Il metodo scientifico

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"Venga. Chiuda dietro la porta. Stefania: ci può lasciare soli? Giusto qualche minuto. Santo cielo: senza musi lunghi. Che non mi pare di offendere nessuno a chiedere le cose per piacere. Che può anche darsi che abbia bisogno... Che, alle volte, io possa anche chiedere di uscire dal mio ufficio senza dar spiegazioni. Sì, anche alle segretarie. Sì: anche.

E lei non stia lì impalato. Non si siede? Va bene, stia in piedi. Contento lei. Ad ogni modo basta con tutti 'sti grazie, prego, si accomodi, si scomodi. Qui la faccenda è seria, Legrenzi. Molto seria.

Ma chi è che rompe l'anima adesso? E figurati se non era quel deficiente di mio figlio. Figurati se gli posso rispondere! Richiamerò. Ammesso e non concesso che abbia tutta 'sta voglia di sentire le sue paturnie. Con quello che ho per la testa.

Lei invece, Legrenzi. Lei che non si vuol sedere. Stia pure in piedi che facciamo anche prima. Non mi faccia nessuna faccia risentita che non è giornata.

Qui la cosa è seria. La crisi, se vogliamo chiamarla così anche se è un termine che ho sempre odiato, mi sa di qualcosa di medico. Di un attacco di nervi. E invece è qualcosa che solo un matto potrebbe non accorgersene. Così come è evidente che dobbiamo fare qualcosa. Qualcosa di drastico. E farlo subito.

No, no, ferma, ferma. Lei parte in quarta e non sa niente. Che, poi, interessa a me del suo mutuo? Abbia pazienza. Ma con che argomenti se ne esce, adesso? Non apra bocca, faccia il piacere. Ascolti, piuttosto. No, adesso ascolti. Che non ha capito niente. E se non sa niente, di che cosa vuole parlare?

Ricominciamo. Ma non mi interrompa più che perdo tutta la fiducia che le sto dando. Capito? A lei e a nessun altro. I fatti stanno così. Non le dirò una cosa per un'altra. Le dirò le cose come stanno. Me l'hanno riferito gli ispettori della casa madre. Qui siamo di fronte alla richiesta di sacrifici. Sapevamo che sarebbe arrivata, ed eccola qua.

Quando la casa madre parla di sacrifici, parla di lasciare a casa qualcuno. Punto. E in queste cose se non si parte prima noi, se non si mettono le mani avanti, poi arrivano loro. E arrivano con le loro considerazioni e i loro numeri. Ed è troppo tardi per svegliarsi fuori. Quello che dobbiamo fare è averlo noi un numero. Pronto, preciso, chiaro. Capisce? Il first mover e quelle balle là. Io da ieri ce l'ho questo numero in testa.

E qui veniamo a lei, Legrenzi. Non mi sbianchi. Non mi faccia pentire di quello che sto per dirle. Io ho pensato a lei come a quello che ci può sbrogliare la matassa. Altro che. Perché, fin qui, ho sentito solo parlar bene di lei. Da tutti. Ecco cosa. E non è facile. Quasi quasi un po' la invidio: tutti Legrenzi qui, Legrenzi là. Ce ne fosse stato uno a cui lei non va a genio. Lei, lo sa?, sembra proprio l'amico di tutti.

E allora usiamoli questi talenti, mi sono detto. Eh, no. Non si tratta di farle due complimenti. Non sorrida: non è ancora il momento. Veniamo al sodo: che le devo spiegare che cosa mi aspetto da lei.

Ma Santa la Madonna, ancora? E se ti ho detto che non è il momento! Ma guarda te... La pazienza non è di questo mondo, proprio vero. Ecco: spegniamolo proprio. Là. E ti chiamo io quando posso.

Non ci facciamo distrarre, che c'è da perderci la testa, qui. Mentre la testa bisogna averla che funzioni bene, adesso. Ecco, partiamo da qui: non voglio casini. Voglio una cosa pulita. Una cosa scientifica. Crede di riuscirci a darmi una mano, in questo frangente? Che poi saprò bene ricordarmene: se c'è una cosa che ho, è buona memoria. Per chi mi ha aiutato.

Ma andiamo al sodo: io da lei voglio tre nomi. Ci ho pensato. Io sono troppo, come dire... io sono troppo dentro alle cose. Sarà magari per questo che mi sembra di non capire. Come quando si guarda da troppo vicino. Lei è giovane. Lei è con noi da quanto? Un anno? Già da tre anni? Bene. Tre anni. Cosa vuole che siano contro i miei trenta? Si rende conto? Trent'anni! E gli ultimi sedici con la Stefania come segretaria.

Ecco, partiamo da qui. Quando le dico che non ho in mente nessuno, vuol dire che non ho in mente proprio nessuno. Che se lei mi saltasse fuori con tre nomi e il primo fosse quello della Stefania, sa cosa le dico? Che non batterei ciglio. Capisce? Capisce quanto io mi sto affidando a lei? Non mi deluda, Legrenzi. Non mi deluda.

Ma cosa vuole rispondermi, adesso? Ma le pare che queste sono cose che si sanno subito? Che siano botta e risposta? Non lo pensi nemmeno. Lei forse è intelligente, anzi sicuramente lei è intelligente. E parecchio. Ma non pensi di capire tutto al volo. Oltretutto lei non mi deve dare tre nomi. Bella forza, se mi serviva solo quello, bastava che scrivessi tutti i vostri nomi su un foglietto e tirassi a caso. Non le pare? No, lei mi deve dare tre ragioni. Ha capito? Tre ragioni validissime.

Ma cosa fa? Ancora con 'sta voglia di rispondere? Guardi che l'ho chiamata per parlarle, non per sentirla parlare. A me non serve il suo sentimento. Fili a casa, piuttosto. Adesso, subito. A casa, al pub, in chiesa. Dove vuole. E domani mi viene a dire cosa ha pensato.

Per oggi, facciamo così, la sua voce non la voglio nemmeno sentire. Ha capito? Non voglio che mi saluti, uscendo. Vediamo se è così in gamba come immagino: vediamo se ora se ne andrà di qui senza dire nessuna delle parole che ha in bocca. E poi domani tornerà con tre ragioni così ben fatte che non ci sarà nessuno, nemmeno quei tre poveracci, che potrà avere niente da dire. Una cosa scientifica."

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