La fuga

22 4 4
                                    

Mi devono aver messo qualcosa dentro l'aranciata. Altrimenti non mi saprei spiegare per quale ragione ora mi senta la bocca impastata. Chiaro che non avrei dovuto bere nulla. Poco importa che fossi ancora sottosopra da quando mi avevano urlato di sdraiarmi faccia a terra e mi avevano spinto fuori dal Motel ammanettato dietro la schiena. Se c'è una cosa che il vecchio mi ha insegnato, è proprio di non perdere mai la concentrazione. Per nessuna ragione.

La fuga è finita. Non ho mai avuto dubbi su questo. Al limite mi chiedevo quanto saremmo potuti durare. Era il vecchio che non voleva sentire ragioni. A lui bastava vedere altra strada davanti a sé, avere sull'autoradio la sua musica di monaci ortodossi, di cori russi o che so io. E guidare. Non aveva bisogno di altro. Era triste quando ci dovevamo fermare per la benzina o per comprare da mangiare. Triste come un uccello migratore quando deve atterrare per riprendere fiato.

La parte spensierata del nostro viaggio, fatta di strani tragitti a zig zag, di musica a tutto volume, lunghe dormite sotto le coperte, sul sedile posteriore, perché il vecchio sembrasse da solo, finì il giorno in cui ci apparve davanti la ragazza.

In un attimo tutto era cambiato. E si era fatto più serio. A cominciare dall'autoradio che rimaneva silenziosa perché al vecchio non andava di sentire musica. Secondo me se ne vergognava di fronte agli estranei. Sarebbe stato come fare delle confidenze. E il vecchio non è tipo da far confidenze.

La ragazza l'abbiamo incontrata in una stazione di servizio, da qualche parte ai piedi delle montagne. È stata lei che ha fatto due passi, barcollando, verso di noi. Che si è fatta notare, come dice il vecchio quando mi sgrida. Altrimenti non l'avremmo nemmeno vista.

Sembrava messa male, stava in piedi a fatica. Ci ha chiesto, con la voce roca, se avevamo una sigaretta. Il vecchio all'inizio ha fatto finta di non sentire, le ha voltato le spalle e ha continuato a trafficare con la pompa della benzina. Ma lei non s'è mossa, insistendo come una mocciosa.

Quando siamo saliti tutti e tre in macchina, il vecchio l'ha scrutata da capo a piedi. Voleva capire bene che cosa si era portato in casa. A me sembrava che il volto sporco, le unghie spezzate e il rossetto carico lo tranquillizzassero. Ciò che lo preoccupava era piuttosto il fatto che Patty non puzzasse.

Appena se ne rese conto, sedendosi davanti insieme a lei, si fece pensieroso. Era persino incerto se mettere in moto. Per togliersi ogni dubbio la afferrò per il bavero della camicia, la tirò a sé senza cerimonie e le annusò un'ascella. Non sapeva di niente.

"E questo come lo spieghi?, chiese rivolto metà a lei e metà a me, come ammonimento. Come fai a voler passare per randagia e a essere così pulitina? Chi sei?"

"Sono Patty."

Nient'altro. A me sembrò un modo sciocco per prendere tempo. Ma, dal sedile di dietro, non dissi nulla. Non era il caso di immischiarmi. Tanto più che il vecchio sapeva cavarsela benissimo da solo:

"Ti ho chiesto chi cazzo sei?"

A quel punto Patty disse quella cosa che a raccontarla sembra falsa, sembra persino divertente. Invece, quel giorno, ci lasciò senza parole.

"Non lo so chi sono. Mi chiamo Patty. Non mi ricordo di niente."

"Non hai documenti?, chiese solo il vecchio."

"No."

"Sicura?"

Poi, siccome il ragazzo della pompa di benzina aveva cominciato a guardarci, accese il furgone e partì. Da come era teso capii che la cosa era solo rimandata.

"Chissà come sono adesso le montagne. Se è già venuta la prima neve. Non vi piacerebbe vederle?"

Persino a me venne da storcere il naso per quel che Patty stava blaterando. Ormai era solo questione di tempo prima di capire come il vecchio avrebbe risolto il problema. Ne fui certo quando mi accorsi che cambiava continuamente strada. Era ovvio che per lui la cosa sapeva troppo di imbroglio per proseguire lungo il percorso stabilito. Probabilmente li avevamo già addosso.

"Ma tu, quindi, non ti ricordi nulla? Zero?"

Il vecchio sorrideva. E la cosa mi preoccupava, dato che non sorrideva mai. Che cosa aveva in mente?

"Nulla. Mi ricordo come si fuma. Oh, certo: e anche altre cosucce."

Quest'ultima frase la disse lanciandomi una rapida occhiata. Come a dire: visto che c'è lui non posso dirti altro. Il vecchio era impassibile.

"E come campi?"

"Facendo un po' questo un po' quello."

"E ti pagano per fare un po' questo un po' quello?"

"Certo che mi pagano!"

"Allora anche di questo ti ricordi. Di farti pagare per quello che fai. E ti pagano bene?"

La ragazza guardò avanti per qualche secondo.

"A seconda."

Non aggiunse altro. Ed io, visto quanto era incapace di cavarsi fuori dai guai parlando, le fui grato che almeno tenesse la bocca chiusa.

La sera ci fermammo a un Motel. Là dentro le cose precipitarono. E fu per colpa di Patty, non del vecchio. Non ci avevano fatto tante storie per i documenti. Avevamo pagato per tre. Il resto non importava.

Appena entrati in camera, non lasciò nemmeno che Patty terminasse di guardarsi intorno. Le puntò subito la pistola alla tempia. Io scattai a tirare le tende, perché non si potesse vedere dentro.

Ma, a parte questo, non sapevo che cos'altro fare. Se stavo dalla parte del vecchio, per Patty non c'era speranza. Ma se stavo dalla parte di quella stupida ragazza, perché non ci si mette contro il vecchio se non si è abbastanza furbi, allora era per me che non c'erano speranze.

"Legala. Veloce."

Mentre prendevo la corda provai a dire:

"Ma non credo che Patty sia un pericolo... A me non sembra..."

Non era per lei che parlavo. In realtà ero deciso a legarla per bene. Se parlavo era solo per me stesso. Per sentirmi a posto. Per potermi dire che avevo fatto quello che avevo potuto. Tanto è vero che il vecchio non ebbe niente da dire per la mia uscita, lui che di solito non tollerava questo genere di chiacchiere.

Quando fu così ben legata da non poter muovere un muscolo, all'improvviso le venne da piangere. Se non vidi male se la fece anche addosso.

"Troppo tardi, ragazza. Patty o come ti chiami. Troppo tardi."

A quel punto la ragazza si spaventò. E sarebbe stata anche sul punto di parlare, di confessare ogni cosa. Persino il suo vero nome. Il vecchio lo capì al volo e le tappò subito la bocca. Le ficcò un fazzoletto fra i denti e glielo strinse con uno straccio in modo che non potesse fare molto più che respirare.

Io capii che lo faceva perché ora non era più tempo per parlare. Eravamo fregati. Quando il vecchio tirò fuori di tasca il coltello, vidi che puntava il collo della ragazza. Non credo che si sia fermato perché mi ero messo a piangere. Non lo so perché si sia fermato.

Patty ci guardava. E non capiva nulla di quello che facevamo. Io capii che, se solo avesse potuto, in quel momento il vecchio avrebbe ascoltato di nuovo la sua musica preferita. Quelle voci così profonde che erano ormai una delle ultime cose che riuscivano a toccargli il cuore. Un'altra ero io. Me ne accorsi da come mi guardava. Anche se non me l'aveva mai detto, a modo suo mi voleva bene.

Non furono gli agenti a liberarla. Gli agenti arrivarono quasi un'ora dopo. Ci sarebbe stato tutto il tempo di far fuori Patty. E me. E chiunque si fosse affacciato alla porta, se solo il vecchio avesse voluto. Invece si era seduto ai piedi del letto ad aspettare.

Quando sfondarono la porta era già notte. L'ultima cosa che vidi fu il vecchio che si metteva il dito sulle labbra per farmi segno di tacere. Sentivamo i loro passi sulla ghiaia del parcheggio. Li contava sulla punta delle dita. Quando arrivò a cinque camminate diverse perse il conto.

Abbattuta la porta, la camera si riempì in un attimo di agenti. Come se in meno di dieci non ce la potessero fare col vecchio e con me. Soltanto l'ultimo si preoccupò di slegare la ragazza. Vidi che, tolto il bavaglio, le mise in testa un berretto della squadra speciale. E che tirò fuori, da qualche parte, anche un giubbotto.

Davvero pensavano che il vecchio non l'avesse capito? Pensavano di essere stati più furbi di lui? Il vecchio è la persona più intelligente che conosca. Uno solo dei suoi sbagli vale mille ragioni di questi altri. Non lo capiranno mai che cosa voleva fare quando mi ha rapito.

ElementiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora