Capitolo 13

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13. Awkward breakfast

 Awkward breakfast

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Sbam.
Mi ritrovai con il sedere per terra. Mi guardai attorno confusa e solo allora ricordai che avevamo tutte dormito a casa di Tania e che ci era venuta la brillante idea di dormire tutte in un unico letto.

Ovviamente l'idea era stata di Tania che aveva letto su una rivista che dormire insieme rafforza i rapporti di amicizia. Solo lei poteva leggere cose simili e crederci.

E pensare che noi l'avevamo anche assecondata e forse ciò era colpa delle birre offerteci da Jackson e del dolore allucinante ai piedi.

Semplicemente non avevamo voglia di ribattere, anche perché quando Tania si metteva un'idea in testa, niente avrebbe cambiato il suo pensiero.

Dovevo ritenermi fortunata: non mi ero svegliata nel letto di qualche ragazzo.

«Buongiorno, raggi di sole»
Mia ci guardava divertita dal letto. Ovviamente era stata tutta opera sua.

Io, Cami e Tania ci guardammo e bastò solamente uno sguardo per capirci. Ci alzammo tutte e tre insieme e ci buttammo addosso a Mia, scacciandola coi nostri pesi.

«Stupide stronzette» si dimenò lei.

«Ma non eravamo raggi di sole?» Cami la prese in giro.

«Sì, siete quello che volete, ma ora toglietevi di dosso che, cazzo, quanto pesate» parlò a fatica.

Decidemmo di accontentarla solo dopo qualche minuto, per punirla dello scherzetto di poco prima.

«Andiamo a fare colazione?» chiesi con lo stomaco che brontolava.
Non era colpa mia, ma quando lo stomaco chiamava Katy rispondeva senza indugio.

Tutte annuirono immediatamente. A quanto pareva il mio stomaco non era l'unico a fare i capricci.

«Buongiorno, ragazze» la mamma di Tania ci accolse con un sorriso a trentadue denti.
Tania e la madre erano praticamente due fotocopie, sia per quanto riguardava il carattere che per l'aspetto fisico; l'unica differenza era che Tania aveva gli occhi verdi, mentre la madre li aveva di un azzurro così chiaro che sembravano fatti di ghiaccio.

«Siete tutte bellissime»
Si avvicinò ad ognuna di noi e ci abbracciò affettuosamente.

Tutte quante ovviamente ricambiammo e quel gesto ci regalò la prima gioia di quella mattina: la faccia disgustata di Mia costretta a sopportare una manifestazione di affetto da una sconosciuta.

«Mamma, adesso puoi smettere di fare l'adolescente, grazie»
Tania prese posto a tavola e tutte noi ripetemmo la sua azione.

Casa Hale non era grandissima, infatti non aveva nemmeno la sala da pranzo, ma era molto accogliente. Tutto in quella casa sembrava essere al posto giusto e ti sentivi come a casa.

La signora Hale, che ci aveva detto di chiamarla Jenna, ci aveva preparato i pancake e si era seduta con noi a tavola per farsi raccontare ciò che era successo al ballo e inevitabilmente tutte guardarono me.

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