Seconda Parte ~ 37. Essere o non essere: questo è il dilemma... ~.~

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Spalanco gli occhi restando immobile. Il cuore comincia pian piano a tornare alla sua naturale frequenza. Qualcosa mi ha svegliata e posso immaginare cosa sia.
Mi tiro a sedere sul giaciglio poggiando poi i piedi sul suolo compatto e gelido. Un sospiro di rassegnazione accompagna la mia azione di alzarmi e camminare verso il cono di luce apertosi a pochi metri da me.
Catapultata in questo limbo oscuro, vuoto, sono sola e lontana dal mondo terrestre e da qualsiasi altra forma di vita esistente.
Man mano che mi avvicino al varco il bagliore diventa accecante per poi sparire nello stesso esatto momento in cui varco la soglia.
Ora il suolo svanisce sotto ai miei piedi e fluttuo leggera come se non avessi peso specifico, non avessi volume, non fossi materia. E questo è ciò che sono ora: entità incorporea fornita di sola anima. Un fantasma? Potrebbe essere, tuttavia non mi sorprende e disorienta più la cosa, credo di essermi abituata.
Ondeggio nello spazio vacuo ancora un istante a occhi chiusi fino a che il lastricato non solletica la pianta dei miei piedi.

Sono atterrata sul porticato stavolta, e la cosa non sembra sfuggire a Rufus che inizia a lamentarsi e gemere agitato.
Il sole piantato in alto nel cielo mi regala uno stato di piena e perfetta felicità, una pacificazione interiore che solo tra i miei scorci riesco ad avvertire. Tornare qua giù e fermarmi a osservarlo, ogni volta, è una carica di emozioni prima di ritornare nell'oblio oscuro e penetrante; zona lontana, al centro di non so che, e inaccessibile anche solo con il pensiero.

Resto in silenzio, come mio solito, e mi avvicino a Rufus seduto sull'attenti con lo sguardo impegnato a cercare da dove arrivino e da cosa siano scaturite le sue percezioni.
Mi inchino davanti al suo muso e d'improvviso fissa i suoi occhi selvaggi ai miei. Guaisce senza nemmeno vedermi e io mi limito ad accarezzarlo dolcemente seppur non possa sentire le mie mani mostrargli tutto il mio amore.
Mi levo eretta e lui torna ad accucciarsi al suo posto, con la lingua penzolante e la coda agitata.
Mi volto attorno e tutto sembra tacere. Tutto sembra al proprio posto e perfettamente in ordine; a parte qualche bicchiere vuoto sul tavolo e avanzi di salviette appallottolate.

"Serata di chiacchiere" formulo nella mente sorridendo, pensando ancora una volta a quando ero lì, in mezzo a loro, e non mi limitavo a vederli dall'alto come fossi una ladra in cerca di ricordi.

Un respiro profondo mi riporta al momento, accantonando ancora una volta il ciò che ero e il ciò che sarebbe stato.
Mi avvicino alla porta e serro gli occhi. La mia mente concretizza l'atto che sto per compiere e tutte le mie energie si concentrano nelle mie mani, le prime ad attraversare la solida materia. Un incredibile impiego di forze per ritrovarmi al di là del muro, spossata e affannata.
Recupero forza per spostarmi, un sottile rivolo di fuoco cammina in equilibrio lungo i miei arti. Frazione di un attimo e torno alle mie facoltà.
Non perdo molto tempo a osservarmi intorno, in fondo la mia casa la conosco abbastanza da non dovermici soffermare. Tranne quella piccola libreria nuova... "Strano", mi dico, "l'ultima volta non c'era. Dev'essere stata sicuramente opera di Fillina."

Le loro voci allegre mi raggiungono dalla cucina; si sono rasserenati un po' e la cosa mi dà sollievo. Da quando sono scomparsa non li ho visti che piangere e disperarsi, e solo ora mi capita di vedere quei dolci sorrisi dipingergli i volti.
Quanto tempo è passato? Me lo chiedo anch'io. Forse mesi, ore, oppure anni. Non saprei rispondere. Il tempo per me lassù scivola tutto uguale e non c'è niente che possa farmi distinguere il trascorrere dei giorni.

Socchiudo ancora gli occhi e resto a inebriarmi delle mie emozioni; quanto mi costa ogni volta allontanarmi da loro e quanto è grande invece il sollievo che provo quando torno qui, dove i battiti del mio cuore pulsano vivi e costanti.

Il vociferare dalla cucina mi distoglie dai miei pensieri e preferisco non perdere altro tempo qui senza far niente, piuttosto mi appresto a raggiungerli prima che tutto sparisca di nuovo.

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