Capitolo 39

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39. Friendship

«Ti rendi conto di quello che ha fatto? Io non riesco ancora a crederci» urlai contro il mio migliore amico che, poverino, stava sopportando tutti i miei scleri sulla storia di Alex

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«Ti rendi conto di quello che ha fatto? Io non riesco ancora a crederci» urlai contro il mio migliore amico che, poverino, stava sopportando tutti i miei scleri sulla storia di Alex.
«Penso che tornerò sordo a casa» si tappò le orecchie e chiuse gli occhi per il fastidio.
«Scusami, Mason» mi sedetti accanto a lui e poggiai la testa sulla spalla. «Ti trascino sempre nei miei problemi, sembra che ti cerco solo quando ne ho bisogno»

La cosa peggiore dell'essere stata con Alex era stata proprio quella di trascurare il mio migliore amico. Gli avevo dedicato poco tempo e mi sentivo tremendamente in colpa. Non sapevo più cosa facesse durante il pomeriggio. Non ero informata quando aveva un compito in classe o un'interrogazione. Non gli chiedevo se con Tania andasse tutto bene o se le cose fossero difficili a causa dei caratteri troppo diversi.

Non sapevo più nulla di lui e la cosa mi rendeva triste. Quelle erano le conseguenze dello stare con Alexander Blake: ti trascina in un vortice dove nulla ha importanza, dove dimentichi il passato e tutte le incertezze del futuro. L'unica cosa che conta siete tu, lui e il vostro presente che scriverete insieme tenendovi per mano. Allora è proprio questo che significa innamorarsi?
Per amore avevo dimenticato il migliore amico, l'unico che mi era sempre stato vicino e che mi capiva con un solo sguardo. Questa cosa non me la sarei mai perdonata

Quando a scuola aveva visto la mia espressione, aveva capito subito che c'era qualcosa che non andasse e, ovviamente, si era auto-invitato a casa mia. Avevamo passato il pomeriggio insieme, evitando l'argomento Alex. Ad un certo punto non avevo più resistito, avevo bisogno di parlarne con qualcuno e sapevo che lui era l'unico a cui potevo raccontare una cosa del genere.

Persino alle mie amiche avevo detto che era una delle nostre stupide discussioni e, dato che litigavamo spesso per cose inutili, loro ci avevano creduto. Tutte tranne Cami, che probabilmente già sapeva tutta la verità. La bionda, però, non aveva fatto altro che evitare il mio sguardo sia in mensa che durante le lezione e la cosa mi sembrava alquanto strana. Sicuramente sapeva qualcosa di cui io ero all'oscuro.

Alex non si era presentato a scuola quel giorno e non riuscivo a capire se la cosa mi rendesse felice o se mi facesse imbestialire ancora di più. Che senso aveva non venire a scuola solo perché avevamo litigato?

Mi faceva capire che aveva qualcosa da nascondere e che le parole di Caroline erano vere. Avrei tanto voluto che mi cercasse, che mi desse una spiegazione. Invece era dal giorno prima che non si faceva sentire, nemmeno un semplice messaggio. Doveva darmi spiegazioni anche riguardo al suo comportamento a casa sua, anche se la cosa era passata in secondo piano. Incredibile come da uno stato di felicità si possa passare al caos più totale.

«Non dirlo nemmeno per scherzo, Kat» mi prese il mento tra le dita, facendo incrociare i nostri sguardi. «Non sei tu che mi cerchi nel momento del bisogno, sono io che voglio essere presente nel momento del bisogno»
Le sue parole erano così sincere che per poco non scoppiai a piangere. «Non farmi piangere, stupido» gli diedi un pugno sul braccio e girai il viso.
«Da quando Katherine Stewart piange per un paio di parole dolci?» lo sentii ridere alle mie spalle.

Già, da quando?
Da quando avevo cominciato a frequentare Alex, ovviamente. Era riuscito a distruggere la mia fortezza impenetrabile, era diventato il mio punto debole.

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