Capitolo 33

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33. jealousy

Katy's pov Andare a scuola quella mattina fu veramente imbarazzante

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Katy's pov
Andare a scuola quella mattina fu veramente imbarazzante. Non perché quella mattina non ero riuscita a rendere presentabili i miei capelli e quindi avevo deciso di raccoglierli in una crocchia disordinata, nemmeno perché avevo il rossetto un po' sbavato per colpa di Alex che non riusciva a capire la frase "ho il rossetto, non fare l'animale". Fu imbarazzante perché l'intera scuola non faceva altro che fissare me e Alex come se fossimo dei fenomeni da baraccone.

Certo, lui non aveva migliorato la situazione quando, difronte a tutta la scuola, mi aveva baciata fuori dalla mia classe. E non si era accontentato di un bacetto innocuo, per poco con quel bacio non mi metteva incinta.Non che mi lamentassi, anzi meglio così, almeno quelle zo...ticone non si sarebbero avvicinate a lui sapendo che era impegnato, o almeno così si sperava, perché non avevo voglia di prendere a pugni qualcuno. Ero troppo felice.

«Ecco la ragazza di Alexander Blake» Mia urlò le ultime parole per far in modo che l'intera classe lo sapesse. In particolare, lanciò un'occhiata alle ragazze che sedevano all'ultima fila, alcune delle tante fans di Alex.

«Eh sì, sono proprio io» per poco non scoppiai a ridere quando guardai le loro espressioni.

«Devi raccontarmi tutto» Mia batté le mani entusiasta. «Quando Matt ieri me l'ha detto all'inizio pensavo fosse uno scherzo perché, insomma...si trattava di voi due, e invece» urlò felice.

Sembrava quasi più emozionata di me. Anzi, a pensarci bene nessuno poteva esserlo perché in quel momento ero davvero davvero felice e, per una volta, ero fiduciosa. Ero sicura di ciò che io provavo per lui e di ciò che lui provava per me.

Quel pomeriggio avremo parlato di cose serie. Mi aveva promesso di rispondere ad ogni mia domanda, qualsiasi essa fosse e io avevo un bel po' di cose da chiedergli. Ebbi la consapevolezza che qualsiasi fossero state le sue risposte, io non mi sarei allontanata da lui. Avevo smesso di fuggire da lui, anzi, quasi non riuscivo più a stare lontano da lui.

«Guarda, è stato strano anche per me» ammisi sorridendo, al ricordo della giornata precedente «Un attimo prima ci stavamo urlando contro e l'attimo ci stavamo baciando con una passione che solo a pensarci...» mi coprii la faccia con le mani per l'imbarazzo e poggiai la testa sul banco.

«Ti abbiamo proprio persa» la mia amica mi diede alcuni colpetti sulla schiena.
«Già» sorrisi ancora. Ero proprio persa.

Arrivai all'ora di pranzo con un buco allo stomaco enorme, avevo una fame da lupi e la fila della mensa era ancora più grande della mia fame.

«Ehi, bambolina» Jackson Davis si stata sbracciando per farsi notare e quando vidi che era molto più avanti di me mi illuminai.
«Ehi» lo salutai con la speranza che mi dicesse di raggiungerlo.
«Vieni, dai»
Grazie, forza divina.

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