Prima Parte ~ 1. La Persuasione (I/II)🔓

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<<Allora? Sei pronta?>>
<<Oh... ehm... no!>>

Alzo gli occhi al cielo sbuffando.
Parlare di lei sarà una vera impresa.

<<Sorcia, per favore, puoi venire di qua che ne discutiamo con calma, o devo urlare di stanza in stanza come una posseduta?>>

<<Ho detto di no! Hai capito? No! Io non sono un fenomeno da baraccone! E non mi presto alle tue idee idiote, Suzette!>> Alza ancor di più la voce, ignorando la mia supplica di avere un dialogo ragionevole.

<<Va bene, come vuoi Sorcia. Allora vengo a prenderti io.>>
Mi levo seccata dalla sedia del soggiorno e raggiungo la porta del suo laboratorio.

<<Suzette! Non ti azzardare ad aprire la porta! Guarda che... che ti faccio un incantesimo. Ecco, sì! Ti faccio un incantesimo e ti costringo a restare immobile come una statua di sale. Hai capito Suzette? Per tutti i sorci, che sta combinando...? Suzette?>>

Mi allontano, e nella cassetta delle chiavi cerco di recuperare quella giusta per aprire la porta secondaria.

<<Suzette!>>

Rovisto tra l'ammasso di metallo pesante e sbiadito dal tempo.
Il tintinnio sopraggiunge ai suoi timpani che origliano alla porta e in un frangente ha le idee chiare su quella che è la mia intenzione.

<<Non c'è!>>

<<Eh? Come dici?>> Continuo noncurante.

<<La chiave! Non c'è! E non continuare a ravanare nella cassetta che poi tocca a me rimettere tutto a posto! Accidenti a te e alle tue manacce.>>

Mi arrendo irritata contro me stessa per non averci pensato prima. Avrei dovuto farlo già da tempo: sottrargli quella benedetta chiave, e pure tutte le altre.

<<Bene, come vuoi. Allora mi prendo l'intera cassetta.>>

Mi avvicino allo stipite della porta e alzo il tono della voce cosicché le arrivi forte e chiara la mia finta minaccia.
<<Puoi anche dire addio a pozioni, infusi, incantesimi... ai tuoi Testi della Sapienza come li chiami tu, e a tutte le tue diavolerie! È stata davvero una bella trovata tenere tutto sotto chiave!>>

Sorrido all'idea della sua faccia; ovviamente non farei mai una cosa simile.

<<No... no! Ti prego. D'accordo d'accordo. Dannazione!>>

La chiave gira nella toppa e il rumore stridente osanna la mia vittoria.

Con un po' di indugio giro la maniglia.
Vorrei attendere il suo permesso ma, presupposto che non arriverà, mi faccio da sola gli onori di laboratorio.

<<Aspetta! Ma... ma sei sola? Loro non ci sono vero?>>

<<Ma loro chi? Sorcia, che farfugli?>>

<<Ah! Non fare la finta tonta. Sto parlando di quei quattro sciagurati che seguono i tuoi deliri.>>

Arresto il piede che ha varcato la soglia solo per metà.
Sospiro esausta, ma cerco lo stesso di non essere invadente e di non infastidirla oltre, sa essere veramente odiosa in certe situazioni.

<<Sorcia, loro sono i miei lettori. E tu sei la protagonista del mio racconto. Come puoi pensare di...>>

<<È proprio questo il fatto! Io. Non. Voglio. Essere. La protagonista di nulla! E poi non sono presentabile ora.>>

La sua preoccupazione mi giunge esplicita e ancora una volta mi trovo a sorridere avvolta da una sensazione di tenerezza.

<<Streghetta, vedrai che piacerai. Sei bellissima e sono sicura che anche loro ti apprezzeranno.>>

<<Per tutti i sorci! Come diavolo ci sono finita in questa situazione>> lagna avvilita. <<Promettimi che terranno la loro linguaccia a posto e che non potranno intervenire.>>

<<Solo fra i commenti>> bisbiglio arrossendo.

<<Ah! Suzette!>>

<<Forza Sorcia, adesso basta. Fammi entrare!>>
Approfitto del suo silenzio e accogliendolo come un assenso spalanco la porta.

Un forte odore di erbe e infusi mi inonda le narici.
Per quanto a volte possa combinar disastri, adoro quei profumi e le sue fantasticherie.

Il distillatore in rame emette sbuffi di vapore espandendo un odore fresco ed elettrizzante.

<<Mmm, buono! Cosa bolle in pentola?>>

<<Si dice calderone. E poi quello è un distillatore>> mi risponde seccata.

<<È un modo di dire Sorcia!>> asserisco sorridendo.

Ancora i miei occhi non l'hanno inquadrata, ma non ci vuole tanto per capire che in questo momento ce l'abbia a morte con me.

È bastato il suo tono di voce.

Mi volto in direzione delle parole e la mia Streghetta è lì, sdraiata sul tavolo nei suoi scarsi sessanta centimetri.

Mi volto in direzione delle parole e la mia Streghetta è lì, sdraiata sul tavolo nei suoi scarsi sessanta centimetri

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<<Disturbo?>> domando ironica, facendole un cenno di saluto con la mano.

Se avessi saputo che saresti sbucata come una folletta dai miei fogli prendendo vita, avrei evitato di farti sta testa così grande e soprattutto ti avrei fatta meno prepotente.

<<Sì infatti. Sta testa... non mi è mai andata a genio. Sembro la Regina di Cuori di Alice nel paese delle meraviglie. Solo che la testa non l'ho sbattuta io, ma la mia disegnatrice.>>

La guardo irata, alcune volte mi fa venir la voglia di distruggerla come l'ho messa al mondo.

Se solo potessi...

<<Non puoi.>>

<<Smettila di leggermi il pensiero!>>

<<E tu smettila di pensare!>>

La guardo spalancando la bocca. Anche se ormai la conosco, spesso resto incredula di fronte alle sue risposte perentorie e acide.

<<Stronza>> bisbiglio, mentre mi lascio cadere su una sedia.

<<Tze! Senti da che pulpito.>> Mi volta le spalle seccata dalla locuzione volgare.

Forse ha ragione, ho esagerato.

Rimango in silenzio a giocherellare con le dita in attesa della sua prossima reazione.

★★★

→_→
Allora! Come vi sembra Streghetta? A parte che str... acida ovvio -_-
Il disegno dico...

Sto cercando di convincerla, perché se non ottenessi il suo consenso... qua si chiude baracca.
È proprio arrabbiata con me.

Adesso vi lascio mes amis, vado a continuare la Persuasione.
Mi preparo lo scudo da difesa, e che Dio me la mandi buona!
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