La Compagnia dei Giocatori

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"Mio figlio è pazzo, che ci volete fare? La sua ex moglie è una puttana. Quindi: di che cosa dovremmo mai parlare?"

Il ragazzo non si lasciò smontare dalla risposta. Continuò a sorridere, sfacciato e arrogante, come se niente fosse.

"Signora, non mi sono espresso bene. Quando dicevo che ho una proposta interessante per la sua famiglia, non parlavo dei genitori, ma, se lei me lo permette, di suo nipote."

Alla donna quell'atteggiamento inarrestabile, al limite dell'essere sprezzante, ricordò molto da vicino quello del figlio. Per cui, invece di stizzirsi per l'insistenza, non riuscì a non provare una certa simpatia.

"Comunque: ora, qui, non ho tempo. Sto aspettando che mio nipote finisca la lezione di nuoto..."

"Nel corso con Stefano. Uno dei migliori istruttori della Palestra."

"Ma lei come fa a saperlo, mi scusi?"

"Nessun segreto, vede?"

Il ragazzo indicò sulla parete il tabellone con gli orari. A fianco alla riga del corso dalle 18.00 alle 19.00 c'era scritto: Stefano.

"Sul fatto che sia uno dei migliori, me la potrei cavare in due modi: o dire che sono in tre quindi per forza è uno dei tre migliori. Oppure fingere di conoscerlo. Ma non credo che serva più mentire, ora che ho ottenuto la sua attenzione. O sbaglio?"

"Lei non ha ottenuto un bel niente", rispose la donna, che però non riuscì a fare a meno di sorridergli.

"Non voglio rubarle altro tempo. Capisco che non sia né il momento né il luogo. Quando posso scambiare con lei due parole?, mi dica."

"Su che cosa?"

"Sulla proposta che le dicevo. Per suo nipote. Una proposta molto interessante."

"No, guardi..."

"Questione di un attimo, poi smetto di importunarla. Le sto proponendo la vendita della cosa che più di tutte oggi manca: il tempo. Non è vero, forse, che suo nipote passa migliaia di ore attaccato a un solo videogioco: Dark Angels Squad."

"E questo, come fa a saperlo? È per caso affisso anche questo nome da qualche parte?", chiese la donna sorridendo ironicamente.

Il ragazzo non volle svendere il minuscolo vantaggio che gli sembrava di aver guadagnato.

"Questa informazione, invece, non me ne voglia se per oggi non gliela posso dare. Sono anch'io d'accordo che non sia il posto giusto. Le lascio il mio biglietto da visita. Mi chiami quando vuole e fissiamo un appuntamento. Dove e quando le resterà più comodo. Mi basteranno dieci minuti del suo tempo."

Tre giorni dopo, la governante aprì la porta sul sorriso smagliante del venditore.

"La signora mi aspetta."

"Il signor Poltrinieri? La aspetta?"

"Certamente."

Venne fatto accomodare sul divano. Quando la signora arrivò, tuttavia, non sembrava così entusiasta dell'incontro. Sembrava presa da tutt'altre faccende, tanto da salutarlo con un:

"Ah, è lei. Me n'ero già dimenticata."

"Buongiorno signora. Splendida casa, davvero..."

"Guardi, abbia pazienza. È vero che mi sono impegnata ad ascoltarla ma è anche vero che di tempo ne ho davvero pochissimo. Per cui, se volesse essere così gentile da arrivare rapidamente al dunque, gliene sarei personalmente grata. Non è per cattiveria..."

Il ragazzo non si scompose. Sorrise persino di più:

"Benissimo. Neanche a me servivano preamboli. Come le dicevo: l'argomento è il tempo di suo nipote Gianluca."

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