Tutti i volti dell'amore

51 13 18
                                    

"Non mi mentire. Ti prego: non lo fare."

Sarah non riuscì a trattenersi dal supplicare il marito, un attimo prima che le bende agli occhi le venissero tolte, stringendo forte le sue mani. Temeva che le cose andassero male. Che il suo sguardo, dopo l'intervento agli occhi che le avrebbe ridato la vista, potesse essere cambiato fino a farla sembrare un'altra persona. Una persona diversa da quella di cui John era innamorato.

Era stato John a volere a tutti i costi l'intervento. Fosse stato per lei, forse non si sarebbe mai lasciata convincere. Non avrebbe messo in gioco la tranquillità di sapere chi era, di sapersi delimitare dalle poche parole a cui era abituata, per inventarsene di nuove. Per rischiare qualcosa di più pericoloso di un insuccesso. Si sentiva sopra un ponte sospeso fra due vite differenti e temeva di vederlo sprofondare.

Suo marito le aveva detto, un giorno:

"Non per me. Non deve essere per me che lo fai. Non avrebbe senso. Lo farai solo se sarai tu ad esserne convinta."

Come avrebbe potuto dirgli di no? Purché le rimanesse accanto, purché le stringesse le mani quando le bende venivano via e già cominciava a farsi strada la luce indistinta, gialla, abbagliante del mondo.

I primi giorni erano stati i più belli. Anche se ancora non vedeva benissimo. Niente di strano, le avevano spiegato. Ma c'era John. John c'era sempre, in ogni momento della giornata. Era la persona più felice del suo successo. E lei era felice per entrambi.

Poi suo marito era dovuto tornare al lavoro. Non potevano permettersi di rimanere troppo a lungo senza che nessuno dei due lavorasse. Ed era tornato a passare qualche serata con gli amici. Lei l'aveva proprio obbligato a farlo. Doveva rilassarsi anche lui, dopo tutta la tensione accumulata.

Tuttavia, a mano a mano che la vista migliorava, Sarah cominciò a stupirsi di quello che vedeva. John era bellissimo, come aveva sempre saputo, carezzando il suo volto con le dita. Ma era impercettibilmente diverso da come se l'era immaginato.

Oddio: tutto era un poco diverso. I suoi ricordi di quando era bambina e ancora ci vedeva erano talmente lontani nel tempo che un'aura magica si era impossessata di loro. Così che ora faceva una certa fatica a ricongiungere quegli antichi ricordi con quello che vedeva. Le stanze avevano dimensioni differenti. Gli oggetti spesso la colpivano con i loro colori inattesi o con il loro grigiore indistinto. Con le venature imprevedibili del marmo che lei aveva sempre conosciuto come freddo, liscio, compatto.

Ma la vera sorpresa furono i volti delle persone. Per quale ragione a lei sembrava che ci fosse un certo distacco fra quello che le persone dicevano e le espressioni con cui accompagnavano le parole? Che a volte le voci sostenessero verità che i sorrisi, gli sguardi rivolti altrove, cercavano goffamente di confermare.

La vista si era perfettamente ristabilita. Ma Sarah si accorse di passare più tempo a osservare i fiori del giardino, gli alberi, gli uccelli che venivano a beccare nelle mangiatoie sotto le finestre di quanto ne passasse a parlare con le persone. Con le quali, inutile negarlo, non era più a suo agio.

Forse era una fase anche questa. Come quella di vedere sfuocato appena dopo l'intervento. Quando cercò di parlarne con la psicologa, le sembrò di vedere nel suo volto la prova dei suoi timori. Perché il volto della donna le offriva un'attenzione apparentemente sconfinata. Ma appena parlava, appena poteva sentire la sua voce, ecco che questa la smentiva. E i suoi tremiti parlavano di impazienza. Di mille altri pensieri che nuotavano dietro gli occhi. Di tutto un universo che lo sguardo impassibile cercava inutilmente di cancellare.

Sarah era passata dal non vedere, al vedere troppo. Questo cominciò a pensare. Perché le sembrava ogni volta di vedere il vero volto delle persone, non quello che pensavano di nascondere dietro una facciata di apparenze. E i loro pensieri più profondi che, purtroppo, le persone non si rendevano conto di non riuscire a nasconderle. Ed era una cosa orribile.

Persino John, che come tutti, aveva i suoi momenti di stanchezza, i suoi momenti bui, ecco che di fronte a lei non riusciva a nascondere il retroscena dei suoi pensieri. Le improvvise insofferenze. Le irritazioni.

Eppure per lui sarebbe dovuto essere diverso. Lui era il suo amore, quello che l'aveva sempre amata, incoraggiata, sostenuta. E allora come fare a non precipitarsi alla porta di casa, quella volta che lui era tornato molto tardi? E cercare in ogni modo di chiudere gli occhi. Di non vedere il suo volto che sorrideva mentre la voce parlava un'altra lingua. E pregarlo, ancora una volta:

"Non mi mentire. Ti prego: non lo fare."

ElementiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora