Capitolo 30

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30. Do you love her?

Cami's povAvevo preso più volte l'influenza da quando mi ero trasferita in America che quando ero in Norvegia

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Cami's pov
Avevo preso più volte l'influenza da quando mi ero trasferita in America che quando ero in Norvegia. Forse perché lì fa talmente freddo che sei costretta a coprirti e basta, senza se e ma; invece a New York il tempo era pazzo, quasi quanto le persone che abitavano quell'enorme città: uscivi la mattina che il tempo era sereno, senza nemmeno una nuvola in cielo e poi, poof, il tempo cambiava e ti ritrovavi sotto la pioggia senza ombrello.
Ecco come Camille Rose si era ritrovata con la temperatura corporea a 40.

Stranamente mi dispiaceva non andare a scuola, forse perché ormai mi ero abituata al nostro incontro quotidiano al tavolo della mensa e a passare le ore buca nei corridoi; forse perché tenendo la testa impegnata non avevo tempo per pensare a lui. Colui che mi aveva rotto il cuore, per colpa del quale non riuscivo più a guardare un ragazzo con gli stessi occhi.

I ragazzi per me erano tutti uguali: stronzi, calcolatori e manipolatori. Anche per questo all'inizio con Alex non riuscivo ad aprirmi completamente. Poi, con il tempo avevo capito che lui, molto in fondo, non era come gli altri. Aveva sofferto molto e per questo si comportava come se nulla potesse scalfirlo e ogni sera tornava con una ragazza diversa. Non voleva legami sentimentali per evitare di essere ferito, di nuovo.

La morte della madre aveva lasciato un vuoto incolmabile nel suo cuore e, legandosi a qualsiasi altra donna, si sentiva di tradire l'unica che nella sua vita aveva davvero avuto importanza.
Qualcosa però era cambiato, qualcuno aveva fatto in modo che il suo cuore si aprisse, colmando quel vuoto profondo che lo aveva accompagnato fino ad allora.

Lo capivo dal modo in cui si preoccupava per lei, dal modo in cui la guardava senza nemmeno rendersene conto e soprattutto dall'enorme influenza che lei sembrava avere sul suo umore.
Lei era felice? Lui sorrideva.
Lei si sentiva male? Lui era in ansia per lei.
Lei era triste? Lui concentrava tutte le sue forze per farla sorridere e far in modo che tornasse a stare bene perché se lei stava male, anche lui stava male.
Erano diventati dipendenti l'uno dall'altra senza nemmeno rendersene conto. Quei due si amavano, ma erano troppo feriti e orgogliosi per ammetterlo.

Giuro che, se avessi potuto, li avrei presi a schiaffi perché non potevano porre fine a un qualcosa di così vero e meraviglioso. Chiunque, me compresa, avrebbe pagato oro per avere qualcuno che si preoccupasse come Alex faceva con Katy, che capisse ciò che provo senza dire una parola come Katy faceva con Alex. Il mio desiderio più grande era guardare qualcuno come lei guardava lui ed essere guardata come lui guardava lei.

Mi alzai per andare in cucina a prendere qualcosa da mangiare dato che erano le due del pomeriggio, io non avevo ancora mangiato qualcosa e il mio stomaco chiedeva disperatamente del cibo.

Quando scesi di sotto tutto il mio appetito svanì. «Alex» urlai spaventata. Non mi aspettavo di trovarlo lì.

«Non urlare» si tappò le orecchie, eppure non mi sembrava di aver urlato così forte.

«Mi hai fatto prendere un colpo» mi portai una mano al cuore e ripresi a respirare.
Provate voi a trovarvi di fronte una persona sdraiata per terra con gli occhi chiusi. Pensavo fosse svenuto, o peggio, morto. Melodrammatica, lo so, ma era un tratto del mio carattere che non sarei mai riuscita ad eliminare.

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