certa ora andai a letto.

Ma il sonno nemmeno quella sera voleva arrivare, dato che avevo molte più cose a cui pensare. Molte cose, ma sempre la stessa persona.

Alexander Blake.

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