Un artista in vacanza

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"La ringrazio per averci accolto anche senza prenotazione. Mi ha proprio salvato la vita!"

L'albergatore cercò di minimizzare ma riuscì solo a grugnire qualcosa di incomprensibile. La donna insistette:

"Che prenotare anch'io lo preferirei. Se mai potessi farlo. Ma con un marito come il mio, mi creda, non è una passeggiata. E prenotare è proprio impossibile. Se dico «Andiamo», magari era il momento di rimanere. Se mi organizzo per rimanere, magari in Agosto in città con i bambini, ecco che invece mio marito è preso dall'ansia di partire. Che non è un'ansia come sono le nostre, che potrebbe sembrare persino un capriccio. No, è una cosa diversa. Persino difficile da descrivere per chi non l'abbia mai vista."

L'uomo la guardò un po' perplesso, tanto che lei, parte arrossendo, parte abbassando la voce, si trovò costretta a spiegare.

"Perché mio marito... è un artista. Non le dico il nome, tanto non è ancora conosciuto ai più."

Poi, abbassando pudicamente la voce:

"Perché così preferisce."

Il marito era rimasto lontano dalla reception, limitandosi a stare fuori dai sensori della porta automatica, in modo che non continuasse a riaprirsi. Si guardava intorno, incerto. Poi cercò gli occhi della moglie. Le fece un cenno. La donna chiese all'albergatore:

"Le spiace guardare un attimo i bambini? Giusto un attimo. Che tanto sono appena qui fuori. Sa?, mio marito mi ha appena chiamato..."

Quando lo raggiunse l'uomo disse poche parole. Poi tornò a guardare altrove, come a indicare che per lui la comunicazione era terminata. Alla moglie non rimase che rientrare in albergo a riprendere i bambini.

"Bene, disse all'albergatore. Se qui abbiamo finito, ora porto su in camera i bambini, mentre mio marito si rilassa un attimo in piscina. Avete per caso una convenzione con uno dei bagni qui di fronte?"

"Certamente. Il White Dragon, quello esattamente qui davanti."

"Ma ci sono ancora posti in ultima fila?"

"In ultima o in prima?"

"No, no, intendevo proprio in ultima. La prima fila, per noi, è troppo trafficata. L'ultima andrà benissimo."

"Direi di sì, vista la stagione. Ma è meglio che chieda direttamente al bagnino."

"Ecco, perfetto. Amalia, vieni qui! Non andare a disturbare papà!"

Troppo tardi. La bambina aveva già dato la scalata alle gambe paterne ed era stata presa in braccio. Il padre le stava mormorando qualcosa nell'orecchio. Qualcosa per cui entrambi ridevano, sottovoce. La bambina gli gettò poi le braccia al collo e appoggiò la testa contro il suo petto. Il fratello più piccolo cercò di raggiungerli, ma la madre lo bloccò sui suoi passi.

"Non andiamo a far cagnara, ora."

Poi, vedendo che era rimasto male, aggiunse:

"Papà non vuole più bene a lei che a te. La prossima volta toccherà a te essere preso in braccio."

Era una bella giornata di sole. Il temporale della sera prima aveva rinfrescato l'aria, che ora era tutto un profumare di resina di pino, di frutti di mare, di rosmarino. La donna passava per le vie del mercato, dove le negozianti, dopo un paio di settimane di villeggiatura, iniziavano a riconoscerla. Da qualche parte aveva scovato una bicicletta, con un sellino davanti e uno dietro, con cui portava a spasso i bambini mentre il marito lavorava.

"Ieri sera mio marito stava immaginando che, all'improvviso, suonasse alla nostra porta una donna tutta avvolta in un sari viola."

La frase era così perentoria che la gelataia si trovò costretta a dare una risposta.

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