Capitolo 25

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25. The past 

Chiusa nel bagno della scuola stavo per affrontare uno dei miei più grandi demoni del passato, un demone che ormai non sentivo più da cinque lunghi anni, dall'incidente

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Chiusa nel bagno della scuola stavo per affrontare uno dei miei più grandi demoni del passato, un demone che ormai non sentivo più da cinque lunghi anni, dall'incidente. Non era il posto migliore per fare una telefonata del genere, ma se non l'avessi fatto in quel momento, davvero non avrei più trovato il coraggio.

Quando avevo chiesto il numero a mio padre, lui aveva risposto dopo un bel po' di tempo tanto era lo shock, ma dopo avergli spiegato le mie motivazioni, lui aveva capito.

«Sei una ragazza forte e da ammirare, tesoro mio»
Ma io non mi rispecchiavo in quelle parole. Non ero forte, né tantomeno una ragazza da ammirare. Avevo preso quella decisione solo grazie alle parole di Alex perché riflettendo a lungo su me stessa e sul mio passato, avevo capito che il problema non era lui, ma io.

Non ero riuscita a dire di sì perché non ero pronta a fidarmi di nuovo di un ragazzo e no, non era colpa di Matt. Il problema aveva radici più profonde e se volevo andare avanti ed essere finalmente felice, dovevo fare quella telefonata.

Mi avevano tradito ogni volta che avevo aperto il mio cuore a qualcuno, ogni volta che ero stata leale. La prima era stata proprio quella persona, colei che dovrebbe difenderti da tutto e da tutti.

Premetti sul tasto chiama e la persona rispose dopo tre squilli.
«Pronto?» - fui tentata di riattaccare, ma dovevo farlo.
«Mamma» la chiamai con un filo di voce.
Fu così strano pronunciare quella parola dopo cinque lunghi anni.

«Tesoro mio»
E no, non doveva cominciare coi nomignoli perché non aveva alcun diritto di utilizzarli.
«Sì, sono io» per poco non vomitai.

«Ken, amore, c'è Katy a telefono»
Quando sentii quel nome raggelai e il mio corpo venne scosso da brividi di puro terrore. Non poteva essere ritornata con quell'uomo, non dopo quello che ci aveva, anzi no, che mi aveva fatto.

«Sei tornata con lui?» non riconobbi la mia voce. Era come se quelle parole fossero state pronunciate da una parte di me che era rimasta dormiente da tanto tempo.

«Sì, noi ci amiamo» disse entusiasta, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«Non puoi essere seria» scossi la testa mentre la prima lacrima mi accarezzava il viso.

«Cucciola, il passato va superato» e no, non doveva mettere in mezzo questo discorso.

«Col cazzo, mamma» non riuscii a scandire bene le parole a causa dei singhiozzi. «sei la solita egoista che non pensa mai a ciò che fa». Detto ciò, riattaccai.

Patti rotti, bottiglie di vodka vuote, urla, pianti. Questo fu ciò che vedi, ritornando con la mente a quando ero una bambina che si nascondeva in un angolino per evadere da una realtà troppo dolorosa.

Dovevo uscire da lì, l'aria divenne troppo pesante. Aprii la porta di scatto e mi aggrappai a uno dei grandi lavandini.

In quel momento avrei tanto voluto che lo specchio gigante che si trovava difronte a me non esistesse perché ciò che vedevo non mi piaceva per niente.
Avevo lo sguardo terrorizzato e la pelle del mio viso era più bianca del solito. Sembravo la protagonista di uno di quei film horror che tanto piacevano a Mason, ma quello non era un film, era la pura e triste realtà.

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