30. Gufetto! Chi è che bussa? 🚪

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Entrati in cucina ognuno di noi prende posto.
Sereni di esserci riuniti tutti di nuovo, ci godiamo un attimo di tranquillità in silenzio.

La movimentata notte è finita, siamo arrivati al punto che Demoiselle possa essere colpevole, ma cosa fare per aiutare Streghetta? Sarà la scelta giusta aspettare che sia lei ad agire?

Nervoso agito le gambe sotto il tavolo mentre gli occhi di Suzette si posano sui miei. La sua bocca si muove; che mi stia dicendo qualcosa?

La mia confusione è totale e io mi soffermo solo sul suo sguardo.

<<Gufetto!>>

Strappato dai miei pensieri sento urlare i miei compagni e trasalisco: <<Che c'è? Che urlate.>>

<<Vai ad aprire! Hanno suonato alla porta!>> Mi ordina Lauretta.

<<E che ci devo andare io? Ma non eri tu la portiera dell'albergo qua?>>

<<Non rompere e vai! Forza!>>

<<Va bene...!>> Svogliato mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso la porta d'ingresso.

Il trillo del campanello risuona ancora fra le mura e scocciato lascio l'esclamazione uscire dalla bocca: <<E che puzzole... e un attimo! Che è sta fretta? C'avemo 'na vita davanti!>>

Arrivato davanti alla porta abbasso la maniglia e il varco si apre.

<<Buongiorno.>> Una voce profonda e calma mi giunge prima che io possa inquadrare per bene la persona che ho di fronte.

Alzo la mano salutando mentre l'uomo si leva il cappello per poi accennare un inchino.

<<Dica?>> Chiedo perplesso.

<<Sono il Marchese Bertoldo Tirasenno e vengo a turbar la Vostra quiete per...>>

Scioccato dal titolo nobiliare pronunciato dal "manichino" che ho davanti, lo interrompo sforzandomi di ricordare velocemente uno dei tanti modi garbati ed educati per interagire con lui prendendo esempio dai romanzi di Suzette nelle sue letture ad alta voce.

<<Aspe'-aspe'! Fermate!>>

"Forse non era esattamente così il modo" mi dico dubbioso, ma comunque non è importante adesso.

<<Sono fermo al Vostro cospetto giovanotto.>>

<<Ah... no! Non intendevo "fermate" nel senso "stai fermo col corpo", intendevo "fermate con le parole"!>>

"Come al solito... non capiscono un cavolo. So' belli ma nun ballano" rifletto sorridendo imbarazzato, poi faccio capolino sull'uscio della porta aspettando di vedere davanti ai miei occhi un bel cavallo bianco, o forse marrone, o che ne so! Nei libri di Suzette tutti i Marchesi ce l'hanno, e magari pure una carrozza!

Sorpreso di non vedere nulla se non Rufus appollaiato a dormire con un solo occhio chiuso su un cuscino, esito ancora scettico prima che sia lui a far domanda.

<<Cosa guardate?>>

<<Il cavallo?>>

<<Quale cavallo?>>

<<No, dico... qua ci sei arrivato no? Ma come, se er cavallo non c'è?>>

<<Con il mio autista. È nell'auto in fondo al viale. I mezzi di locomozione sono cambiati nei secoli, sapete?>> Sorride sornione.

Il Laboratorio di Strega Sorcia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora