La minima distanza dal colpevole

30 6 8
                                    

L'ispettrice Bjerken non era a suo agio quando guidava lungo strade troppo strette. La mezzeria bianca, quel segno perentorio in una carreggiata in cui poteva passare solo una macchina alla volta era una cosa che le dava sui nervi. Certo sapeva che bastava procedere lentamente che, a incrociare qualcuno, l'unica cosa che si rischiava era un po' di retromarcia. Ciò che la infastidiva era la fiducia tradita, quell'ostentare qualcosa che già in partenza si sapeva che non si sarebbe poi potuto mantenere. Perché due macchine insieme non ci potevano passare, con buona pace di tutta la vernice che potevano aver steso.

L'ispettrice sospirò. Se il commissario Jørgensen l'aveva invitata nella casa di campagna, a Sømarke, certo non poteva tirarsi indietro. Erano troppe le domande che non avrebbe avuto altro modo di fargli. Così si mise in macchina, avendo come unico compagno di viaggio una bottiglia di Riesling. Un presente per il commissario. Non era chiarissimo se la visita fosse di lavoro, dato che era pur sempre di un vecchio caso che dovevano parlare oppure se era informale, dato l'invito in campagna. A parte qualche telefonata, non si erano mai incontrati prima.

Il suo superiore l'aveva messa in guardia, qualche giorno prima:

"Non le servirà a nulla arrivare fin laggiù per parlare con lui."

"Perché? Non collaborerà?"

"Come? No, no: darà tutto l'aiuto possibile..."

Il vecchio poliziotto sembrava titubante.

"Lei non conosce Jørgensen. Non sa nulla di lui. Sarebbe potuto diventare molto importante in Polizia. Aveva davanti una bellissima carriera a cui, inspiegabilmente, ha voluto dare un calcio. Ha preferito rintanarsi in provincia. Togliersi dai giochi..."

"Ma è stato lui, di sua volontà?"

Il capo allargò le braccia. Per quanto incredibile, era proprio andata così.

"Nessuno se lo sa spiegare. Successe proprio a seguito del caso Fjellerup. Questo caso che adesso vogliamo di nuovo sbattergli sotto al naso..."

Per un attimo rimasero entrambi in silenzio. Poi l'uomo, come ricordandosi di un qualcosa rimasto ancora in sospeso:

"E un'altra cosa. Non ne parli, per cortesia, in questi termini. Non mi chieda se collaborerà. Certo che collaborerà! È un poliziotto, è stato un grande poliziotto. Ed è un suo superiore."

La ragazza si mise istintivamente sull'attenti. Fino a quando il suo capo, senza più guardarla negli occhi, le disse:

"Può andare. Non c'è altro."

In effetti le sue parole erano state sciocche. L'ispettrice Bjerken si sentì arrossire.

Quando spense l'auto, il commissario la stava aspettando di fronte alla porta di casa. Era un uomo alto, dal volto leggermente squadrato. I capelli rasati cortissimi. Un pizzetto piuttosto disordinato e gli occhi azzurri.

"Ha trovato subito la deviazione?"

"Sì. Senza problemi."

"Non è facile. Non è segnata bene e le mie indicazioni non sono sempre chiare. I miei amici me lo dicono sempre. O meglio: lo sono per alcuni mentre per altri non c'è stato verso. Sono dovuto andare loro incontro, altrimenti sarebbero ancora là a vagare..."

"Io ho messo l'indirizzo sul navigatore."

Jørgensen sulle prime non replicò. Poi cercò di scrollarsi di dosso l'impressione di essere vecchio:

"Ecco perché non ha avuto problemi con le mie indicazioni: non le ha proprio lette!"

"È che sono abituata, si schermì la ragazza."

ElementiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora